Università e militarizzazione - Il duplice uso della libertà di ricerca

 

Quando parliamo di escalation bellica, non ci riferiamo solo agli eventi militari ma a quel lento, progressivo e profondo processo di permeabilizzazione della società, in particolare scuola e università, da parte della sfera militare da intendere come l'insieme dei rapporti sociali, economici e politici che portano alla militarizzazione della società. Militari nelle scuole chiamati nel ruolo di educatori e insegnanti spesso in contesti apparentemente innocui e di natura civica, finanziamenti a percorsi di formazione in strutture legate all’ambito della difesa, programmi universitari finanziati da aziende che operano nella produzione di armi, discorsi incentrati sul bisogno di una forza di difesa, fondazioni di ricerca promossi da multinazionali di guerra alla ricerca di giovani e studiosi da inglobare nelle proprie fila.

In Europa e in occidente ormai la ricerca e produzione di sistemi di arma ha sovente un uso duale ossia spendibile anche in ambito civile, le due sfere quella civile e quella militare sono ormai indistinguibili e sempre più interconnesse, ad esempio i sistemi prodotti da Israele li ritroviamo ampiamente utilizzati per impedire registrazioni pirata in occasione di importanti concerti. E nel corso degli anni sono aumentate le collaborazioni degli Atenei italiani con Università di paesi direttamente impegnati in guerre come il caso israeliano.

La militarizzazione coinvolge giorno dopo giorno scuole e atenei, si offrono servizi al cosiddetto mondo della “difesa” e i vari Atenei hanno fatto a gara per conquistare finanziamenti e fondi di ricerca dalle aziende produttrici di arma che condizionano pesantemente le attività didattiche e di ricerca presentandosi alla occorrenza nella veste di mecenati. Il mondo del sapere ha bandito in molte occasione la ricerca finalizzata ad uso sociale e civile per migliorare le nostre condizioni di vita e lavorative, si va producendo una conoscenza piegata alle ragioni del profitto e del controllo sociale per affermare il dominio e la sottomissione tecnica e militare di popolazioni che subiscono le guerre, la devastazione e violenze inaudite. E cosi' la tecnologia e la ricerca vengono piegate alle logiche della società della sorveglianza per il pattugliamento dei mari e dei cieli per sorvegliare e respingere migranti.


Qual è il problema del rapporto tra Università e Militarizzazione? come possiamo investigarlo ed eventualmente combatterlo?

 

Lancione indaga e denuncia i rapporti tra Frontex e Politecnico di Torino, nella produzione di mappe ed elaborati cartografici utilizzati dalla polizia di frontiera e funzionali alle politiche di respingimento. A dialogare con l'autore Andretta, a cui chiederemo di inquadrare la lotta ai processi di militarizzazione del sapere nel quadro più ampio dei movimenti pacifisti e antimilitaristi, in particolare studenteschi, e nel rapporto tra guerra e Università. Entrambi i docenti hanno sottoscritto la petizione lanciata dall'Osservatorio per chiedere che le Università interrompano le collaborazioni con la Fondazione Med-Or promossa da Leonardo S.p.A. , richiesta che auspichiamo sia soddisfatta quanto prima come segnale necessario e urgente dell'indipendenza delle istituzioni accademiche dall'industria bellica. La discussione sarà arricchita anche dal contributo di un esponente della campagna Rise Up 4 Rojava che ha portato alla luce i numerosi accordi e collaborazioni che l'Ateneo Pisano ha con l'industria bellica e gli enti militari chiedendone lo stralcio. L'appuntamento alle 17:30 presso Palazzo Ricci, in via del Collegio Ricci 10, Pisa.

Studenti e studentesse, ricercatori e ricercatrici, il corpo docente e non docente, le realtà dell'ateneo di Pisa sono invitati a portare il loro contributo critico e analitico alla discussione affinché l'università non sia asservita alle logiche di guerra.


Osservatorio contro la militarizzazione delle Scuole e dell'Università di Pisa

 
 

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