Vai in ferie? in futuro guadagnerai meno. Come un diritto si trasforma in privilegio

Nell'Italia post guerra, le fabbriche si fermavano in Agosto, il mese vacanziero per eccellenza. Con gli anni poi è passato un altro concetto, ossia favorire le ferie da Giugno a Settembre per scongiurare la chiusura delle aziende.
Le ferie sono un diritto, al lavoratore è riconosciuto questo diritto irrinunciabile, si parla di “ferie annuali retribuite” per favorire il recupero delle energie e la realizzazione di esigenze anche ricreative personale e familiari. La durata minima delle ferie è fissata in quattro settimane e fino ad oggi questo era un limite sotto il quale i contratti di lavoro non potevano andare, una sorta di limite minimo legale invalicabile. Ma la contrattazione collettiva nel frattempo ha subito varie modifiche e alla fine alla stessa viene demandato il compito di decidere anche il trattamento economico  da riservare al dipendente. A rigore di logica, se hai diritto alle ferie dovresti avere la stessa retribuzione, magari per quel periodo non maturano indennità legate alla effettiva presenza in servizio ma oggi si va ben oltre , tanto è vero che si parla di rivedere lo stesso concetto di retribuzione prevedendo difformi trattamenti economici. Siamo in presenza della effettiva violazione dell'articolo 36, comma 3, della Carta costituzionale per il quale esiste il principio che le ferie siano un diritto irrinunciabile nel corso dell'anno, un principio fatto proprio anche dal  Dlgs 66/2003 che parla di almeno quattro settimane all'anno, metà delle quali decise dal lavoratore e le altre dall'azienda.

C'era poi l'obbligo di usufruire delle ferie entro i 18 mesi successivi dall'anno di maturazione(un lasso di tempo fin  troppo lungo per altro), ma sia nel pubblico che nel privato le deroghe e le violazioni sono innumerevoli senza determinare quelle sanzioni amministrative che in teoria sarebbero previste.
In questi anni , tra deroghe e scappatoie, le violazioni sono state tanto numerose quanto taciute (anche dal sindacato) e alla resa dei conti i lavoratori a tempo determinato vedono spesso monetizzati alcuni giorni di ferie maturate.

Negli ultimi contratti si sono introdotte le ferie ad ore, giusto per lucrare sui permessi, ma è stato fatto ben altro ossia introdurre una deroga alla Legge passando attraverso la compiacente contrattazione sindacale collettiva che puo' ridurre il limite delle prime due settimane per cui è obbligatorio il godimento delle ferie nell'anno di maturazione, ovviamente adducendo le immancabili "particolari esigenze aziendali".

Fino ad oggi le ferie erano un diritto, oggi vengono sempre piu' scaglionate con la motivazione che per le aziende periodi prolungati di assenza costituiscono un problema irrisolvibile, i contratti collettivi hanno recepito le esigenze aziendali, pardon padronali, con troppa facilità e accondiscendenza. 

In questa dinamica diabolica e a perdere per i lavoratori , il prossimo pericolo è rappresentato dal fatto che si possa demandare alla contrattazione sindacale anche il compito di fissare dinamiche retributive ad hoc nel periodo di ferie, senza giri di parole per retribuire meno i lavoratori . E cosi' i diritti diventano privilegio e si cede praticamente su tutto, non solo sui tempi e sulle modalità di usufruire delle ferie e dei riposi ma  si accoglie l'ennesima pretesa padronale che mira direttamente a ridurre il potere di acquisto, e il salario, nei periodi di ferie, nei tempi cosiddetti morti quando la produzione cala (per anni si è fatto ricorso alla cassa integrazione)

Al peggio non c'è' mai fine, basta avere la ipocrisia di passare dalla contrattazione sindacale, salvate le forme si puo' quindi aggredire la sostanza

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