Il vento di reazione e medievalismo spira sull'Europa e in casa nostra

 Il vento di reazione e medievalismo spira sull'Europa e in casa nostra



di Tiziano Tussi  da www.resistenze.org

Sergio Fabbrini scrive il fondo politico economico sul Sole 24 ore la domenica. Questa volta se la prende con la concezione del mondo della Polonia e chiede se anche Gorgia Meloni abbia la stessa visione.

Vediamo.

Vengono inanellati tre punti. Il primo: la supremazia secondo Morawiecki, presidente del Consiglio dei ministri della Polonia parla della superiorità della nazione che supera la transnazionalità europea. La difesa dei valori greci-romani-cristiani contro quelli di Bruxelles di adesso. Mentre per Fabbrini l'UE ha avuto il merito di costituire un mercato integrato, la democrazia allargata e lo spazio euro. Insomma, il capitalismo ruggente contro il nazionalismo della tradizione classica. Certo nei suoi discorsi il presidente polacco non ricorda i pogrom degli ebrei, anche dopo la Seconda guerra mondiale in Polonia, né altre piacevolezze polacche di ben poco respiro verso donne ed eccentrici di vario tipo. Segnali questi di una mentalità molto poco aperta, dimentica le egemonie sulla Russia degli zar nei secoli passati. Dall'altra pare vi è la riproposizione di un percorso di diseguaglianze europee che ben poco hanno da esultare.

Secondo punto: legato alla dimenticanza storica l'insofferenza del presidente polacco verso la Russia che si conferma troppo facile, si potrebbe dire, in questo contemporaneo frangente della guerra in Ucraina. La Polonia aveva visto giusto verso il tiranno russo e le critiche che si possono fare alla situazione polacca dei diritti individuali possono apparire ben poca cosa al confronto della vita in Russia e delle sue pretese di egemonismo internazionale. Quindi solo l'Europa orientale, sempre dalla bocca del presidente polacco, potrà fare da argine a tali pretese. Paesi di modernità assoluta come Ucraina e Georgia, o la Moldavia, legati agli stati balcanici, saranno da contraltare alla mollezza della vecchia Europa centrale, asse Francia-Germania.

Terzo punto: legato al precedente, la riaffermazione di uno spostamento europeo verso Oriente, con l'appoggio di oltre Atlantico degli USA e della Nato. Difese nazionali contro gli orchi internazionali. Ad ogni punto l'articolista chiede se anche l'Italia sarà della partita polacca. Non sia mai, sembra adombrare Fabbrini. Occorre più equilibrio e mercato, e democrazia, come proposta dal mercato, più legami internazionali e non nazionali.

Tutto questo da un discorso del presidente polacco all'Università di Heidelberg, in Germania. Chissà perché Fabbrini non ha ricordato al premier polacco, e a tutti noi, che quell'università ha visto gli insegnamenti di grandi filosofi molto più aperti, almeno Hegel, che quella di chi ha li concionato ora. E ben fa sperare la discussione internazionale che si dipana tra un esaltatore del turbo capitalismo come Fabbrini ed un difensore della tradizione più retrograda come il presidente del Consiglio dei ministri polacco, che mette in fila le spese del suo stato per le armi e la volontà di raccattare ogni Paese oscurantista nelle file dell'Europa cosi come la NATO sta facendo spesa negli stati che ancora sono fuori di esso, tanto da averli con sé in modo perfetto.

Ed intanto il vento di reazione e di medievalismo spira sull'Europa e in casa nostra. A contrapporglisi solo estetica di facciata e frasi vuote. Ma aggredire i fondamentali del nostro vivere civile permette di arrivare a qualcosa di permanente, così come stanno facendo i partiti e gli stati retrogradi e medievali. Se rimaniamo sul vago modernista e sulla difesa del capitalismo tout court saremo sempre infilzati dai Morawiecki di turno.

E da tempo che il capitalismo e la borghesia hanno terminato la loro campagna di modernizzazione, così come riconoscevano anche Marx ed Engels nel Manifesto del partito comunista: "La borghesia ha avuto nella storia una funzione sommamente rivoluzionaria. Dove è giunta al potere, essa ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliache. [] La borghesia non può esistere senza rivoluzionare di continuo gli strumenti di produzione, quindi i rapporti di produzione, quindi tutto l'insieme dei rapporti sociali." (Il Manifesto del Partito comunista, Marx, Engels, 1848).

Certo se poi però questo rivoluzionamento rimane nudo anche di fronte a sé stesso, si mangia pure se stesso, per inseguire solo il profitto, la reazione della tradizione, e con essa tutto la paccottiglia ed la pesantezza del passato e della metafisica - religione, futuro di potenza, destino ecc. ecc. - riappare in tutta la sua forza. Ed è quello che sta accadendo. Per questo i due rivoluzionari avevano posizioni di totale alterità al capitalismo. Il comunismo, a cui pensavano, dovrebbe essere questo: una reazione all'oscurità del capitale e della tradizione.

PS

Può aiutare anche la lettura de L'invenzione della tradizione, a cura di Eric J. Hobsbawm e Terence ranger, Einaudi, Torino, 1987.

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