I risparmi volatizzati degli italiani

 Gli anni pandemici hanno sancito una sostanziale riduzione del risparmio da parte delle famiglie italiane, molte hanno dato fondo ai risparmi solo per far fronte al rincaro della vita, alla perdita di potere di acquisto o al venir meno di fonti di reddito da lavoro.


La situazione non è per tutti\e uguale, i redditi elevati escono dai tre anni passati in maniera diversa dalle famiglie meno abbienti colpite dalla crisi occupazionale e dall'aumento della inflazione e dei costi energetici e di prima necessità.

Se qualcuno pensasse che la eventuale ripresa dell'economia nazionale possa derivare dai risparmi negli anni pandemici sarà il caso di rivedere le proprie certezze.

I risparmi eventuali non hanno prodotto la ripresa dei consumi, la crescita dell'inflazione e le conseguenze della guerra hanno alimentato la crisi di potere di acquisto delle famiglie italiane che vedono erosi i loro risparmi.

Sia nei paesi Ue che negli Usa a pagare i costi della crisi sono soprattutto le famiglie meno abbienti, i ceti popolari per intenderci.

Le statistiche ufficiali dicono tuttavia che tra il 2019 e il 2020 i risparmi sarebbero praticamente raddoppiati ma non ci sono dati che permettano di comprendere quali siano le ricadute sull'economia.

Qualche elemento di analisi arriva dall'inchiesta di Banca Italia Banca d'Italia - Indagine sui bilanci delle famiglie italiane nell'anno 2020 (bancaditalia.it) secondo la quale 

La ricchezza netta media, valutata a prezzi costanti, è aumentata dell'1,7 per cento tra il 2016 e il 2020, principalmente grazie alla componente finanziaria, sostenuta sia dalla crescita del risparmio sia dal più elevato valore delle attività. Si è ampliato il divario tra la ricchezza netta media e quella mediana, un indicatore del grado di diseguaglianza nella relativa distribuzione. L'indice di Gini della ricchezza netta familiare è cresciuto di 3 punti percentuali.

La quota di famiglie indebitate è tornata ad aumentare, interrompendo la flessione iniziata dopo il 2008. Tra questi nuclei è tuttavia diminuito di 4 punti percentuali rispetto al 2016 il peso di quelli finanziariamente vulnerabili (che hanno un reddito equivalente inferiore a quello mediano e una spesa annua per il servizio del debito superiore al 30 per cento del loro reddito). Alla riduzione ha contribuito l'ampliamento nel 2020 dei casi nei quali è stato possibile ottenere una moratoria sul debito.



Quali conclusioni trarre?

  • I consumi delle famiglie italiane a fine 2022 sono inferiori a quelle del 2019 a conferma di una crisi endemica e strutturale
  • sono cresciute le disuguaglianze sociali ed economiche e ad essere penalizzate sono le fasce sociali più deboli
  • è aumentata la precarietà lavorativa e di vita, è diminuito ulteriormente il potere contrattuale ed è in continuo aumento la repressione nei luoghi di lavoro anche attraverso gli obblighi di fedeltà aziendale e i codici di comportamento che si aggiungono alle classiche operazioni giudiziarie dopo vertenze sindacali caratterizzate da elevata conflittualità
  • si è eroso il potere di acquisto nonostante gli interventi governativi e la elargizione dei bonus (che vanno sostituendosi a misure stabili e strutturate all'interno del welfare) a conferma che  senza aumentare sensibilmente il potere di acquisto, senza rivedere i meccanismi di rinnovo dei contratti nazionale non avremo risultati positivi






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