Enti locali: come il contratto nazionale scarica sulle Rsu le patate bollenti che divideranno i lavoratori e le lavoratrici
Bisogna fare grande attenzione alle indennità,
il nuovo contratto nazionale autonomie locali prevede diverse novità ma
la vera incognita è piuttosto un 'altra ossia i fondi per il salario accessorio sono
sufficienti al finanziamento degli istituti contrattuali introdotti dall'ultimo contratto nazionale?
La nuova indennità per le condizioni di lavoro includerà il rischio, il disagio e il maneggio valori,ogni giornata lavorativa sarà compensata da una cifra che puo' andare da 1 a 10 euro.
La prima domanda che sorge spontanea è questa: se quantifichi la quota giornaliera in termini adeguati, da una parte tuteli i lavoratori ma dall'altra rischi che i soldi del fondo, soggetti a un tetto, non siano sufficienti per tutti. Questo meccanismo, costruito ad arte dall'Aran e dal Sindacato, scarica sulle Rsu gli oneri della contrattazione, non si incrementano i fondi aziendali (l'incremento arriva dal 2019) e alla fine si scarica sul sindacato il compito di trovare un equilibrio che scontenterà diversi lavoratori e lavoratrici e alla lunga delegittimerà il ruolo delle stesse Rsu .
La indennità di rischio era fino ad oggi pari a 30 euro al mese, quella del disagio non era fissata ma l'orientamento diffuso, anche in virtu' di pareri Aran, era quello di equipararla al rischio, il maneggio valori in numerosi enti non viene contemplato perchè i beneficiari sono magari posizioni organizzativa.. Ricordiamo poi che la fascia D era esclusa dal disagio, alla contrattazione di secondo livello era demandato il compito di stabilire delle regole per disciplinare gli istituti contrattuali del rischio e disagio.
Ai vigili, con il il nuovo ccnl, viene riconosciuta la indennità di servizio esterno, anche in questo caso con una quota giornaliera che va sempre quantificata da 1a 10 euro al giorno, indennità incompatibile con il compenso per le condizioni di lavoro.
La contrattazione decentrata integrativa dovrà stabilire la misura massima, il ragionamento da fare è stabilire un criterio che all'atto pratico rischia di essere costruito ad arte compatibilmente con i pochi fondi a disposizione. Quale sarà la ratio da seguire, per esempio nel caso in cui un dipendente svolga servizi sia esterni che interni? A questa indennità hanno accesso solo i\le dipendenti abili ai servizi esterni? E tutti gli altri? Parliamo di un compenso ben distinto dalla indennità di vigilanza ma quando sono in ballo i soldi bisogna sempre prestare grande attenzione.
Sempre per i vigili nasce la indennità di funzione che non potrà superare i 3000 euro annui e il cui importo resta anche in tal caso oscuro e diverso a seconda dell'Ente. Possiamo pensare che questa indennità di funzione sia incompatibile con altre, erogata in maniera diversa a seconda dei livelli ?
Poi ci sono le particolari e le specifiche responsabiilità, queste ultime prima non potevano essere superiori a 2500 euro annue, oggi il tetto massimo è portato a 3000 euro mentre le altre passano, sempre come massimo importo, da 300 a 350 euro (le cifre si sa erano bloccate a 14 anni or sono).
Ma che senso ha accrescere l'importo delle indennità senza incrementare il fondo?. Alla fine i beneficiari saranno sicuramente minori del passato e si creerà quella assurda competizione interna che lungi dall'accrescere la qualità dei servizi serve solo a dividere la forza lavoro.
Chiudiamo con la reperibilità (per esempio la protezione civile) fino ad oggi pari a 10,33 euro che potrà aumentare fino a 13 euro, una cifra destinata a crescere in caso di festivo e notturno.
La impressione è che si siano introdotte nuove indennità o siano state riviste quelle vecchie senza tenere conto della urgenza e opportunità di incrementare il fondo scaricando, al contempo, sulle Rsu compiti ed oneri destinati a creare divisione tra lavoratori e lavoratrici. Accade cosi' quando un diritto diventa una variante da gestire in base alle esigenze di bilancio , anzi ai tetti di spesa in materia di personale soggetti ai vincoli dell'austerità.
Non ci pare allora che il nuovo contratto abbia portato grandi benefici per i lavoratori e le lavoratrici e rischia, nell'immediato futuro, di screditare perfino il ruolo delle Rsu se non sapremo gestire con equità (difficile se i soldi sono pochi e se l'obiettivo del Governo e del contratto è quello di applicare in termini sempre piu' stringenti la performance) i vari istituti contrattuali che per altro partono da assetti organizzativi che non sono neppure materia di contrattazione.
