Forum dei ricchi contro le proteste dei cittadini
Davos ribadisce la sua retorica globalizzante
Forum dei ricchi contro le proteste dei
cittadini
Richiesta di tasse speciali per i
miliardari
Sergio Ferrari, da Berna, Svizzera
Edizione italiana a cura del Gruppo Insegnanti di
Geografia Autorganizzati
Il Forum economico di
Davos si è aperto lunedì 20 gennaio quasi in contemporanea con l'insediamento
di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti a Washington. I 6.700
chilometri che separano la capitale statunitense dalla città svizzera hanno
segnato anche le differenze concettuali tra il progetto protezionistico del
nuovo presidente americano - esposto nel suo discorso inaugurale alla Casa
Bianca - e l'impegno del Forum di Davos per il libero mercato e la
globalizzazione.
Nonostante la distanza
chilometrica e le sfumature che differenziano le due visioni - tematiche di un
modello egemonico che condividono - Trump è stato uno dei riferimenti di questa
edizione del Forum. Giovedì 23 è diventato la grande star del conclave con un
discorso in collegamento web in cui ha ribadito le linee principali del suo
pensiero egemonico “America First”, già anticipato in campagna
elettorale e alla cerimonia di insediamento. Ha ribadito la sua decisione di
imporre nuove e più alte tariffe sui beni importati che entrano negli Stati
Uniti e ha invitato le aziende non statunitensi a insediarsi nel Paese.
Davos 2025
La 55a edizione del
World Economic Forum (WEF), svoltasi tra il 20 e il 24 gennaio, ha riunito più
di 2.500 rappresentanti dei settori economico, politico, scientifico e
culturale provenienti da 130 Paesi. Oltre a circa 60 capi di Stato e di governo[1].
La presenza politica
dell'America Latina è stata relativamente scarsa. L'argentino Javier Milei, la
sua collega peruviana Dina Boluarte e José Raúl Mulino di Panama sono stati
presenti in vari dibattiti o con discorsi pubblici a livello presidenziale. Anche
Ilan Goldfajn, capo della Banca Interamericana di Sviluppo, così come ministri
di altri Paesi, tra cui Maisa Rojas Corradi e Alberto van Klaveren del Cile,
Alicia Bárcena e Marcelo Ebrard del Messico e Víctor Bisonó Haza della
Repubblica Dominicana[2].
Dall'Europa, hanno
partecipato Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, il
Cancelliere tedesco Olaf Scholz e il suo omologo spagnolo Pedro Sánchez,
Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, i Primi Ministri di Belgio,
Irlanda, Paesi Bassi e Svezia e i Presidenti di Polonia, Serbia e Ucraina.
Intelligenza artificiale
“La collaborazione per
l'era intelligente” è stato il tema centrale di Davos. Secondo Klaus Schwab,
direttore dell'evento, “le tecnologie convergenti stanno rapidamente
trasformando il mondo, spingendoci verso un punto di svolta” e segnando “un'era
che va ben oltre la tecnologia .... è una rivoluzione sociale, che ha il potere
di elevare l'umanità, o addirittura di fratturarla”.
Da qui le grandi
domande che hanno attraversato l'evento: come garantire la collaborazione in
un'era di tecnologie convergenti e di iperintelligenza; come evitare la
frammentazione e costruire un futuro più intelligente; come l'innovazione può
affrontare crisi come il cambiamento climatico e l'uso improprio della
tecnologia; l'azione collettiva e la leadership responsabile favoriranno
l'uguaglianza, la sostenibilità e la collaborazione o approfondiranno le
divisioni esistenti?
In questo contesto, conferenze, panel e dibattiti si
sono concentrati su cinque aree tematiche: Reimmaginare la crescita per
costruire economie più forti e resilienti;
Industrie nell'era intelligente, ovvero come i leader
delle imprese capitalistiche possono trovare un equilibrio tra obiettivi a
breve termine e imperativi a lungo termine nella trasformazione delle loro
industrie;
Investire nelle persone, il che significa tenere conto dei cambiamenti
geoeconomici, della transizione ecologica e dei progressi tecnologici. Tutti
questi fattori influiscono su tutto, dall'occupazione alla distribuzione della
ricchezza, all'assistenza sanitaria, all'istruzione e ai servizi pubblici. E
questo solleva un'ulteriore domanda: come possono il settore pubblico e quello
privato investire nello sviluppo del capitale umano e in posti di lavoro di
qualità che contribuiscano allo sviluppo di una società moderna e resiliente?
Gli altri due blocchi tematici sono stati Salvaguardia del pianeta e
Ricostruzione della fiducia. Tutto questo, secondo Davos, “in un mondo
sempre più complesso e mutevole, [dove] le divisioni sociali si sono
approfondite, la geopolitica è multipolare e le politiche stanno virando verso
il protezionismo, che ostacola sia il commercio che gli investimenti”[3]..
