Aumentano i contratti a tempo determinato

I due terzi dei nuovi posti di lavoro sono con contratto a termine, il tempo indeterminato rappresenta circa un quinto (21% delle entrate e 20,5% delle uscite), i restanti posti di lavoro sono divisi tra collaborazioni,  apprendistato e interinale.
Dopo tre anni di Jobs act, i tanto decantati lavori "fissi" non ci sono, sono il 20% del totale, una esigua minoranza a sconfessare il luogo comune Renziano secondo il quale cancellando l'art 18 dello statuto dei lavoratori  e con le tutele crescenti si sarebbero aperte le porte alla assunzioni dei giovani.

I padroni hanno portato a casa il risultato sperato, ossia escludere nelle aziende con meno di 15 addetti la possibilità di reintegra nei casi di licenziamento illegittimo (e con irrisori risarcimenti economici parametrati per altro sulla anzianità di servizio che sovente negli appalti, ad ogni cambio, viene azzerata).Ma il jobs act non era che l'inizio di un feroce processo di ristrutturazione destinato a ridurre gli ammortizzatori sociali, a ridimensionare il welfare universale, a scambiare gli aumenti contrattuali con i bonus.

Il Partito democratico è stata la forza politica funzionale a questo processo, anzi ne ha fatto la propria ragione di vita e sull'abbattimento delle tutele ha costruito il suo stesso Dna. Ora, dopo lo tsunami del 4 Marzo, gli scenari sono suscettibili di alcuni cambiamenti anche se nessuna delle forze in Parlamento reintrodurrà l'art 18 o cancellerà Fornero e Jobs act. Non  a caso la destra vorrebbe perfino ripristinare i vecchi vouchers, ridurre le tasse e puntare tutto sugli sgravi fiscali e contributivi fino ad azzerare per sei anni le tasse alle aziende che assumeranno giovani (tanto ci sono le tutele crescenti che permetteranno di licenziarli se non graditi )  fino all'estensione dell'apprendistato formativo. La destra basa tutta la sua proposta sulla detassazione a unico vantaggio delle imprese, propone lo sconto del 50% dei contributi per chi assumerà under 35 .

 Qualcuno continua a farsi illusioni sulla Lega che ha parlato di cancellare la Riforma Fornero sulle pensioni ma dubitiamo che voglia cancellare il jobs act, le tutele crescenti, ripristinare l'art 18, una riforma della Fornero potrebbe tradursi nell'anticipo pensionistico di pochi mesi.

Altri preferiscono puntare sul reddito minimo e sulla proposta di cancellare il jobs act del Mov 5 stelle, tra poche settimane toccheremo con mano se alle proposte elettorali seguiranno fatti concreti.

Ma il vero problema è un altro:la messianica attesa dei lavoratori e delle lavoratrici che senza un'ora di sciopero, senza mobilitazione alcuna si augurano che la vituperata classe politica possa rimettere in ordine regole che ha contribuito a distruggere dai banchi della maggioranza e della opposizione. In questo scenario non certo edificante i sindacati cgil cisl uil mettono al sicuro i loro interessi con l'ultimo accordo sui contratti e con il business della previdenza integrativa  .

 Intanto è evidente che senza soldi e incentivi, senza sgravi le imprese non assumono.  Basterebbe guardare i dati per capire il bluff della proposta Renzi, già nel 2016, con incentivi ridotti , si era tornati alle assunzioni a tempo indeterminato del passato mentre nel 2017 i contratti a termine sono tornati a crescere
In questi anni quindi i contratti piu' gettonati continuano ad essere quelli precari, gli apprendistati e l'interinale, nel 2017 ci sono stati quasi 30 mila licenziamenti in meno ma c'è poco da stare allegri perchè i licenziamenti sono stati solo rinviati a quando Industria 4.0 decollerà. .

Sarà per questo motivo che si sta parlando con tanta insistenza delle politiche attive, magari per consentire alle aziende di accedere agli ammortizzatori sociali con un certo anticipo , per affrontare i processi di ristrutturazione. E' proprio il capitolo delle politiche attive quello piu' spinoso perchè gli stessi decreti ministeriali previsti dai dlg del 2015 non hanno trovato applicazione

 In gioco non c'è solo la riforma dei centri di collocamento   ma l'intero sistema di rapporti tra Inps, Regioni e Stato , su questo tema spinoso il prossimo esecutivo dovrà lavorare (e non poco)

Infine la questione, di non facile soluzione, relativa al fisco e al sistema di detrazione e degli sgravi fiscali, una giungla nella quale molte aziende hanno sguazzato per anni con l'attivo sostegno della classe politica. La ricchezza prodotta da 30 anni a questa parte ha preso in prevalenza una direzione: accrescere le rendite dell'1% della popolazione, l'Italia non è certo una eccezione in un panorama che vede i lavoratori perdere salario e diritti . Ma per invertire la tendenza non serve la messianica attesa del politico ma quel protagonismo operaio che in altri tempi ha saputo modificare i rapporti di forza.

Commenti