Nebbi all'orizzonte e soprattutto un contratto fotocopia di quelli sottoscritti nel settore privato , altro che recupero del poteri di acquisto e di contrattazione!
La nuova indennità per le condizioni di lavoro includerà il rischio, il disagio e il maneggio valori,ogni giornata lavorativa sarà compensata da una cifra che puo' andare da 1 a 10 euro.
La prima domanda che sorge spontanea è questa: se quantifichi la quota giornaliera in termini adeguati, da una parte tuteli i lavoratori ma dall'altra rischi che i soldi del fondo, soggetti a un tetto, non siano sufficienti per tutti. Questo meccanismo, costruito ad arte dall'Aran e dal Sindacato, scarica sulle Rsu gli oneri della contrattazione, non si incrementano i fondi aziendali (l'incremento arriva dal 2019) e alla fine si scarica sul sindacato il compito di trovare un equilibrio che scontenterà diversi lavoratori e lavoratrici e alla lunga delegittimerà il ruolo delle stesse Rsu .
La indennità di rischio era fino ad oggi pari a 30 euro al mese, quella del disagio non era fissata ma l'orientamento diffuso, anche in virtu' di pareri Aran, era quello di equipararla al rischio, il maneggio valori in numerosi enti non viene contemplato perchè i beneficiari sono magari posizioni organizzativa.. Ricordiamo poi che la fascia D era esclusa dal disagio, alla contrattazione di secondo livello era demandato il compito di stabilire delle regole per disciplinare gli istituti contrattuali del rischio e disagio.
Ai vigili, con il il nuovo ccnl, viene riconosciuta la indennità di servizio esterno, anche in questo caso con una quota giornaliera che va sempre quantificata da 1a 10 euro al giorno, indennità incompatibile con il compenso per le condizioni di lavoro.
La contrattazione decentrata integrativa dovrà stabilire la misura massima, il ragionamento da fare è stabilire un criterio che all'atto pratico rischia di essere costruito ad arte compatibilmente con i pochi fondi a disposizione. Quale sarà la ratio da seguire, per esempio nel caso in cui un dipendente svolga servizi sia esterni che interni? A questa indennità hanno accesso solo i\le dipendenti abili ai servizi esterni? E tutti gli altri? Parliamo di un compenso ben distinto dalla indennità di vigilanza ma quando sono in ballo i soldi bisogna sempre prestare grande attenzione.
Sempre per i vigili nasce la indennità di funzione che non potrà superare i 3000 euro annui e il cui importo resta anche in tal caso oscuro e diverso a seconda dell'Ente. Possiamo pensare che questa indennità di funzione sia incompatibile con altre, erogata in maniera diversa a seconda dei livelli ?
Poi ci sono le particolari e le specifiche responsabiilità, queste ultime prima non potevano essere superiori a 2500 euro annue, oggi il tetto massimo è portato a 3000 euro mentre le altre passano, sempre come massimo importo, da 300 a 350 euro (le cifre si sa erano bloccate a 14 anni or sono).
Ma che senso ha accrescere l'importo delle indennità senza incrementare il fondo?. Alla fine i beneficiari saranno sicuramente minori del passato e si creerà quella assurda competizione interna che lungi dall'accrescere la qualità dei servizi serve solo a dividere la forza lavoro.
Chiudiamo con la reperibilità (per esempio la protezione civile) fino ad oggi pari a 10,33 euro che potrà aumentare fino a 13 euro, una cifra destinata a crescere in caso di festivo e notturno.
La impressione è che si siano introdotte nuove indennità o siano state riviste quelle vecchie senza tenere conto della urgenza e opportunità di incrementare il fondo scaricando, al contempo, sulle Rsu compiti ed oneri destinati a creare divisione tra lavoratori e lavoratrici. Accade cosi' quando un diritto diventa una variante da gestire in base alle esigenze di bilancio , anzi ai tetti di spesa in materia di personale soggetti ai vincoli dell'austerità.
Non ci pare allora che il nuovo contratto abbia portato grandi benefici per i lavoratori e le lavoratrici e rischia, nell'immediato futuro, di screditare perfino il ruolo delle Rsu se non sapremo gestire con equità (difficile se i soldi sono pochi e se l'obiettivo del Governo e del contratto è quello di applicare in termini sempre piu' stringenti la performance) i vari istituti contrattuali che per altro partono da assetti organizzativi che non sono neppure materia di contrattazione.
Nebbi all'orizzonte e soprattutto un contratto fotocopia di quelli sottoscritti nel settore privato , altro che recupero del poteri di acquisto e di contrattazione!
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