Le voci dei bambini di Gaza

 

Perché e per chi questo libro ?

a cura di   Enrico Vigna 


Le voci dei bambini di Gaza. Attraverso i loro disegni.    Ediz. Punto Rosso


Questo libro è parte di un impegno di solidarietà che SOS Palestina/CIVG, “La compagnia Luigi Cecchetti” con l’Associazione “Fonti di pace” presente a Gaza, che, grazie al lavoro e impegno di Giuditta Brattini, volontaria a Gaza e responsabile del Progetto, insieme all’Associazione Social Media Club Palestine di Gaza, ha progettato, per sostenere i bambini gazawi, travolti dagli eventi del conflitto che dura da 76 anni, ma che dallo scorso ottobre ha assunto i caratteri di un genocidio, come indicato in questi giorni dalla Corte Internazionale dell’Aja.

Nella Striscia di Gaza, ad oggi si contano oltre 42.000 palestinesi, in grande maggioranza bambini e donne, una contabilità dell’orrore e della barbarie, con altre decine di migliaia di feriti, mutilati e centinaia di migliaia di profughi e senza casa..

Una guerra criminale che, come tutte le guerre, ha nei bambini le vittime innocenti e più indifesi. Bambine e bambini uccisi, feriti, mutilati, violentati psicologicamente dagli eventi che vivono intorno a loro, nelle loro famiglie, nelle loro case spesso distrutte.

Rifacendoci eticamente all'articolo 9 della Convenzione Internazionale sui Diritti dei bambini delle Nazioni Unite, dove si sancisce che: "…sono i bambini, in ogni situazione, coloro ai quali vanno rivolti primariamente, protezione e soccorso…", come SOS Palestina e con i vari gruppi di lavoro per la solidarietà concreta, parte del lavoro del CIVG,  che da 25 anni operano su vari fronti di guerre, SOS Yugoslavia, SOS Kosovo Metohija, SOS Donbass, SOS UcrainaResistente, SOS Siria, SOS Cuba, SOS Afghanistan, in questo frangente storico di barbarie criminali, abbiamo ritenuto di cercare di fare la nostra piccola parte di solidarietà concreta, di informazione, come atti, come sempre, per la giustizia e la verità.

Grazie al lavoro ed alla tenacia dei volontari del Social Media Club Palestine di Gaza, in particolare di Maisa Masry, eccezionale donna e madre palestinese, indomita volontaria per il suo popolo, è emersa questa proposta di progettualità, e, come sempre, la scelta dei Progetti, per noi hanno assoluta priorità, quelli che ci vengono indicati da chi vive dentro le tragiche realtà e non abbandonano il campo.

Come indicato nel Progetto, nelle pagine seguenti, per sostenere in modo concreto e preciso, quelle che sono le necessità da loro individuate e indicateci, la raccolta fondi è fondamentale.

Per l'esperienza che alcuni di noi, che in questi 25 anni abbiamo verificato nei vari fronti di guerra,

abbiamo pensato ad un libro come atto concreto. Un libro realizzato con disegni e parole dei bambini di là, scevro da ideologie e interessi, ma con messaggi che vengono dai loro cuori e dalle loro anime "puliti", che trasmettono emozioni, sensazioni, sentimenti, paure ma anche speranza e piccole normalità negategli.

Un libro che ovviamente è anche espressione e testimonianza di quale è la loro materiale condizione quotidiana di vita, di vittime incolpevoli, che denuncia le colpe e le atrocità compiute verso e su di loro, sulle loro famiglie e cari. Un libro che parli ai nostri cuori, ma anche alle coscienze di cittadini, quindi un libro che possa essere non solo uno strumento concreto di raccolta fondi, ma anche un forte  strumento di informazione e denuncia, verso chi, in questi tempi di inaridimenti, indifferenza, individualismi, mantiene ancora una sensibilità, una coscienza etica, almeno un sentimento di rifiuto della guerra e di scelta per la pace, come beni primari dell'umanità, al di là di valutazioni, partiti, fedi o differenze.

I disegni, le parole, le emozioni che ci vengono donati da questi bambini di Gaza, nelle brevi testimonianze di madri e donne gazawi, riportate nel libro si può capire la realtà che stanno vivendo i bambini lì. La loro realtà ed i loro messaggi fanno parte di quella parte di un mondo di bambini "sventurati", di bambini vittime di interessi, di politiche criminali, utilizzate dai gendarmi del mondo, usi a calpestare popoli e paesi senza ritegno. Idealmente e spiritualmente questi bambini sono legati alle tragedie di altri bambini "sventurati", in altri luoghi, anch'essi vittime innocenti: dalla Siria alla Libia, dal Donbass al Kosovo, dallo Yemen ai Saharawi, e la lista potrebbe continuare…Un filo invisibile ma riconoscibile, unisce un disegno, una lettera, una frase di questi bambini "sventurati", ed è quello dell'angosciante ricerca della serenità perduta, di un senso di pace, del ritorno alla loro normalità di vita quotidiana, profondamente violati. In nessuna di queste pagine c'è l'aspirazione a qualcosa di superfluo, di qualcosa da "consumare", essi hanno nel cuore qualcosa di più "alto", di più "profondo", di più "morale", è un semplice e universale bisogno di "vita".

