Aumenti salariali nella Pubblica amministrazione? Sì ma inferiori alle reali necessità e ci faranno perdere ulteriore potere di acquisto
Si annunciano incrementi stipendiali del 6% quando il costo della vita è cresciuto di due punti in più.
Risorse quindi insufficienti con le quali perderemo ulteriore potere di acquisto salariale. Se il Ministro Zangrillo esulta parlando di «scelta estremamente coraggiosa», noi siamo certi che altre scelte sarebbero stati possibili e doverose per un Pubblico Impiego che per 9 anni ha avuto il blocco dei salari e della contrattazione perdendo potere di acquisto a tutto campo, dallo stipendio di base al salario accessorio.
Consideriamo poi che gli Enti locali dovranno auto finanziarsi questi aumenti senza che lo Stato abbia nel frattempo proceduto a restituire quei soldi non erogati negli anni passati.
Il nuovo contratto arriverà con due anni di ritardo e la miseria della indennità contrattuale erogata nel frattempo concorrerà alla cifra stanziata.
Altra beffa per i dipendenti di Regioni ed enti locali il mancato super-anticipo di dicembre previsto solo per gli Statali.
Ancora una volta gli oltre 600 mila dipendenti degli Enti locali saranno il fanalino di coda nelle retribuzioni pubbliche.
Vergognosa la posizione della Cisl che attraverso il segretario confederale Ignazio Ganga dice di «apprezzare lo stanziamento che potrà consentire l’avvio del negoziato per i contratti 2022/24»
Non una parola viene poi spesa sulla vergognosa erogazione del TFS a rate.
Per i contratti di oltre 3 milioni e duecento mila dipendenti pubblici il Governo se la cava con circa 10 miliardi mentre aumentano esponenzialmente le spese militari e gli sgravi a favore delle imprese.
La cifra stanziata è quindi un terzo di quella necessaria per recuperare in parte il potere di acquisto perduto .
Non si dice che diminuendo indistintamente le tasse sul lavoro mancheranno soldi in futuro all'Inps e abbattere le tassazioni per gli autonomi avrà un costo che si ripercuoterà sul welfare e anche sui salari pubblici.
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