KISSINGER PER IL TRIONFO DELL’AMERICAN WAY OF LIFE, IN OGNI AMBITO E AD OGNI COSTO

 KISSINGER PER IL TRIONFO DELL’AMERICAN WAY OF LIFE, IN OGNI AMBITO E AD OGNI COSTO

di Tiziano Tussi da Gramscioggi

È morto un centenario. Ma questo di cui parliamo è significativamente un pezzo importante degli ultimi cento anni: Henry Kissinger. Sulla stampa del mondo si sono sprecati peana allo statista di origine tedesca che ha lavorato per diversi presidenti americani da Kennedy in avanti. Con un rapporto di ferro con Nixon. Di questo ne fa testo l’intervista che diede a Oriana Fallaci nel novembre 1972 e che si trova nel libro raccolta di interviste della Fallaci, Intervista con la storia. La prima, che apre il libro è la sua. Nella stessa si può capire l’immagine di un consigliere del principe, e la Fallaci lo paragona a Machiavelli. Lui non è d’accordo e cita Spinoza e Kant, credo proprio impropriamente, data l’altezza etica dei due e la sua bassezza, in linea con il fisico.


foto da internazionale 


Certo Kissinger ha fatto cose importanti ma sempre per un tornaconto made in USA e non badando con chi stava parlando, con chi stava trattando. Questa disinvoltura gli va a merito, ma la troppa disinvoltura lo fece anche apparire come un Mefistofele pronto a tutto pur di primeggiare, assieme al presidente di turno che stava accompagnando. Conseguenze di questo suo fare anche il Nobel per la Pace, assieme a Le Duc Tho, negoziatore vietnamita, nel 1973.


 Uno svarione dei vecchioni di Norvegia che infatti si divisero e due del gruppo dei responsabili dell’assegnazione del premio si dimisero a causa di questa decisione per la sua aggiudicazione. Ma sono e rimangono ben precise le sue colpe, da lui mai riconosciute. Del resto, il suo anticomunismo gli faceva prendere decisioni orribili e tragiche, come quella dell’appoggio del golpe in Cile nel 1973, del generale Pinochet. Oppure le decisioni di bombardare Cambogia e Vietnam, oppure lo scontro con Cuba, oppure l’appoggio ad Israele nelle guerre contro i palestinesi, oppure la guerra in Ucraina, quest’ultima senza condivisione diretta. 


Al riguardo c’è da dire che Kissinger arriva tardi ad abbracciare la vulgata internazionale pro-Ucraina. In passato, negli anni immediatamente a ridosso della morte, era per un confronto con Putin e per una accettazione internazionale della potestà russa della Crimea, passando recentemente ad un appoggio a Zelensky, il quale da un giudizio negativo e sprezzante nei suoi confronti – un uomo che parla con la testa nel passato, al 1938 – ha rapidamente cambiato registro per un gradimento della sua modificata posizione, una visione nuova e solidale con Kiev. 


Lasciamo perdere le parole di rammarico per la sua morte e di appoggio al suo fare diplomatico dei soliti coniferi, quali quelli dell’Unione Europea. Il duo Ursula von der Leyen e Charles Michel lo ha incensato per bene: la sua eredità continua; una persona gentile ed una mente brillante. Da Bush figlio a Tony Blair, sino a Putin ed all’ambasciatore cinese negli Usa. 


Ora se per la Cina Kissinger è stato proficuo, ma attraverso una diminutio del regime comunista di allora, logicamente, per altre situazioni di crisi risolte con la forza brutale degli USA, poco si capisce questo sperticato uso di incensi. Insomma, facendo la tara sul destino che ogni morte porta con sé, la successiva beatificazione, regge ben poco questa serie di esaltazioni. 

Nel suo caso la storia è stata palese, piena di ombre. La critica e il distinguere della sua politica e nella sua politica in fondo non contraddicono con Kissinger stesso che aveva a cuore la grandezza USA senza badare a ciò che accadeva attorno ai suoi maneggi. Una direzione ben precisa che lasciava sul terreno, spesso, macerie che però non lo impensierivano, tanto che andava ben diritto allo scopo finale pur di fare trionfare l’american way of life, in ogni ambito e ad ogni costo. Anche a costo di morti ed uccisioni in gran quantità, in ogni parte del mondo. 


Al tale proposito, per meglio capire l’uomo e la sua sicumera meglio leggere (Rizzoli, prima edizione 1974) che ce lo rende così come egli si pensava, un pomposo ingranaggio dello strapotere USA, ben conscio delle capacità del suo paese e delle sue.

 

 

 

 

 

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