La Liberazione dall'orrore nazifascista
La Liberazione dall'orrore nazifascista
La Liberazione di Mauthausen
di Laura Tussi
Il 5 maggio 1945 è una data importante perché ha messo
fine alla terrificante e diabolica esistenza del campo di concentramento e
sterminio di Mauthausen.
Un campo di concentramento strutturato in molteplici sottocampi. Come
precisa Fabrizio Cracolici, attivista di pace e ricercatore storico e
videomaker, da sempre attivo nella ricerca e nella valorizzazione della memoria
e nella indagine storica contemporanea: "I sottocampi di Mauthausen erano
moltissimi da Gusen a Ebensee, da Grein a al Castello di Hartheim, da Linz a
Melk dove fu imprigionato lo stesso Shlomo Venezia".
Mauthausen era un Lager adibito fondamentalmente alla deportazione di tutti
gli oppositori politici al regime nazifascista che nel suo sistema considerava
l’essere umano uno stucke cioè
un pezzo, un oggetto da sfruttare fino all’esaurimento della propria forza e
linfa vitale. Il fenomeno concentrazionario è stato un vero e proprio cortocircuito
tra l’essere o non essere umani. Tutto avveniva in una modalità
disumanizzante: un uomo veniva reso e trasformato in un oggetto senza capacità
di opporsi. Chi ha vissuto la deportazione in realtà ha strutturato metodi
di resistenza e di resilienza tali da resistere ad un orrore inenarrabile che
va aldilà di ogni immaginazione umana.
Già l’arresto e il famoso Transport, ossia il viaggio verso il Lager,
il trasporto verso la morte o viaggio della morte, rappresentava per il
deportato un’esperienza estremamente traumatica e indescrivibile. Il peggio
arrivava dopo. Scesi dal treno donne, vecchi e bambini venivano divisi,
separati nei loro legami e portati in blocchi, strutture del Lager differenti,
a seconda dell’uso che gli aguzzini volevano fare dei deportati, passando per
cancelli che solitamente apportavano la scritta "il lavoro rende liberi",
tradotto in tedesco Arbeit Macht Frei. Solitamente i bambini sotto i 14 anni venivano inviati direttamente nelle camere a gas.
Le donne venivano sfruttate, rinchiuse e si vedevano costrette a lavori
umilianti e degradanti e estenuanti. Agli uomini venivano assegnati i lavori
fisicamente più duri. Il dramma del Lager partiva quando una volta entrati,
ogni persona veniva spogliata e privata di ogni avere. Ad ognuno di loro veniva
assegnato un numero progressivo e un triangolo di colore diverso, in base alla
ragione d’arresto con all’interno la sigla della nazione di provenienza. Nel
caso specifico di Mauthausen, un campo di concentramento fondamentalmente per
dissidenti politici, veniva assegnato il triangolo rosso con all’interno la
sigla IT per gli italiani. I deportati venivano condotti poi alle baracche e,
quando andava bene, con una tuta chiamata zebrata e un paio di zoccoletti di
legno. Questi erano gli unici oggetti consegnati ai deportati.
Gli orrori e gli abusi più efferati sono avvenuti proprio sia nelle
baracche che nei luoghi di lavoro coatto. Ad esempio, portare grandi massi
lungo scale impervie. E Mauthausen ne aveva una molto particolare e dura e
impervia con 186 gradini e chiamata "La scala della morte"; questo
lavoro coatto, che toglieva ogni forma di dignità al deportato, era una pratica
comune. Pur di sfinire e umiliare, queste persone spesso venivano costrette
dagli aguzzini a portare massi di grandi pietre da una parte all’altra del
campo per vedersi costretti poi a riportarli al loro posto. Queste erano
pratiche per annientare la volontà e la dignità delle persone.
E ora torniamo al concetto di Liberazione. Il 5 maggio 1945 il campo
di concentramento di Mauthausen viene liberato e queste persone, i deportati,
quelli sopravvissuti hanno potuto raccontare al mondo quello che hanno vissuto:
la loro tragica e inconcepibile realtà. Qui è l’importanza del valore
della Testimonianza. Chi ha provato tali aberrazioni ha creato in sé la
capacità di indignarsi e di opporsi ad ogni ingiustizia. Testi
fondamentali sono stati scritti da ex deportati nei campi di concentramento e
sterminio nazifascisti. Ricordiamo Primo Levi e anche Vincenzo Papalettera con
il suo celebre libro "Tu passerai per il camino" e "Vita e morte
a Mauthausen". Persone che hanno speso la loro esistenza per raccontare e
testimoniare questi avvenimenti e per costruire una Pedagogia della Memoria e
della Resistenza per e stimolare la capacità dei giovani all'indignazione
e opposizione all’orrore, alla guerra e all’ingiustizia.
Perché oggi è importante che nel mondo della scuola si sviluppi la
consapevolezza e la conoscenza di ciò che è avvenuto in un periodo storico non
troppo lontano da noi? I deportati oramai ci stanno lasciando, per ovvie
ragioni anagrafiche e biologiche, ma le loro testimonianze, il loro impegno e
la loro volontà di trasmettere conoscenza e valori stimola e sprona tutti noi a
riflettere su ciò che è stato, affinché non si ripeta mai più nella
Storia. Questo sta veramente avvenendo? Assistiamo a scene atroci di
orrore in Libia, dove persone vengono concentrate e imprigionate in luoghi di
detenzione senza la benché minima garanzia e tutela di sicurezza, di salute e sopravvivenza
e l’Europa e il mondo opulento e i poteri forti e la macchina della guerra
mondiale permettono tutto ciò.
Ecco perché è importante la Pedagogia della Memoria e della Resistenza.
Perché sembra proprio che l’uomo non sia in grado di imparare dalla Storia, non
sia in grado di cambiare i suoi stili di vita e il metodo di
imposizione delle proprie egoistiche necessità a discapito di persone che
invece vengono sfruttate e umiliate: gli ultimi della terra.
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