Il ministro del merito e dell'anticomunismo


La lettera che il Ministro dell’Istruzione e Merito ha spedito agli studenti per la data del 9 novembre, ricordo dell’abbattimento del muro di Berlino, che naturalmente non cadde da solo, ha sollevato una marea di discussioni. Da destra e da sinistra (quella che dice di sé di essere tale) si sono levati plausi e condanne per la stessa. Ma vediamola in concreto. Il primo capoverso ci dice che l’abbattimento del muro ha segnato la fine del comunismo in Europa come ”espulsione dal vecchio Continente”.

Tale espulsione in effetti avvenne dopo qualche anno, almeno il 1991. In ogni caso non sottilizziamo. Secondo capoverso: il ministro ci mette a disposizione una sua analisi. Il comunismo è stato “uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo…minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un errore…”. Fin qui tutto bene, anzi per lui, uomo di destra, che ha veleggiato tra Gianfranco Fini e la Lega, una dichiarazione sorprendente.​ Ancora: “nasce come una grande utopia …sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità…paradiso in terra” Ancora meglio, ma attenzione è proprio questa definizione “utopica” che gli permette il seguito. Ecco che poi, preso il potere “…l’incubo…annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà e morte.” Tutto pur di rovesciare l’utopia prima citata. “…tiranni spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte…” si possano avere.

Qui sembra di vedere lontano, in controluce, Orwell e Trotskij, ma forse sembra solo a me. Il ministro cita, per questo passaggio, Blaise Pascal (1623-1662) (?)

Quindi trattando il comunismo come una fiaba nera, scura e tragica si arriva a definirlo una volta per sempre: è partito bene, almeno sul piano utopico, ha prodotto male, malissimo e perciò il risultato finale e la conseguente espulsione dallo scenario europeo, visto che in Cina c’è ancora un partito che si richiama ad esso. Ma pensiamo che Valditara sia fiducioso anche per quel Paese, per la sua evoluzione verso la “nostra socialdemocrazia”. Così come dice nel passaggio successivo. Liberaldemocrazia che dovrebbe vaccinarci verso le nefaste “aggressive nostalgie dell’impero sovietico”.

Quindi la lettera si chiude con un panegirico per la “nostra liberaldemocrazia” su temi come giustizia, libertà, verità.

Le dimenticanze nella lettera sono molte - altri regimi totalitari, l’azione dei comunisti italiani per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo della Seconda guerra mondiale, contemporaneo giorno del ricordo della notte dei cristalli in Germania, quindi un altro anniversario importante che interessa però altri totalitarismi, si potrebbe dire esenti da un liberaldemocratico ecc. ecc.

Ma credo che, stando a leggere bene ed a osservare la carriera di Valditara, noi dovremmo dire all’opposto che di dimenticanze non ve ne sono. Un ministro di destra, ricordavo sopra, tra la Lega e Alleanza nazionale, che altro poteva dire? Se non ripetere la lezione della destra che tende naturalmente a lordare il comunismo, unico pensiero, ben piantato sulle gambe di comunisti reali, che lo ha avversato con decisione. Ma è proprio il riferimento all’utopia che ci dimostra tutta l’arguzia del ministro. Il comunismo non è stata un’utopia. Nella lezione del Marx ed Engels, anzi l’utopia è stata profondamente espulsa. E basterebbe rileggersi le Tesi su Feuerbach di Marx per capirlo veramente. Engels le ha pubblicate per primo, dopo la morte dell’amico e lo ha detto chiaramente: “Sono appunti per un lavoro ulteriore, buttati giù di fretta, non destinati in nessun modo alla pubblicazione, ma d’un valore inestimabile come il primo documento in cui è deposto il germe geniale della nuova concezione del mondo.” (Prefazione di Friedrich Engels a Ludwig Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca, dello stesso Engels. Le Tesi di Marx sono pubblicate in appendice al libro, 21 febbraio 1888) Nelle Tesi Marx si sforza di dimostrare che nessun passaggio che concerne il pensiero umano è appunto “utopia” o se vogliamo “pura teoria, pura astrazione”. Ecco perché mettere il comunismo a livello utopico ci fa capire che possiamo scegliere fra due strade: a) Valditara non lo ha capito e perciò taglia grosso; b) Valditara lo sa bene ma scambiando i piani della teoria marxista con la prassi corrispondente li vuole portare verso il livello favolistico che vede perciò intervenire uno scenario tragico, dirompente: la partenza positiva e trasformare così il buon inizio in un pessimo seguito. La strega cattiva del pensiero utopico comunista si rivela per quello che è, una tragedia annunciata. Pare di leggere appunto di Biancaneve e della strega cattiva. Perciò tragedie, continue: morti, fame e violenze. Ed il finale è assicurato: ci salverà la “nostra liberaldemocrazia”.

Qui è più difficile fraintendersi. Se prendiamo gli USA come campioni di questo pensiero possiamo solo dimenticare tutti i disastri cui ci ha abituati? Evitiamo anche un piccolo elenco, citiamo solo l’Afghanistan, tanto per esemplificare. Vent’anni di interventismo militare.

Quindi nessuna meraviglia che un ministro di destra faccia il ministro di destra. È sbagliato cercare di cogliere lo stesso con le mani nella marmellata ricordandogli che quel girono è anche il giorno ecc. ecc., che i comunisti sono stati anche bravi ecc. ecc., che hanno dimenticato, lui ed il suo capo, altri momenti, altri anniversari, a loro tanto cari ecc. ecc.

Dobbiamo cambiare tutti impostazione: diventare realisti ed agire di conseguenza. E dato che è venuto di moda citare in modo anacronistico, forse sarebbe il caso di andarsi a rileggere Nicolò Machiavelli (1469-1527): il senso pieno del politico.

Tiziano Tussi​ ​ ​

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