C'è tristezza, c'è dolore, c'è angoscia, c'è terribile sofferenza in queste pagine, in questi disegni, in queste righe, nei loro occhi se li vedessimo, ma quasi mai c'è odio. Nonostante tutto, nonostante i criminali esecutori di questa guerra. In essi, come dovrebbe essere in ogni bambino, in fondo al loro cuore, in qualche remoto angolo della loro anima, continua a vivere o sopravvivere indomita la speranza in un tempo e in un mondo più giusto e migliore di questo. Ed è questo che ci insegnano, che ci donano, un fortissimo e dolcissimo messaggio di ottimismo per il futuro, nonostante tutto.

Aiutiamoli a non lasciar spegnere questo barlume di umanità, ne va del futuro di tutti, anche dei nostri figli e…anche del nostro.

Essi ci dicono: "fermare la guerra, le guerre. CESSARE IL FUOCO" e questa deve essere la nostra responsabilità, un nostro impegno e dovere etico, morale e di coscienza, di uomini e donne, di madri, di padri, di cittadini.

 Se non ci riusciremo o peggio, se restiamo indifferenti, se non siamo capaci di riconoscere in ciascuno di questi bambini "sventurati", un volto di un nostro figlio, nipote, di un piccolo vicino di casa…se non saremo capaci di impedire la rovinosa china della guerra che sta dilagando nel mondo e intorno a noi, essa ci travolgerà tutti e allora sì che potrà essere anche il volto di un nostro figlio o nipote,  a lacrimare di disperazione.

Scriveva dieci anni fa un nostro bambino del Donbass:

"….quando mi metto a dormire sogno la pace e la libertà. Sogno i miei compagni di scuola e di gioco che mi hanno lasciato  e se ne sono andati via, alcuni per sempre, dalle loro case e ai loro focolari. Non mi hanno lasciato perché lo volevano, ma perché hanno dovuto. Sogno che con l'arrivo della primavera vengono anche i miei amici e che con loro torno a giocare, vado in bicicletta e tante altre cose. Ad ogni rondine che vedo sui pali della luce penso che essa sia un mio amico che se n'è andato e che mi ha mandato la rondine per vedermi e salutarmi. Sogno che mi trovo in una bellissima terra dove siamo tutti assieme, ci vogliamo bene e ci facciamo compagnia, e che non si sente neanche uno sparo o un pianto, ma che siamo tutti allegri e tutti felici.

Quando mi stanco di questo sogno e comincio a riflettere, allora torno alla realtà e penso a cosa succederà domani…".

Questo Progetto non può certo essere la soluzione ad alcuno dei loro gravissimi problemi, non potrà vincere il loro freddo, le loro malattie, le loro paure, i loro incubi, le loro ferite, le loro indulgenze e le loro tristezze interiori. Ma di una cosa siamo certi: li aiuteranno a coltivare la speranza, a non sentirsi terribilmente soli, a sorridere anche solo per un momento al pensiero che, in un altro paese, bambini e bambine, uomini e donne, pur senza conoscerli direttamente gli hanno teso una mano con un sorriso di solidarietà, coetanei e adulti che seppur lontani gli sono andati incontro su un "ponte" ipotetico, dove potranno conoscersi e abbracciarsi idealmente, come si fa tra piccoli grandi amici. E, come possono fare solo quegli animi e coscienze dove non regnano l'odio e l'arroganza. Ecco che allora questo libro avrà avuto un senso, un valore non effimero e duraturo. Perché gettare piccoli "ponti" di solidarietà è il senso del nostro modesto ma caparbio lavoro come associazioni, oltrechè essere voce di chi non ha più voce...

 

Sappiamo che c'è un tempo della fine, ma sappiamo anche che c'è un tempo della speranza, la speranza come lotta per la vita…senza fine.

 

Enrico Vigna per SOS Palestina/CIVG e “La Compagnia Luigi Cecchetti”   - gennaio 2025

 

Questo libro è dedicato a ogni bambina e bambino palestinese, assassinati  in quella terra martoriata, da bombe criminali, utilizzate da criminali pagati e usati da criminali in doppiopetto.

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