Scenari post elettorali nel mondo del lavoro

Sono appena passate le elezioni e, al di là delle dichiarazioni rituali, i risultati sono pessimi:milioni di voto persi in dieci anni, Casa pound ha ormai quasi gli stessi voti di potere al popolo, il Pc di Rizzo raccatta ben pochi voti, non è cambiando nome e pelle ad ogni tornata elettorale o giocandosi le carte su una identità rivolta al passato che si conquista il consenso.

In qualunque modo la si veda, i dati oggettivi confermano una sconfitta che non è solo elettorale ma soprattutto sociale e politica. la riflessione deve essere fatta in maniera spietata perchè tutti siamo inadeguati nella attuale fase, anche quei delegati sindacali e rappresentanti sociali che pensavano di avere una spinta in piu' del vecchio ceto politico. Partiamo allora da due punti importanti per capire come muoverci:il diritto di sciopero e l'accordo sulla rappresentanza. Parliamone pur sapendo che le decisioni del futuro esecutivo potrebbero essere le piu' svariate a seconda di chi governerà (e se governerà). Da parte nostra non escludiamo l'ipotesi che, magari tornano al voto, sia proprio la distruzione dei diritti sociali e di quelli sindacali l'elemento unficante della eventuale e futura maggioranza.

Chi in campagna elettorale ha tuonato, a parole, contro l'innalzamento dell'età pensionabile (la Fornero) e il jobs act ben presto dovrà dimostrare di saper passare dalle parole ai fatti anche se negli ultimi giorni della campagna elettorale sono proprio questi i temi scomparsi.

Diritto di sciopero? Nei trasporti ormai esiste una miriade di impedimenti costruiti ad arte per limitare l'esercizio dello sciopero , per esempio si tende ad ampliare le cosiddette franchigie, i periodi nei quali è vietato scioperare - in estate la franchigia si allunga di ben due settimane, dal 28 luglio al 3 settembre. Siamo in presenza di una limitazione che assume i connotati anticostituzionali, il diritto di sciopero viene solo garantito dalla Costituzione ma poi esistono leggi e normative che di fatto ne vanificano l'esercizio.


L'ennesimo accordo tra le parti sancisce l'ulteriore limitazione nel trasporto pubblico locale, 16 anni dopo la regolamentazione del 2002, ancora una volta i sindacati giocano un ruolo decisivo e negativo, si piegano ai voleri delle associazioni datoriali Asstra, Anav e Agens che volevano 20 giorni e non piu' 10 tra uno sciopero e l'altro.

La novella è sempre la stessa: in occasione di scioperi riusciti e con alta partecipazione, inizia la campagna dei giornali "a difesa dei cittadini" , "bisogna limitare i disagi all'utenza", in realtà la cittadinanza è utilizzata strumentalmente visto che nessun politico si è mai occupato di tutelare il servizio pubblico . E cosi' vengono tagliati i cosiddetti rami secchi, diradate le corse, soppressi treni, aumentate le tariffe. I cittadini sono contrapposti ai lavoratori, nell'immaginario collettivo sembra impossibile scioperare, quindi creare anche disagi, ma a tutela di un bene pubblico di cui gli stessi cittadini potrebbero beneficiare, un domani , con mezzi piu' moderni, efficienti e servizi a basso costo accessibili a tutti\e.

Ci sembra paradossale che si arrivi all'obbligo di comunicare - almeno 5 giorni prima- corse e orari garantiti nelle fasce in caso di sciopero, è evidente che sottoscrivere accordi per aumentare le franchigie va nella direzione di favorire le associazioni datoriali togliendo ai lavoratori potere di contrattazione, indebolendo lo strumento di lotta costituito dallo sciopero che, sottoposto a mille vincoli ,diventa inefficace e alla fine fa passare il messaggio che scioperare non serve. Negli enti pubblici, dove l'adesione agli scioperi è sempre stata bassa, i servizi minimi essenziali e le macchinose procedure di indizione hanno determinato una forte contrazione degli scioperi stessi e nell'immaginario del dipendente pubblico ormai questa forma di lotta non esiste quasi piu'. La dimostrazione è il silenzio assenso rispetto ai decreti Madia e la supina accettazione dei nuovi contratti, disinnescando l'arma dello sciopero ottieni due risultati: crei paura e rassegnazione da una parte e dall'altra una forza lavoro piegata ai voleri dei potenti di turno, che siano amministratori locali o nazionali poco conta. Per tutte queste ragioni la tutela del diritto di sciopero e il rifiuto di qualsivoglia accordo che ne limiti l'esercizio resta per noi un elemento dirimente per l'azione sindacale.


Veniamo al secondo punto, ai cosiddetti façonisti, di cui parlava giorni fa il Sole 24 ore, parliamo dei contoterzisti nella sartoria presenti nel Meridione È paradossale che oggi i padroni si accorgano della esistenza di questi contoterzisti che nel nostro paese superano abbondantemente il mezzo milione di addetti. I padroni vogliono , con il nuovo accordo sulla rappresentanza, evitare conflitti interni , hanno paura del meccanismo di appalto e subappalto da loro stessi creato. Hanno delocalizzato imprese e produzioni in alcuni paesi ma dopo anni di sfruttamento intensivo della forza lavoro di quei paesi hanno scoperto che gli stessi prodotti potevano essere garantiti in altre nazioni a costo inferiore. Oggi si accorgono della esistenza di contoterzisti e di accordi pirata sottoscritti in molti casi dai sindacati autonomi, per esempio la Cisal, magari un unico contratto valido per piu' settori e con una paga base particolarmente bassa, condizioni di lavoro disagiate e tali da mettere a rischio salute e sicurezza degli addetti, stipendi inferiori del 30\40%, cassa integrazione decisamente piu' bassa.

I padroni non fanno carità. se oggi si interessano ai contoterzisti lo fanno in maniera strumentale, migliorando le condizioni di vita e di lavoro di alcuni si vanno a peggiorare le retribuzioni di molti altri, decisamente piu' numerosi, si ottiene il risultato di avere un sindacato complice e partecipe alle regole del gioco.

La retorica della lotta ai contratti pirata è funzionale a questo obiettivo appena descritto, il capitale made in Italy ha capito che non sempre paga il prodotto a basso costo, la competizione inter capitalista, in questa fase di ristrutturazione e di innovazione tecnologica, va ridotta e piegata ai dettami della innovazione, innovazione che aumenterà lo sfruttamento senza ridurre l'orario di lavoro, che limiterà i diritti sindacali e sociali, il welfare stesso per favorire previdenza e sanità integrativa. I contratti pirata sono sempre esistiti e da pochi avversati, i contratti pirata del domani potrebbero essere molto piu' estesi e numerosi, magari travestiti dal rispetto delle regole, le regole della rappresentanza sancita dall'accordo del 2014 e di quello prossimo alla ratifica. Non illudiamoci sui buoni proposti dei padroni, non vogliono salvaguardare cittadini e lavoratori, la loro narrazione mira solo a cambiare le regole piegandole ai nuovi bisogni del capitale. E il primo passaggio sarà il nuovo accordo sulla rappresentanza che andrà contrastato con ogni mezzo possibile. Sarà per questo che i sindacati sono passati a limitare ulteriormente il diritto di sciopero?

Commenti