La legge delega sulla non autosufficienza: insoluto il nodo dei fondi e la direzione degli interventi. Stanno ridimensionando il welfare?

 Il Parlamento ha approvato la legge delega per la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, arriveranno nei prossimi mesi decreti attuativi, è evidente che attorno a questo disegno esiste un consenso non solo dalle forze di maggioranza ma anche della minoranza nell'ottica, temiamo, della riduzione di spesa e con il sostanziale affidamento della cura al terzo settore e alle cooperative che comunque vanno sostituite da strutture non istituzionalizzanti .



La legge delega per la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti era comunque prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza del Governo Draghi da qui il silenzio assenso di tante forze che dovrebbero essere all'opposizione del Governo Meloni e non solo a chiacchere. Questo intervento si inserisce nei piani di ristrutturazione del welfare e viene presentato come una decisione improntata all'ascolto della società civile che poi sovente si traduce negli affidamento al privato sociale dove la forza lavoro è assai meno pagata (se non quando spuntano, come funghi, volontari senza retribuzione e contratti)

L'attuale sistema non è detto che non possa essere migliorato, nutriamo seri dubbi che questa Legge delega vada in questa direzione. Ad oggi l’assistenza pubblica agli anziani si basa sugli interventi sanitari, su quelli sociali e sui trasferimenti di soldi da parte dell'Inps, se l'obiettivo sia quello di ridurre i fondi destinati alle famiglie non possiamo che dissentire.

Quando si parla poi di interventi appropriati dovremmo partire dal presupposto che il sistema sanitario non è in grado di raggiungere questo obiettivo proprio per carenza di fondi e di personale. La ottimizzazione delle risorse e dei fondi è un obiettivo in teoria condivisibile se non si traducesse sovente in tagli, poi si continuerà a fare confusione tra le competenze statali e quelle regionali vista l'aziendalizzazione del sistema sanitario.

Ben vengano i servizi domiciliari  per gli anziani non autosufficienti ma in alcune parti d'Italia questi interventi hanno sostituito o quasi le Residenze per anziani (da sempre invise agli alfieri della riduzione dei costi) e i servizi sono stati affidati a cooperative che sottopagano la loro forza lavoro. Tutto da dimostrare che saranno invece rafforzati i servizi medici, riabilitativi ed infermieristici, da verificare in sostanza i paventati  potenziamenti nell'offerta alla non autosufficienza. Non vorremmo trovarci con un sistema che alla fine scarica sulle famiglie dei non autosufficienti ulteriori oneri.

Al posto dei 527 euro arriveranno importi graduati in base al fabbisogno assistenziale dei diversi anziani  e in questo caso la trasparenza e obiettività dei criteri sarà dirimente. Cosi' facendo verrà meno il principio dell'intervento pubblico a favore dei non autosufficienti .Se poi al posto del contributo economico ci saranno, anche parzialmente, dei  servizi alla persona resta il fatto che dovrebbero essere messe le famiglie nella condizione di scegliere tra le varie opzioni

La spesa pubblica per l’assistenza agli anziani si aggira attorno all'1,3% per Pil con una popolazione sempre più avanti negli anni . Che il Pnrr voglia mettere le mani sul welfare ridisegnandolo è cosa risaputa, questi interventi andranno nella direzione di precarizzazione il lavoro di cura per ridurre nel complesso la spesa pubblica ?

Quali saranno allora gli stanziamenti effettivi nella prossima legge di bilancio ?

Domande dirimenti che non dissipano, anzi alimentano, i dubbi sui reali obiettivi di questa Legge delega

Cub Pisa


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