Un paese per pensionati?
Con la riduzione dei servizi alla persona e la loro stessa monetizzazione, l'Italia non sarà piu' un paese per pensionati, del resto da anni i pensionati emigrano verso paesi dove il loro assegno previdenziale non viene tassato e anche con piccoli importi possono avere una esistenza dignitosa.
Ma se invece guardiamo all'età anagrafica della forza lavoro la prospettiva cambia, meno di un anno l'età media di chi è in produzione era di 44 anni, dal 2008 al 2017 il crollo degli occupati ha riguardato soprattutto gli under 35 (dal 42 al 21%), in 20 anni ci sono quasi due milioni in piu' di lavoratori ma in percentuale la quota dei precari è creciuta a dismisura. Crollano le partite iva, la forza lavoro nella Pa risulta la piu' vecchia d'Europa, le pensione degli anziani diventano una sorta di ammortizzatore sociale, spesso fonte di reddito insostituibile in famiglie oberate di debiti e con occupazioni instabili.
La impietosa fotografia del Bel Paese non aggiunge nulla a quanto possiamo leggere sui giornali, basterebbe solo mettere insieme le notizie e ricostruire una lettura, con tanto di fonti, della realtà.
Ci aspetteremmo, a fronte di questi dati, decreti del Governo atti a favorire l'occupazione giovanile perchè dal mercato del lavoro sono proprio loro gli esclusi
Ma invece?
Prendiamo un esempio calzante, quello del divieto di cumulo tra pensione anticipata di anzianità e incarichi di consulenza per l'amministrazione pubblica dove hai lavorato, norma che poi riguarda gli incarichi conferiti e dopo la legge 724/1994.
Un lavoratore dovrebbe essere sostituito in tempo , la data della sua pensione non è certo un mistero, gli enti pubblici avrebbero tempo per sostituirlo formando (ma la parola formazione è spesso sconosciuta) nuovo personale per adempiere le medesime funzioni.
Ironia della sorte, è proprio la programmazione uno dei punti di riferimento (teorici) per la PA, al contrario puo' capitare che alcuni Enti facciano di tutto e di piu' per trattenere un rapporto di lavoro con il vecchio dipendente, magari perchè i Sindaci hanno accettato senza mai opporsi i tetti di spesa in materia di personale e le regole dell'austerità o perchè tra blocchi delle assunzioni e derive securitarie si sono assunte figure professionali piu' utili all'immagine che alla sostanza.
La Pubblica amministrazione dovrebbe dare il buon esempio adottando un vero turn over e percorsi formativi atti a rimotivare un personale spesso abbandonato . Per questa ragione, leggere una sentenza puo' essere motivo di riflessione. Parliamo di un ex dirigente di un Comune che a distanza di pochi mesi dalla pensione stipula un contratto subordinato a tempo determinato, incarico poi revocato dal Comune stesso. Inizia una querelle legale che arriva alla Cassazione che accoglie le motivazioni dell'ex dirigente e condanna il Comune al risarcimento.
La motivazione? Non si parla di contratto di collaborazione ma di contratto a tempo determinato, non una prestazione autonoma, ragione per cui il lavoratore ha diritto allo stesso trattamenteo economico come prevede il Testo unico degli enti locali.
La sentenza non è rilevante ma aiuta a capire molto di quanto accade in Italia, ossia un paese che vieta le collaborazioni di ex dipendenti se non a titolo gratuito o dopo alcuni anni ma allo stesso tempo giustifica un contratto a tempo determinato. Nulla di strano, la giurisprudenza è chiara sull'argomento, lasciamo stare le presunte o reali incompatibilità, resta il fatto che un Ente puo' mettere un ex dirigente sotto contratto a tempo determinato mentre migliaia di laureati percorrono in lungo e largo la Penisola per partecipare ai concorsi, magari per essere inclusi in Graduatorie che poi non scorrono perchè la Legge prevede prima il ricorso alla mobilità nell'ottica di risparmio della spesa Pubblica.
Esempi eloquenti di un sistema che non regge, di leggi costruite ad arte per risparmiare e non assumere giovani, normative cosi' contorte da rappresentare un ostacolo al rinnovamento della forza lavoro. Non stiamo parlando di semplificazione, nel gergo Renziano, solo di leggi e normative che sembrano fatte appositamente per giustificare le regole dell'austerità condannando un paese ad avere la forza lavoro piu' vecchia d'Europa. E nel frattempo l'età pensionabile è stata accresciuta con la Legge Fornero, gli assegni previdenziali del domani saranno da fame, le regole che limitano le assunzioni nella Pa sono rimaste intatte. Roma non fu fatta in un giorno, ma quando si pensa di mettere mano a queste situazioni?
