La riforma liberale della Pa non tutela gli interessi reali dei lavoratori e dei cittadini
a seguire la replica della Cub al Ministro Brunetta
La riforma liberale della Pa non tutela gli interessi reali dei lavoratori e dei cittadini
La Riforma della Pa secondo il ministro Brunetta è di natura
liberale e la storia insegna che le riforme si trasformano presto in
controriforme per soddisfare i piani padronali.
Che la Pa sia in crisi è cosa risaputa ma questa crisi affonda
le sue radici nei 9 anni di blocco della contrattazione e delle
assunzioni, nei processi di delocalizzazione e nella assenza di percorsi
formativi e innovativi negli ultimi 30 anni.
Questa è la realtà incontrovertibile da cui dovremmo partire ma
stando al Patto per la Pa, sottoscritto da cgil cisl uil dopo una cena a
casa Brunetta, non sarà possibile.
La credibilità della Pa si costruisce con processi innovativi e
con assunzioni di personale, solo negli Enti locali sono stati persi 500
mila posti di lavoro in meno di 20 anni,gli interventi legislativi
dovrebbero iniziare dal rafforzamento dei servizi pubblici con organici
adeguati, processi innovativi e valorizzazione del personale che invece
viene considerato alla stregua di un ramo vecchio da recidere quanto
prima in nome dell'auspicato ricambio generazionale (la forza lavoro
nella Pa italiana è la piu' vecchia della Ue)
Il tempo stringe, ha ragione Brunetta ma le soluzioni
prospettate non sono quelle necessarie, servono solo a raccogliere i
fondi del Recovery stravolgendo il lavoro pubblico, i profili
professionali esistenti.
Il vero obiettivo della controriforma è spiegato dal Ministro
Brunetta come intervento "per qualificare l’offerta di servizi e
migliorare la vita di cittadini e imprese", appunto le imprese che
vogliono una Pa prona ai propri bisogni. Il primato dell'impresa sui
lavoro non è stata utile a salvaguardare i servizi pubblici anzi ha
giocato un ruolo decisivo per il suo indebolimento.
Due terzi dei dipendenti pubblici sono costituiti dal personale
della sanità, della scuola e della sicurezza , sostiene il Ministro
Brunetta dimenticando che gli organici in sanità sono cosi' carenti da
ricorrere a forza lavoro interinale e assunzioni a tempo determinato in
deroga ai tetti di spesa che vengono conservati invece di essere
eliminati come logica, e interesse pubblico, vorrebbe.
La carenza di organici riguarda tutta la Pa, dagli statali alla
ricerca, basterebbe ricordare il numero dei ricercatori crollato a
numeri risibili dopo una delle tante controriforme adottate dai Governi
precedenti. Quando poi si parla di responsabilizzare i dirigenti si
ricorre alla solita retorica perchè le responsabilità della politica
vengono su di loro ormai da anni, con lo spettro della Corte dei Conti
che sovente risparmia gli amministratori.
Brunetta parla di valorizzare gli operosi, non è cambiato il
Ministro sono invece scesi a patti con le sue insane tesi cgil cisl uil
pensando di indirizzare quote crescenti del salario accessorio ad una
minoranza di dipendenti proprio come prevedeva la famosa riforma di
qualche anno fa e assecondata anche dai contratti nazionali del 2018.
La accettazione delle linee programmatiche sulla Pa con la firma
del Patto tra governo e sindacati per l’innovazione del lavoro pubblico
sono finalizzate non solo ai soldi del Recovery ma intervengono
direttamente sul lavoro nella Pa con soluzioni peggiorative.
Mappare le procedure complesse per semplificarle cosa significherà?
Lo dice chiaramente Brunetta a smentire tutte le chiacchere di cgil cisl uil: intervenire
chirurgicamente per tagliare i tempi della burocrazia e migliorare la
qualità della vita delle persone e l’efficienza delle imprese. Tutto
quello che all’Italia manca..
Ma l'Italia ha bisogno di ben altro e non di creare ulteriori
divisioni tra la forza lavoro, si dovrebbe rimettere in discussione la
cultura della performance che nel corso degli anni è stata solo
funzionale a diminuire il salario accessorio per 3,2 milioni di
dipendenti pubblici
E i tanto sbandierati aumenti in busta paga non compenseranno le
perdite del potere di acquisto che hanno relegato gli stipendi della Pa
italiana ad essere fanalino di coda nei paesi UE
Brunetta ha almeno il dono della chiarezza laddove parla di
analogie con il Protocollo Ciampi-Giugni del 1993 rivendicando lo "
sviluppo della contrattazione decentrata per valorizzare la
produttività ed evitare il “tutto a tutti” che mortifica chi si è
rimboccato le maniche".
Saranno quindi i lavoratori e le lavoratrici della Pa a pagare i
costi di questi accordi e con essi i cittadini, a guadagnarci saranno
solo le imprese e i processi che accrescono le disuguaglianze salariali
già oggi esistenti.
Il tutto con la benedizione di cgil, cisl e uil.
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