Due sorprendenti articoli de IL SOLE 24 ORE

  

DUE ARTICOLI SORPRENDENTI SUL “SOLE 24 ORE”...

Due articoli sorprendenti sul Sole 24 ore di domenica 15 ottobre 2023. Il primo nella


sezione Frontiere illustra il pensiero di un filosofo argentino-francese, Miguel Benasayag, che è anche indicato come psicologo ed ex guerrigliero argentino. In mezzo a banalità, sparse in abbondanza, si cerca di definire la politica del capitalismo verso le terre abitate dai nativi scoprendo, come fosse quella del secolo, l’azione di deprivazione che si indirizza verso la totalità dei terreni e delle ricchezze dei luoghi abitati da popolazioni cosiddette primitive. Vediamo la collana di perle rare: si tratta di un’intervista da remoto: “…il capitalismo è arrivato a un punto di sviluppo folle, la sua è una vittoria di Pirro, in cui, anche chi vince, perde.” La vita dell’uomo deve essere vista come un’esistenza fra le tante presenti sulla terra: “…siamo solo uno de vettori, tra gli altri: lo sapevano gli abitanti dell’America Latina (che abbiamo sterminato), dell’Africa (che abbiamo ridotto in schiavitù, gli indios per i quali non esiste uomo in conflitto con la natura e la vita non ha bisogno di essere utile, calcolabile, produttiva, per esser giustificata. L’esistenza è fine a sé stessa, dobbiamo rivendicarne l’inutilità…”. 


Belle affermazioni scritte sul giornale della Confindustria, che evidentemente si indirizza verso quelle finalità!” … per il sapere indigeno non esiste vita al di fuori del Tutto che ci circonda, è l’ecosistema che produce il pensiero, anche quello umano.” Poco, infatti, sappiamo ancora del pensiero delle lumache ma in ogni caso “…bisogna difendere la vita. 


Non abbracciare la produttività.” E occorrerebbe dirlo al presidente della Confindustria che ne parla con una certa insistenza. Come si può fare questa ricerca se non “…uscendo dall’individualismo, accettando la cosmogonia…”. Il Covid per il filosofo, psicologo, ex guerrigliero, è stata una prova che ogni cosa è legata al tutto.” Occorre approdare ad un pensiero orizzontale.” Oltre agli animali “negli ultimi 20 anni hanno cominciato ad emergere altri soggetti di diritto, penso ai fiumi, alle montagne. E chiudendo scrive: “esiste una lingua vegetale, oltre che animale.” 


La singolarità dell’articolo va oltre qualsiasi proposta radicale, qui siamo già oltre. Una vita non utile, nel senso moderno del termine, fa specie leggerla sul quotidiano della produzione e della crescita. Il secondo articolo è ancora più sbalestrato. 


Nella sezione Viaggi, si parla di Haiti. Il giornalista Maurizio Maestrelli ci dice che il paese caraibico non è considerato a nessun livello sicuro dal nostro ministero degli esteri e lui invece c’è andato ed è tornato senza problemi. Nonostante dalla capitale Port-au-Prince, scrive, delicato, il giornalista, “… parlano di una perdurante instabilità politica, di una crisi economica evidente e, soprattutto, di episodi di violenza da parte di gang criminali che le forze dell’ordine faticano a contrastare. “Ma basterebbe leggere le informazioni che arrivano copiose da quel posto, per avere una visione ben reale del luogo. Ma Maestrelli c’è stato veramente? In Internazionale (1° settembre 2023) si può leggere che, ad esempio, una banda di criminali aveva aperto il fuoco, il 26 agosto, contro una manifestazione di cristiani che invocavano la pace. E che nel 2023, ad anno non ancora terminato, le “bande armate hanno ucciso almeno 2.400 persone.” 


Ma scorriamo ancora il buon Maestrelli. Lui ad Haiti c’è stato con un imprenditore di un liquore simbolo del Paese, un rum, evidentemente di qualità. Quindi l’imprenditore in questione deve essere una specie di passe-partout. L’articolo ci parla di “un popolo indomito nonostante un sistema politico fragile…”. Fragile lo deve essere per forza, sempre gentile Maestrelli, visto che da poco è stato ucciso il presidente, all’inizio di luglio. Un titolo ISPI, Haiti discesa agli inferi: articolo, con notizie e tabelle disperanti. L’articolista del rum neanche se ne è accorto. “…una nazione dimenticata dalle cronache internazionali [è comunque] viva e vitale, la sua natura e la sua gente orgogliosa e ospitale. “Naturalmente tranne quelli che sono già sottoterra. Ma poi un pochino forse se ne accorge: “Certo non è ancora il tempo di considerare Haiti una meta per una vacanza. 


Ma la speranza è che presto lo sia.” Illusione! Una crisi che va avanti da almeno vent’anni, ma la crisi profonda si allunga ancora di più nel tempo con Papà Doc, morto nel 1971. Sempre proseguendo con le fanfaronate il giornalista si augura che una volta, presto, tornata Haiti meta di turismo non sia travolta dal “… nostro consumismo sfrenato, con i nostri bisogni indotti e le nostre comodità superflue.” Haiti era una colonia francese ricca, sino all’inizio del 1800, “perla delle Antille” e ci sono tutte le premesse, ci viene detto, perché possa tornare ad esserlo. “Se poi resterà tale dipenderà solo da noi”. Non ci si può decidere se stupirsi di più del primo o del secondo articolo.


 Due pezzi assolutamente astrusi e buonisti in un giornale che fa della produttività il bene assoluto. Ma non capire che ad Haiti lo scempio durerà ancora per molto, è già durato troppo, morti e violenza diffusissima, lascia veramente a bocca aperta.

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