Potenziamento del subappalto e ripristino dei licenziamenti collettivi: cosa accade in Italia?

Negli utimi due mesi si sarebbero creati 20 mila posti di lavoro , peccato che si tratti di rapporti precari e a tempo determinato. Nei mesi pandemici abbiamo perso 814 mila posti a conferma che il blocco dei licenziamenti collettivi non è servito a scongiurare l'emoraggia occupazionale.

Sono sufficienti questi dati per ribadire il nostro punto di vista

  • il blocco dei licenziamenti ha impedito uno tsunami sociale che avrebbe determinato situazioni di elevata conflittualità, si sono salvati i posti di lavoro sapendo che molti altri sarebbero andati comunque perduti come è avvenuto. I sindacati rappresentativi hanno rivendicato come loro successo una decisione dei Governi concordata con la Ue per garantire la pace sociale in vista dell'adozione dei vari Pnrr e dei prestiti del Recovery. E con l'arrivo dei piani arriva inesorabile il ritorno alla libertà di licenziamento raccontando la storiella che la ripresa dell'economia garantirà comunque nuova occupazione. 
  • Non una parola viene spesa sui processi di ristrutturazione che porteranno alcune aziende ad uscire dal mercato chiudendo i battenti e licenziando la forza lavoro. Non esiste alcun progetto credibile di riconversione industriale.
  • non è stato rinnovato il divieto dei licenziamenti collettivi perchè la Ue ha chiesto di porre fine ad ogni vincolo per le associazioni datoriali
  • sempre le associazioni padronali hanno imposto il rafforzamento del subappalto che arriva al 50%. E' vero che la richiesta della Ue era quella di porre fine ad ogni limite ma già la misura del 50% porterà ad appalti al ribasso affermando un sistema costruito sull'abbassamento del costo del lavoro senza tutele collettive ed individuali
  • si sono costruite le basi per la sostanziale riscrittura del codice degli appalti secondo i desiderata delle imprese
  • se viene  parzialmente sospeso il danno erariale per i funzionari e i dirigenti pubblici resta il ruolo della Magistratura contabile come costante minaccia a tutela del contenimento del debito. E al contempo in numerosi Enti pubblici ed aziende private vengono approvati codici di comportamento miranti a far pagare ai lavoratori eventuali danni di immagine (per non parlare dei licenziamenti per il venir meno dell'obbligo di fedeltà) per avere criticato l'operato di Enti e aziende.
  • non si dice una parola sulle contropartite imposte dalla Ue per i soldi a fondo perduto e i prestiti del Recovery, silenzio assoluto sulle riforme strutturali che investiranno welfare, politiche attive del lavoro, fisco e legislazione in materia di lavoro
  • si va rafforzando una pratica di governance che potrebbe alla occorrenza risultare utile per le riforme costituzionali invocate da settori padronali e politici. Al contempo qualcuno ipotizza, passata l'emergenza pandemica, la realizzazione dell'autonomia differenziata determinando fortissime disuguaglianze tra Regioni ed aree del paese.
  • si costruiscono le basi di uno stato penale che colpisce duramente le avanguardie sindacali e politiche, dopo anni nei quali abbiamo sperimentato la proliferazione di cooperative spurie e o fittizie, in tanti appalti  e contesti lavorativi torniamo a sistemi di sfruttamento\repressione ottocenteschi (vedere ad esempio le droghe somministrate agli operai agricoli per superare fame, stanchezza e sete e farli lavorare 12 ore al giorno) e di intervento ai cancelli della logistica di squadracce pagate per cacciare via i presidi operai

 Ci sembra evidente che questa realtà venga taciuta oggi dai media, per relegare alle cronache locali fatti gravissimi e di rilevanza nazionale, e dagli stessi sindacati rappresentativi desiderosi di concertare con il Governo il welfare aziendale, sottovalutata perfino da settori un tempo conflittuali ma ormai incapaci di leggere le dinamiche reali. 

Il ripristino dei licenziamenti collettivi, il potenziamento del subappalto, la governance nella gestione del Pnrr rappresentano elementi incontrovertibili dell'attacco sferrato alle condizioni di vita dei lavoratori e delle lavoratrici. E con questo stato di cose occorre fare i conti.

 

 
 

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