Pacificiamoci?

 

di Tiziano Tussi

Laurent de La Hyre - Il bacio della pace e della giustizia - 1971.102 - Cleveland Museum of Art.tiff


Mi è arrivata una e-mail a firma di Claudio Grassi come coordinatore di Disarma. Una lettera nel solito stile pacifista-pacioso. Vediamo perché.

Innanzitutto, l’uso penoso del maschile e del femminile ogni volta si debba rirelazionarsi con qualcuno che un tempo, ma anche ora, da parte di chi non è così pacioso, veniva indicato solo al maschile. Ora per una parte di chi si interessa un po’ di politica e di contraddizioni sociali, non si può più. Perciò si scrive “tutte e tutti” - “care e cari” (prima il femminile, mi raccomando) “impegnate e impegnati”. Ma questo non è ancora grave e lo diventa laddove non si distingue più e al posto del genere si mette un asterisco: “intervenut*” – “pront*” che non si riesce neppure a leggere e definire.

Naturalmente i riferimenti sono tutti sulla guerra in corso a Gaza, con analisi esaltanti: “E’ stato un evento ricco (questo a proposito di una manifestazione, n.d.r.), partecipatissimo, da cui traspare che siamo noi la maggioranza, anche se non rappresentata nelle Istituzioni”. La maggioranza di che cosa? del paese? dei manifestanti di ogni tipo? Non è dato capire. Poi una riga sulla guerra in Ucraina, di cui si è perso traccia, assieme alle guerre nel resto del mondo, come se fossero poche e poco mortifere. Una riga per un riassunto sconcertante, che non si dica che l’estensore della lettera si dimentichi anche delle altre guerre.

Diversi anni fa, qualche decennio, scrissi una lettera ad una rivista che frequentava le stesse banalità di questa e-mail e che terminava con un invito: “paciamoci”. Tempo trascorso invano.

Mi scuso per l’insistenza critica ma non resisto a questo genere di imbecillità culturale.

 

(Naturalmente il correttore automatico del computer mi segnala errore per i termini con l’asterisco. Vorrà dire qualcosa?)

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