Corrispondenze dallo sciopero in corso nelle carceri USA.
Corrispondenze internazionali dagli Usa
Lo scorso 21 agosto è iniziato lo sciopero dei detenuti delle carceri USA. Si
tratta di uno sciopero nazionale che durerà fino al 9 settembre e
prevede l’astensione da ogni tipo di mansione retribuita da parte
dei detenuti e detenute aderenti.
Gli
Stati Uniti ospitano al momento una popolazione carceraria di 2,4
milioni di individui (la più larga al mondo), con una prevalenza di
afroamericani e latinos. L’intero business della detenzione vale
circa 2 miliardi di dollari, mentre i detenuti vengono pagati tra i 5
e 10 centesimi di dollari per svolgere lavori interni di pulizia,
cucina, lavanderia etc. Questo enorme esercito di schiavi
contemporanei non ha alcun diritto, anche perché la costituzione a
stelle e strisce vieta la schiavitù e il lavoro forzato ad eccezione
di chi ha commesso determinati reati.
Le
richieste dei promotori dello sciopero, tra cui la commissione
carceri del sindacato IWW e il movimento abolizionista RAM, vanno dal
miglioramento delle
condizioni
carcerarie alla parità di salario con gli “esterni” per i
detenuti obbligati a svolgere attività lavorative all’interno dei
centri di detenzione, fino al riconoscimento del diritto di voto sia
all’interno dei carceri che a coloro che hanno scontato la pena.
A
New York la manifestazione di lancio dell’iniziativa è avvenuta di
fronte al carcere di Brooklyn. Circa trecento manifestanti si sono
riuniti sotto le finestre del padiglione esterno per far sentire il
proprio sostegno ai detenuti in sciopero.
Oltre al dispiegamento di
striscioni e bandiere, per circa tre ore sono stati scanditi slogan o
semplicemente suonati strumenti in modo da raggiungere l’interno
delle celle. I detenuti hanno risposto accendendo e spegnendo le luci
delle celle esterne e salutando i manifestanti. Al termine della
dimostrazione un piccolo corteo si è mosso dalla prigione e non sono
mancati momenti di tensione con le forze dell’ordine.
In
USA la questione carceraria rappresenta uno snodo fondamentale per il
sistema repressivo e di disciplinamento di governo e capitale.
La militarizzazione dei quartieri poveri e gli arresti discriminatori
intersecano pulsioni autoritarie e interessi economici di importanti
pezzi del padronato yankees.
La costruzione e la gestione di prigioni private rappresentano una
fetta importante di introiti per conglomerati industriali quali il
Geo Group, famoso per le pratiche disumane attivate nei propri centri
di detenzione e per la schiavizzazione dei propri detenuti.
Allo
stesso tempo i dispositivi tecnologici di controllo delle carceri e
di monitoraggio a distanza (braccialetti elettronici) alimentano il
business del settore tecnologico, oltra a sviluppare strumenti di
controllo della popolazione per il governo.
Non
è un caso quindi che le strette repressive siano sempre state
condivise da democratici e repubblicani.
Nei
prossimi giorni le attività di sostegno ai detenuti continueranno
con altre manifestazioni di solidarietà, con chiamate collettive ai
centri di detenzione e con la diffusione delle corrispondenze dal
carcere, nonostante il blocco delle comunicazioni imposto come
ritorsione dai gestori dei carceri.
Da
New York
Lorenzo
Redazione
Pisana Lotta Continua
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