Avvertenze e priorità padronali nella domenica del voto

Una lunga giornata , quella del 4 Marzo, al termine della quale potrebbe essere cocente la delusione nello scoprire un paese decisamente spostato a destra.

Al di là dei risultati e degli scenari governativi, sarà il caso di pensare da subito a cosa fare per tutelare gli interessi delle classi sociali meno abbienti, non parliamo di rappresentanza ma piuttosto di organizzazione di una classe sempre piu' frammentata. Regna la confusione per svariati motivi, non ultimo il fatto che le analisi sono o sbagliate o funzionali a singole aree politico\sociali, la logica del tanto meglio tanto peggio o le manifestazioni finite con decine di denunciati non sono sempre espressione del conflitto. Non saremo noi a dire come scendere in piazza, l'obiettivo resta quello di portarci sempre piu' uomini e donne e per raggiungere tale obiettivo non è facile costruire percorsi condivisi e di lunga durata, incanalare rabbia, delusione e critica verso una prospettiva di cambiamento tanto reale quanto radicale.

I prossimi mesi saranno densi di novità, vogliono creare le condizioni per tutelare al meglio gli interessi padronali, lo faranno senza esclusioni di colpi, senza perdere occasione alcuna per distribuire contentini e occasioni ghiotte per addomesticare le forze sociali. I padroni non parlano mai un linguaggio esplicito, non veranno certo a raccontare del saggio di profitto o di plusvalore, per esempio indicano al futuro esecutivo la priorità di "completare le riforme e gli interventi di politica industriale varati negli ultimi anni: Jobs Act, Industria 4.0 e Legge Fornero, riforma del diritto di sciopero e della rappresentanza"

Sulla rappresentanza, tra pochi giorni, conosceremo il testo dell'accordo già sottoscritto e di cui abbiamo parlato.

Salti nel buio non saranno graditi e per salti si intendono tutte le decisioni che vadano in direzione opposta agli sgravi fiscali, all'aumento dello sfruttamento e dell'età pensionabile, agli sgravi delle imprese, a politiche di moderata austerità che permettano il lento saccheggio del welfare.

Per costruire una opposizione duratura ed efficace dobbiamo partire da questi punti imprescindibili per i padroni che dicono con estrema chiarezza che l'aumento dell'età pensionabile, la performance, pensioni e sanità integrative sono funzionali ai loro profitti. Sarebbe un primo segnale di radicale rottura con i padroni non assumere i loro linguaggi, rifiutare in toto i concetti di competitività, performance, produttività, austerità, rifiutare il lavoro gratuito e le tutele crescenti che poi le tutele vere e proprie le hanno distrutte giorno dopo giorno.

Superare la crisi, allontanare la paura ci dicono i padroni, ma la sola paura che abbiamo è di non arrivare a fine mese, di restare senza una pensione dignitosa, di vedere i giovani costretti a lavorare gratuitamente o intere famiglie a rinunciare alle cure, alle spese sanitarie e per la educazione perchè inaccessibili al loro potere di acquisto. Rovesciare allora il punto di vista padronale senza cadere nella retorica della sinistra e della destra, chiunque persegua le politiche di austerità, feroce o temperata che sia, è un nostro acerrimo nemico, persegue interessi antitetici ai nostri. Ma noi chi siamo? Per noi intendiamo le classi sociali meno abbienti che sovente hanno un livello di coscienza assolutamente inadeguato alla fase e alla tutela dei loro bisogni, cedono ai ricatti e alle lusinghe del razzismo e delle politiche xenofobe e securitarie, subiscono la supremazia culturale ed ideologica del padrone, quella supremazia che invoca una nuova spending review per far crescere il Pil, chiede l'abbattimento del debito (privato ma trasformato sapientemente in debito pubblico perchè sul pubblico hanno scaricato oneri e processi di ristrutturazione), la fine del diritto del lavoro e tagli poderosi alla pubblica amministrazione asservendola alle imprese.

Qualche tempo fa leggevamo una nota del presidente di Farmindustria, il signore chiedeva di non tornare alla politica dei tagli alla spesa farmaceutica del passato, noi chiediamo qualcosa di ben diverso: non spesa farmaceutica per i profitti delle imprese ma servizi socio sanitari pubblici ed efficienti, l'esatto contrario di quanto accade ormai da anni. La sanità pubblica non funziona da anni, la colpa non è dei lavoratori ma di quanti hanno banchettato sulla sua pelle tra spending review e privato in convenzione, un servizio pubblico se diventa insufficiente e inefficace alla fine perde di credibilità. Bisogna partire da qui per restuiture forza alla sanità pubblica e ai suoi operatori.

Solo rovesciando il piano del ragionamento impostoci da anni, solo cambiando radicalmente le modalità sindacali, sociali e politiche riusciremo a contrapporci concretamente al disegno padronale. Sta qui la vera sfida del dopo elezioni.

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