Pepe Mujica, il nostro ricordo e la sua ultima poesia.

 Pepe Mujica, il nostro ricordo e la sua ultima poesia.


Pepe Mujica ex guerrigliero tupamaro, incarcerato per 12 lunghi anni durante la dittatura uruguaiana (1973-85) in condizioni disumane, come testimonia lo splendido film "Una notte lunga 12 anni".
Finita la dittatura continua il suo impegno in politica fino a diventare presidente del suo paese per l'alleanza di centrosinistra del Frente Ampio fra il 2010 e il 2015. Non ricandidandosi, per il limite costituzionale di un mandato, alla carica presidenziale, nonostante il grande consenso popolare di cui godeva e senza tentare di forzare la mano con riforme costituzionali ad hoc, come fatto recentemente da altre figure del progressismo latinoamericano. 
Nel 2020 si è ritirato dalla politica dopo essere stato presidente della Camera tornando nella sua casa in campagna dove ha continuato a lavorare la terra, come da tradizione di famiglia, fino a che la salute lo ha assistito, rimanendo un punto di riferimento morale e politico per il suo popolo.
Malato terminale di tumore, ha deciso di sospendere le cure palliative e di aspettare serenamente la sua ora.
Il coordinamento del Giga, insieme a Ovidio della Croce, ha avuto l'onore di incontrarlo ad una iniziativa di presentazione di un suo libro alla fortezza vecchia di Livorno una decina di anni fa.
Quando arrivò con la scorta al seguito, tanto ci parve una figura bonaria e familiare ci venne spontaneo di chiamarlo e salutarlo da una decina di metri di distanza.
Lui non esitò un attimo a lasciare la sua scorta e a venire da noi dove ci saluto' simpaticamente e calorosamente dandoci anche una pacca sulla spalla come tra vecchi amici che si ritrovano dopo tanto tempo.
Resterà per sempre nella nostra memoria questo piccolo ma significativo episodio come espressione della sua grande umiltà e umanità.
Di seguito la toccante e profonda poesia che ha scritto per far comprendere l'essenza della sua decisione.
Una poesia che è un testamento morale lasciato a tutti noi.
 
Il coordinamento del gruppo insegnanti di geografia autorganizzati 


IO, PEPE MUJICA 

Vi racconto.
Sono stato guerriero tupamaro, agricoltore e politico.
Ma sono stanco.
Senza smettere di essere ciò che sono stato.
Soprattutto, guerriero.
Ma ora sto morendo
e pure il guerriero ha diritto al suo riposo, 
lo impone il tumore che mi sovrasta.
Tutte le strade della mia terra portano al mio cuore e so distinguere
ciò che è passeggero da ciò che è definitivo.
Sono stato io ad aver scelto questa strada
e non mi lagno dall'essere arrivato qui, a 89 anni. 

Ma ho bisogno di silenzio.
Il silenzio è la fonte dei venti
che portano via l'eco de la vita,
le pugnalate ostili,
i denti, le spille, le bare,
gli strappi delle migliaia di brividi,
i turbinii di pianti e cordogli. 

Lasciatemi nel silenzio
all'ombra dei miei fichi e dei miei meli,
della lingua che resiste alle parole
che feriscono a tradimento,
delle sponde che baciano i tramonti
leccati dalle onde. 

Ridatemi il silenzio,
poiché voglio curare la ferita
che mi lascio nell'anima
il dolore delle foreste devastate,
dei boschi di cemento dove crescono
la povertà insuperabile,
la giustizia non realizzata, 
le libertà infrante. 

Ridateml il silenzio,
poiché voglio ritornare ai miei ortaggi,
mentre, tranquillamente,
In attesa della pace inevitabile,
medito sulla bellezza della vita,
su quante volte sono caduto e su quante altre mi sono rialzato,
sui buoni amici che mi accompagnarono
e hanno persino ballato insieme a me. 

Ridatemi la pace
e non chiedetemi più parole.
Ho bisogno del miracolo
delle labbra chiuse 
delle bocche mute
delle ombre tiepide
dei battiti assenti. 

Guerriero sono e continuerò a lottare,
senza tregua, mai sconfitto.
La vita è sempre avvenire.
La vita mi perseguita
pur se sto morendo. 

Quanta vita c'è nella morte!
Quanta di più c'è nella vita!

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