La cartina del Nuovo Medio Oriento
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu settimane or sono, celebrando il cinquantesimo anniversario della guerra del 1973 e nel corso di un intervento alle Nazioni Unite ha rilasciato dichiarazioni che meriterebbero di essere analizzate anche dal giornalismo che in questi giorni, senza se e senza ma, assume una posizione unilaterale, e a nostro avviso faziosa, sul conflitto in corso.
Da mesi la diplomazia israeliana è al lavoro per concludere accordi con i paesi del Golfo, accordi commerciali e anche militari con la tecnologia di ultima generazione a farla da padrona, l'idea era quella di costruire un nuovo equilibrio nell'area mediterranea senza i palestinesi, senza soluzione politica e senza riconoscimento del legittimo diritto alla terra per i palestinesi stessi.
Netanyahu ha presentato una mappa del “Nuovo Medio Oriente” nella quale lo Stato di Israele si estende dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo ma dello Stato palestinese non c'è traccia alcuna. E' forse definibile come democratica e pacifica questa proiezione democratica che nega il diritto alla terra e a una entità statale per il popolo palestinese?
Gli Accordi di Abramo firmati con il Bahrein e gli Emirati Arabi Uniti, epoi allargati a Sudan e Marocco vanno nella direzione di negare ogni entià statale palestinese alimentando nei fatti una guerra infinita.
La domanda alla quale tutti\e dovremmo rispondere è se sia possibile una pace che nega il diritto alla autodeterminazione del popolo palestinese. La risposta della diplomazia israeliana è eloquente e viene avversata sempre in Israele da quanti ritengono nefaste le politiche governative. Da tempo ormai in molti paesi dell'area medio orientale il sostegno alla causa palestinese si scontra con la crisi economica, nella crisi perfino gli aiuti umanitari, i campi profughi diventano fonte di spesa insostenibile.
Già una ventina di anni or sono, l'allora Primo ministro Ariel Sharon escludeva dall’agenda politica la costruzione di uno stato palestinese, in piena continuità con questi intenti si muove anche l'attuale Governo di Israele. Escludendo ogni soluzione politica per i palestinesi anche la Ue si è limitata a inviare pacchetti di aiuto umanitari decidendo di non ostacolare a livello diplomatico questo piano strategico. Alcuni paesi del Golfo come il Qatar hanno a loro volta deciso di finanziare non l'autorità palestinese ma Hamas che a sua volta ha investito in progetti sociali, scuole ed ospedali parte delle risorse ricevute. Siamo allora sicuri che la Ue abbia fatto il possibile per trovare una soluzione alle istanze storiche palestinesi? Ovviamente anche l'ANP non ha mostrato di essere all'altezza della situazione divenendo nel tempo una entità lontana dai problemi reali che affliggono la comunità palestinese.
Questi fatti non sono sconosciuti al giornalismo occidentale a cui fa comodo ricostruire la storia recente con la consueta parzialità che poi avalla le scelte politiche degli Usa.
Il potenziamento della barriera di Gaza non ha impedito, come il governo israeliano asseriva, attacchi militari ma ha solo messo in ginocchio l'economia palestinese drammatizzando una condizione di vita già allo stremo e nei fatti per isolare Gaza dalla Giudea e dalla Samaria.
Ci sono ben 2 milioni di palestinesi imprigionati a Gaza, senza acqua, senza luce e senza gas, la catastrofe umanitaria è alle porte dopo immani stragi di civili.
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