Proteste nonostante la militarizzazione
Come ogni anno in
questo periodo, la città alpina di Davos, a 1.560 metri sul livello del mare e
quindi la più alta d'Europa, è stata trasformata in una fortezza murata. Gli
organizzatori hanno stanziato circa 10 milioni di dollari per la sicurezza,
cifra che non comprende i costi aggiuntivi della grande mobilitazione di oltre
4.000 uomini dell'esercito per rafforzare lo schema difensivo, compreso il
controllo speciale dello spazio aereo per tutta la settimana. Spese formidabili
pagate direttamente dal bilancio militare annuale della Confederazione, come
negli anni precedenti (circa 26 milioni di dollari nel 2023 e quasi 30 milioni
nel 2024), con cifre simili per il Forum 2025.
Questo elaborato
schema di sicurezza non ha tuttavia impedito le proteste dei cittadini in varie
parti della Svizzera a partire dal fine settimana precedente l'inizio del
Forum. Sabato 18 gennaio, una manifestazione di diverse centinaia di persone,
per lo più giovani, è scesa in piazza nella capitale Berna per protestare
contro l'incontro di Davos. Utilizzando lo slogan sportivo Smash WEF (Smash
Against the Forum), hanno chiesto la “fine del gioco dei potenti e una vita
dignitosa per tutti”. I manifestanti hanno sostenuto che il forum “è un simbolo
del capitalismo e della crisi climatica, delle guerre, delle crisi economiche,
della discriminazione e dell'oppressione” e che, paradossalmente, a Davos “i
partecipanti [al forum] discutono delle crisi che essi stessi hanno causato”.
Un giorno dopo, circa
300 manifestanti sono arrivati alle porte della famosa destinazione turistica
delle Alpi per chiedere la fine del Forum economico mondiale. Gli slogan sui
cartelli contro i protagonisti dell'evento erano forti: “Zitti e pagate le tasse!”,
‘Attaccate, attaccate, il Forum è una m....!’, e ‘Tassate i ricchi!’, oltre a
molti altri dello stesso tipo.
Nell'ambito della
protesta “anti-Davos”, mercoledì 22 è stata annunciata la formazione di una
nuova alleanza di organizzazioni della società civile sotto il nome di
#TaxTheSuperRich for people and planet. In una dichiarazione congiunta, le ONG
Greenpeace, Oxfam, la Confederazione mondiale dei sindacati e altre
organizzazioni ugualmente attive nella protezione dell'ambiente e dei diritti
umani, hanno chiesto che sia gli individui più ricchi che le aziende del
pianeta paghino le tasse per limitare la ricchezza estrema e rafforzare la
cooperazione internazionale per una tassazione più equa[4].
Pochi istanti prima di
annunciare questa nuova alleanza di cittadini, gli attivisti ambientalisti di
Greenpeace hanno simbolicamente sequestrato diversi jet privati all'aeroporto
Engadina di Samedan, a meno di 70 chilometri da Davos, dove sono arrivati molti
dei magnati e dei VIP presenti al WEF. Giorni prima, alcuni attivisti avevano
occupato l'eliporto di Davos per chiedere “una tassa equa sui più ricchi per
finanziare la protezione dell'ambiente e investire in un futuro giusto e
sostenibile per l'umanità”. E il lunedì dell'apertura del Forum, altri
attivisti hanno dipinto di verde il padiglione di Amazon sulla strada
principale della città ospitante.
Tutte queste proteste avevano argomenti oggettivi,
come evidenziato dal rapporto di Oxfam International, Takers, Not Makers,
diffuso come ogni anno in concomitanza del giorno dell'apertura del Forum. Solo
nel 2024, la ricchezza dei miliardari è aumentata in termini reali, di 2
mila miliardi di dollari, pari a circa 5,7 miliardi di dollari al
giorno, a un ritmo tre volte superiore rispetto all’anno precedente. Ogni
settimana, in media, sono nati 4 nuovi miliardari.
In termini assoluti, il numero di miliardari nel mondo è passato da 2.565
nel 2023 a 2.769 nel 2024, e la loro ricchezza è aumentata nello stesso periodo
da 13.000 miliardi di dollari a 15.000 miliardi di dollari. Secondo Oxfam, “si
tratta del secondo più grande aumento annuale della ricchezza dei miliardari da
quando esistono i registri”, con la ricchezza dei dieci individui più ricchi
del mondo è cresciuta in media di quasi 100 milioni di dollari al giorno.
E ciò mentre, al contempo, Oxfam evidenzia che il tasso di riduzione annua
della povertà assoluta a livello mondiale, stabilita sulla soglia di 2,15 $ di
reddito giornaliero, è in rapido rallentamento ed il numero di persone che
vivono in povertà relativa, con meno di 6,85 $ al giorno, è praticamente ferma
a 3,5 miliardi dal 1990[5].
Il paradosso regna
sovrano e la sorpresa è sconfinata: anche se questi miliardari dovessero
perdere da un giorno all'altro il 99% della loro ricchezza, sarebbero comunque
miliardari. Quando l'illogicità diventa sistema, anche le pacifiche Alpi
chiamano alla protesta.
Sergio Ferrari
Journaliste RP/periodista RP
Tel: (00 41) 078 859 02 44
sergioechanger@yahoo.fr
Commenti
Posta un commento