Le politiche attive e la retorica padronale

Chiamano politiche attive tutte quelle misure, o programmi\incentivi,  finalizzate all'inserimento, o reinserimento,  nel mondo del lavoro. Queste politiche in Ue sono molto sviluppate al contrario del nostro paese dove la scellerata Riforma Del Rio ha distrutto gli uffici provinciali del lavoro. Non che questi uffici funzionassero proprio bene, ma l'idea di Del Rio era un'altra ossia distruggere le Province e con esse innumerevoli competenze da destinare a soggetti privati (la Riforma della Costituzione serviva anche a tal scopo...).

 In Italia solo il 2% dei fondi è destinato  ai servizi per il lavoro stando all' Osservatorio dei Consulenti del lavoro "che ha calcolato in 28,9 miliardi la spesa complessiva sostenuta dal nostro Paese nel 2015  per le politiche del lavoro (l’1,75% del Pil)". Ma il 75% di queste somme sono destinate alle cosiddette politiche passive, ossia alle misure economiche a sostegno dei disoccupati, insomma gli ammortizzatori sociali.

 I padroni da mesi stanno ricordando a Governi e Governatori che bisogna invertire la spesa, piu' soldi alle imprese per favorire l'inserimento nel mondo del lavoro riducendo al contempo le misure di sostegno a chi rimane senza una occupazione  (a tal riguardo rinviamo a http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-08-19/politiche-passive-spesa-ancora-record-081102.shtml?uuid=AELJVvEC ).

 L'obiettivo dei padroni è di fatto continuare sulla strada degli sgravi e dei finanziamenti a fondo perduto, a loro della ricollocazione di chi perde lavoro interessa ben poco, vogliono avere un mercato di forza lavoro formata e pronta per l'utilizzo. Ma il problema sta proprio nella formazione, una ipotesi potrebbe essere quella di farla gestire direttamente alle aziende, ovviamente previo finanziamento con i soldi pubblici. Altra misura sarebbe quella di utilizzare gli ammortizzatori sociali in caso di crisi aziendale per riqualificare il personale in esubero e ricollocarlo altrove .

Ad oggi sono 9mila i dipendenti dei centri per l’impiego pubblici, un umero ridicolo rispetto agli impiegati in Germania , paese che spende 11 miliardi di euro (per le politiche attive) o rispetto alla Francia (che spende la metà della Germania  ma decisamente di piu' dei 750 milioni di euro italiani). L'Italia quindi spende ben poco per le politiche attive, in rapporto al suo Pil e nel rispetto delle percentuali europee dovrebbe arrivare a 3,5 miliardi di euro. Sta qui il problema, la spesa va ridefinita e gli appetiti sono innumerevoli, voraci appetiti che si muovono attorno alla riqualificazione del personale, alla formazione, alle politiche di inserimento.

 Nessuno racconta che la politica industriale italiana è stata sempre contraddittoria, i padroni hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per superare situazioni di crisi, il tanto vituperato aiuto statale è stato invocato a viva voce per coprire la incapacità delle imprese di innovarsi e risultare competitive. La colpa della mancata competitività è stata erroneamente attribuita al costo del lavoro e al ruolo dei sindacati, mai che qualcuno ricordasse i vizi e i ritardi aziendali.

E' proprio in questo scenario che si muove la questione del reddito di cittadinanza o un'altra misura di lotta alla povertà  come il reddito di inclusione (Rei) che va a sostituire il vecchio sostegno per l’inclusione attiva (Sia). Da alcuni anni l'assegno di disoccupazione è stato sostituito dalla Naspi,gli ammortizzatori sociali della Fornero non riescono a coprire la platea dei soggetti bisognosi,  l'assegno di ricollocazione da quest'anno va anche ai lavoratori in Cigs delle aziende in crisi.

Gli ammortizzatori sociali sono quindi inadeguati e insufficienti ma l'obiettivo è un altro ossia piegare ogni ammortizzatore sociale alle esigenze aziendali, le stesse aziende che per anni hanno delocalizzato produzioni e fatto ricorso strumentalmente ai soldi pubblici degli ammortizzatori sociali, un po' per coprire la loro incapacità di innovazione.  Partiamo da queste considerazioni prima di parlare di politiche attive e passive, in caso contrario finiremo preda dei soliti appetiti padronali.

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