Il paese delle crescenti disuguaglianze e miserie. Parola di Bankitalia

Dovevamo attendere il rapporto di Bankitalia perchè l'opinione pubblica prendesse atto di una situazione sociale devastata con l'aumento del 23% delle persone a rischio di povertà e la crescita del 33,5 del coefficiente di Gini, lo strumento con cui si misurano le disuguaglianze.

Mentre si straparla di ripresina, di occupazione che sarebbe ripartita grazie al Jobs act, giorno dopo giorno percepiamo una realtà ben diversa, la crisi del 2008 è tutt'altro che superata, i pochi posti di lavoro creati sono in prevalenza precari o a tempo determinato, le disparità economiche aumentano sempre piu', la forbice salariale si cosi' allargata che ormai il 30% piu' ricco detiene oltre il 75% del patrimonio complessivo, anzi gran parte di quel 30% è detenuto da una percepuntuale assai piu' bassa di famiglie.

La Banca d'Italia ha condotto una indagine sulle famiglie,italiane che dal 2006 al 2014 hanno perso ininterrottamente salario, salvo poi recuperarne una esigua parte fino al 2016 anche se, dati alla mano, la perdita in percentuale rispetto al 2006 è ancora di 11 punti.

La ricerca è di facile lettura e reperibile sul web (http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/indagine-famiglie/bil-fam2016/Statistiche_IBF_20180312.pdf), fotografa un paese con sempre maggiori e inconciliabili disuguaglianze, con le famiglie meridionali in grave crisi economica  e  a tal riguardo rinviamo a quanto scritto sul ripristino della gabbie salariali proprio nel sud Italia (https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.it/2018/03/le-gabbie-salariali-non-sono-mai-morte.html) che vorrebbero presentare come soluzione al problema.

La disguaglianza di reddito colpisce duramente nel Sud e le famiglie migranti ma anche i monoredditi, è decisamente cresciuta nel Nord ma resta a livelli impressionabili nel Sud Italia. Una povertà che colpisce soprattutto gli under 45 anni, la ricchezza al netto delle famiglie italiane è in continua decrescita da 10 anni a questa parte, i risparmi degli anni precedenti si sono consumati , o fortemente ridotti, per far fronte alla mancanza di lavoro, al reddito insufficiente derivante dagli ammortizzatori sociali o dal part time, il prezzo delle case è fortemente diminuito e cosi'  ha perso sempre piu' valore l'investimento patrimoniale privilegiato dell'italiano (l'acquisto della casa).

In picchiata i redditi dei lavoratori autonomi, in calo anche i pensionati in virtu' del calcolo della previdenza secondo il sistema contributivo, in forte crisi i redditi da lavoro dipendente.
In questa situazione di crisi non si capisce come sia possibile la diminuzione dell'indebitamento delle famiglie italiane, se circolano meno soldi, se il lavoro latita, se i costi della vita aumentano come è possibile questo trend negativo?

 Bankitalia non lo dice ma è facile fornire una spiegazione:gli istituti di credito forniscono sempre meno prestiti perchè i richiedenti non presentano credenziali sufficienti alla erogazione delle somme richieste, insomma in presenza di rischio  di insolvenza non si presta denaro.

Colpisce il fatto che la media di reddito annuo sia praticamente invariata da anni e continui ad essere comunque piu' bassa di quella dell 2006, un dato inequivocabile a dimostrare la inesistenza della ripresa che si voleva far credere prodotta dal jobs act e dall'aumento dell'età pensionabile.
Interminabili sequele di bufale smentite da semplici statistiche a fotografare un paese con disuguaglianze sociali ed economiche sempre piu' marcate

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