Ma se invece guardiamo all'età anagrafica della forza lavoro la prospettiva cambia, meno di un anno l'età media di chi è in produzione era di 44 anni, dal 2008 al 2017 il crollo degli occupati ha riguardato soprattutto gli under 35 (dal 42 al 21%), in 20 anni ci sono quasi due milioni in piu' di lavoratori ma in percentuale la quota dei precari è creciuta a dismisura. Crollano le partite iva, la forza lavoro nella Pa risulta la piu' vecchia d'Europa, le pensione degli anziani diventano una sorta di ammortizzatore sociale, spesso fonte di reddito insostituibile in famiglie oberate di debiti e con occupazioni instabili.
La impietosa fotografia del Bel Paese non aggiunge nulla a quanto possiamo leggere sui giornali, basterebbe solo mettere insieme le notizie e ricostruire una lettura, con tanto di fonti, della realtà.
Ci aspetteremmo, a fronte di questi dati, decreti del Governo atti a favorire l'occupazione giovanile perchè dal mercato del lavoro sono proprio loro gli esclusi
Ma invece?
Prendiamo un esempio calzante, quello del divieto di cumulo tra pensione anticipata di anzianità e incarichi di consulenza per l'amministrazione pubblica dove hai lavorato, norma che poi riguarda gli incarichi conferiti e dopo la legge 724/1994.
Un lavoratore dovrebbe essere sostituito in tempo , la data della sua pensione non è certo un mistero, gli enti pubblici avrebbero tempo per sostituirlo formando (ma la parola formazione è spesso sconosciuta) nuovo personale per adempiere le medesime funzioni.
Ironia della sorte, è proprio la programmazione uno dei punti di riferimento (teorici) per la PA, al contrario puo' capitare che alcuni Enti facciano di tutto e di piu' per trattenere un rapporto di lavoro con il vecchio dipendente, magari perchè i Sindaci hanno accettato senza mai opporsi i tetti di spesa in materia di personale e le regole dell'austerità o perchè tra blocchi delle assunzioni e derive securitarie si sono assunte figure professionali piu' utili all'immagine che alla sostanza.
La Pubblica amministrazione dovrebbe dare il buon esempio adottando un vero turn over e percorsi formativi atti a rimotivare un personale spesso abbandonato . Per questa ragione, leggere una sentenza puo' essere motivo di riflessione. Parliamo di un ex dirigente di un Comune che a distanza di pochi mesi dalla pensione stipula un contratto subordinato a tempo determinato, incarico poi revocato dal Comune stesso. Inizia una querelle legale che arriva alla Cassazione che accoglie le motivazioni dell'ex dirigente e condanna il Comune al risarcimento.
La motivazione? Non si parla di contratto di collaborazione ma di contratto a tempo determinato, non una prestazione autonoma, ragione per cui il lavoratore ha diritto allo stesso trattamenteo economico come prevede il Testo unico degli enti locali.
La sentenza non è rilevante ma aiuta a capire molto di quanto accade in Italia, ossia un paese che vieta le collaborazioni di ex dipendenti se non a titolo gratuito o dopo alcuni anni ma allo stesso tempo giustifica un contratto a tempo determinato. Nulla di strano, la giurisprudenza è chiara sull'argomento, lasciamo stare le presunte o reali incompatibilità, resta il fatto che un Ente puo' mettere un ex dirigente sotto contratto a tempo determinato mentre migliaia di laureati percorrono in lungo e largo la Penisola per partecipare ai concorsi, magari per essere inclusi in Graduatorie che poi non scorrono perchè la Legge prevede prima il ricorso alla mobilità nell'ottica di risparmio della spesa Pubblica.
Esempi eloquenti di un sistema che non regge, di leggi costruite ad arte per risparmiare e non assumere giovani, normative cosi' contorte da rappresentare un ostacolo al rinnovamento della forza lavoro. Non stiamo parlando di semplificazione, nel gergo Renziano, solo di leggi e normative che sembrano fatte appositamente per giustificare le regole dell'austerità condannando un paese ad avere la forza lavoro piu' vecchia d'Europa. E nel frattempo l'età pensionabile è stata accresciuta con la Legge Fornero, gli assegni previdenziali del domani saranno da fame, le regole che limitano le assunzioni nella Pa sono rimaste intatte. Roma non fu fatta in un giorno, ma quando si pensa di mettere mano a queste situazioni?
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