Congedi parentali: perchè escludere la forza lavoro nelle scuole comunali e private?

Congedi parentali? Ma se mancano perfino le risorse per sostituire il personale delle scuole materne

L'articolo 2 del Dl 30/2021   prevede una nuova versione dei congedi per genitori impegnati nella cura dei figli siano essi  in Dad o in quarantena e vengono stanziate risorse atte a sostituire il personale della scuola che usufruirà dei cogendi. Ma a leggere bene capiamo che queste risorse sono insufficienti e non  per tutti\e. 
Si sono infatti dimenticati dei servizi educativi per la prima infanzia comuni e gestiti da privati o dagli Enti locali, una dimenticanza immotivata che suona come autentica beffa.
 
 
Se un lavoratore, o lavoratrice che sia, vuole accudre il proprio figlio con la chiusura della scuola, o dei centri per grave disabilità, qualora non possa lavorare da casa in smart, puo'  astenersi dal lavoro con i congedi
ma non senza decurtazioni salariali visto che viene riconosciuto solo il 50 per cento della retribuzione .
Sono pertanto le famiglie a pagare con la riduzione del salario il diritto alla cura dei propri figli e non senza alcune clamorose esclusioni dai congedi

Il decreto infatti prevede lo stanziamento di fondi per la sostituzione del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario delle istituzioni scolastiche ma inspiegabilmente vengono esclusi quanti abbiano un datore di lavoro privato o degli enti locali.
Una grave e immotivata esclusione che non puo' essere annoverata come semplice dimenticanza del legislatore visto che tanti servizi educativi per la prima infanzia ( nidi d'infanzia, sezioni primavera, centri per bambini, scuole dell'infanzia) sono gestiti da Enti locali, cooperative o dal privato, lavoratrici che oggi si trovano esclusi dai congedi, nell'ottica di risparmiare ulteriori fondi facendo venire meno il diritto alla genitorialità
 
cub pubbico impiego

 

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