Gli utili di autostrade per l'Italia e una politica industriale costruita per accrescere i ricavi degli azionisti

Non sono trascorsi molti anni, ma in un paese senza memoria come l'Italia sembrano secoli, da quando esponenti del Pd esaltavano la politica di privatizzazione. Sovente manager statali impegnati nella svendita del patrimonio pubblico sono transitati alle aziende privatizzate, un conflitto di interessi reale che pochi hanno avuto il coraggio, e la costanza, di denunciare e documentare.

La gestione delle 27 tratte autostradali in Italia ha  prodotto ricavi notevoli per Autostrade per l’Italia, pensiamo solo ai ricavi da pedaggio che tra il 2001 (dopo la privatizzazione dell'anno precedente)  e il 2017 ammontano a ben 43,7 miliardi.

 Le tariffe autostradali spettano ai concessionari, pubblica resta la proprietà della rete ma la gestione della stessa, con relativi ricavi, è privata . E' arrivato il momento di capire quanti fondi siano stati destinati alla manutenzione nel corso degli ultimi anni, un conteggio non facile ma necessario.

Sempre nei 16 anni prima menzionati sappiamo che la manutenzione ha assorbito circa 5 miliardi, poco piu' di 13,6 miliardi  sono serviti per opere nuove e ampliamenti. Ma sommando ampliamenti, migliorie e manutenzione, considerando anche i costi del lavoro si arriva a meno di 26 miliardi di euro a fronte di ricavi superiori del 70%.

Da questi dati si evince che la privatizzazione della rete stradale è stato un riuscito business per i privati, all'Anas e al Ministero dell'economia transitano circa 3,6 miliardi in 16 anni, soldi che arrivano da una parte della tariffa appositamente accantonata

Soffermiamoci sul canone Anas: aveva un senso nel passato e lo avrebbe anche oggi se Anas avesse fondi e personale per svolgere quel ruolo, tipico dell'ente concedente, della verifica e del controllo delle concessioni autostradali Ma nel frattempo Anas è finita sotto il controllo delle FS (che a loro volta gestiscono 900 km di tratte autostradali)  e quel ruolo originario di controllore si è perso per strada, basti vedere i famosi casottini rossi che ospitavano i rimessaggi degli operai oggi in stato di abbandono.

Anche ad essere larghi nel conteggio delle spese e calcolando oneri, costi , tasse e investimenti, restano miliardi di euro nelle casse della società Autostrade per l'Italia.  Il Sole 24 Ore, giornale degli industriali e quindi di parte, parla di circa 2,1 miliardi di euro di utili netti in 16 anni pari a oltre 130 milioni di euro annui. Prendendo per buoni i dati forniti dal quotidiano di Confindustria, si capisce quanto vantaggiosa, per il gestore, sia stata la privatizzazione. utili per lo piu' distribuiti ai soci azionisti, per non parlare poi delle quotazioni in Borsa, che in buona parte avrebbero dovuto avere un'altra destinazione:rifacimento e manutenzione delle autostrade. Ma il dicorso diventa complicato perchè un privato vuole ricavare business e attraverso le speculazioni finanziarie acquisire nuovi utili mentre lo Stato, o se preferite il pubblico, dovrebbe accontentarsi di andare in pari investendo gli utili per le opere di ammodernamento, controllo e rifacimento.

In questi anni lo Stato ha abdicato ad ogni ruolo di controllo, non si tratta di inasprire il conflitto tra assertori della privatizzazione e gli ancora pochi sostenitori delle statalizzazioni, è sufficiente prendere atto che con l'aumento delle tariffe e dei profitti nessuno ha voluto rivedere i contenuti del contratto e men che mai dettare linee guida su tempistiche e modalità per eseguire quel costante monitoraggio indispensabile per conoscere gli interventi necessari, e urgenti, per la messa in sicurezza delle strade. Il Cnr parla di ponti e strade che da troppi anni rinviano un controllo severo sul loro stato di salute, si ricorda che molti ponti erano stati costruiti e pensati per durare un certo numero di anni, nel frattempo sono trascorsi lustri senza che lo Stato sia intervenuto.

Concessioni generose, interesse dello Stato venuto meno solo per favorire le privatizzazioni, ex managers statali oggi a capo di imprese private, assenza di politiche industriali e di investimenti effettivi per la messa in sicurezza degli impianti, delle strade, dei fiumi e piu' in generale del nostro territorio.

Qualunque sia l'indirizzo politico del Governo, sono questi gli argomenti dirimenti da cui non si puo' prescindere. 

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