Peppino Impastato: il ricordo istituzionale non è di aiuto

 

Peppino Impastato: il ricordo istituzionale non è di aiuto

 


 Ho avuto modo di leggere un articolo pubblicato sul vostro blog In memoria di un giovane che lottò contro la mafia) dedicato alla figura di Peppino Impastato e mi trovo in profondo disaccordo con lo scritto che trovo per altro tanto generico quanto approssimativo, una sorta di wikipedia di cui non sentiamo alcun bisogno.

Il 9 maggio 1978 l’Italia parlava dell’omicidio di Moro ma intanto, in Sicilia, veniva rinvenuto il corpo di Peppino Impastato. Allora si parò di un giovane, Peppino aveva 30 anni, vittima di un attentato che lui stesso stava preparando. Abbiamo impiegato anni prima di scoprire che Peppino era invece vittima di Mafia.

 Uno dei tanti depistaggi in tempi nei quali le stragi di Stato erano all’ordine del giorno e la connivenza tra malavita organizzata e corpi deviati è stata appurata solo dopo molti anni. 

Ma chi era Peppino? Un militante di Democrazia Proletaria il cui impegno civile e politico era ben noto in Sicilia un lavoro quotidiano di denuncia che lo accumunava ad esempio a Giuseppe Fava, il giornalista ucciso nel 1984 per il suo attivismo contro la Mafia.

Entrambi hanno pagato il loro impegno con la vita come il parlamentare del Pci Pio La Torre e tanti militanti uccisi dal dopo guerra ai nostri giorni.

Avevo solo 18 anni nel 1978 e non dimentico che fin dall’indomani della uccisione di Peppino ci fu chi scrisse apertamente di un omicidio politico.

Peppino Impastato aveva infatti sfidato non solo il capomafia di Cinisi ma tutto il sistema connesso, i suoi intrecci con l’economia e la politica, lo aveva fatto con coraggio attraverso l’impegno militante e attraverso le sue trasmissioni a “Radio Aut”

Il ritratto fatto da Laura Tussi di Peppino Impastato non ci restituisce la natura di una costante azione politica di denuncia del sistema politico ed economico sul quale si è sorretta la Mafia per decenni, Peppino viene esaltato in termini generici senza contestualizzazione alcuna.

Certi articoli ricordano le commemorazioni istituzionali, nelle quali si celebrano i morti per Mafia senza mai andare a scandagliare le complicità diffuse con questi omicidi miranti a porre fine alle voci militanti in aperto contrasto con tutti gli interessi economici che andavano salvaguardati ad ogni costo. Ma dovremmo anche ricordare le connivenze politiche con la Mafia che ormai leggiamo sui libri di storia e nei documenti di tanti processi.

E oltre a non menzionare la militanza di Peppino in Dp, all'articolo prima menzionato manca proprio la contestualizzazione dell' operato di Impastato e le ragioni reali per le quali il suo omicidio veniva, nel 1978, fatto passare come una sorta di attentato non andato a buon fine con la esplosione di una bomba che uccise l’attentatore.

Dietro all’omicidio di Peppino c’era una regia occulta rivelata solo dopo alcuni anni nel corso dei quali ben pochi hanno difeso l’onorabilità di questo genuino militante comunista.


Perché, a scanso di equivoci, sono stati proprio i militanti comunisti e sindacali, da Portella delle Ginestre in poi, le vittime privilegiate della lotta contro la Mafia. E questa verità storica non andrebbe mai taciuta o ridimensionata.


Andrea Rossi

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