Fermare la violenza contro i popoli indigeni e le comunità rurali

 MILLE FIRME DALL’ITALIA? SI PUÓ. E ANCHE ANDARE OLTRE!

Ieri mattina attivando il computer ho trovato per prima cosa una mail con allegata una dichiarazione redatta dai rappresentanti di una ventina di popoli indigeni messicani con la richiesta di sottoscriverla e di raccogliere altre firme. La dichiarazione, che è in allegato, è un po’ lunga perché dettagliata ma spero che questo non vi scoraggi.

A inviarla era stata un’amica messicana, Ana Valadez, cui è stato assegnato il compito di organizzare la diffusione e la raccolta di firme a livello internazionale.

Con Ana, militante con sangue indigeno, Brunella ed io abbiamo una solidissima amicizia da circa trent’anni e ne conosco bene l’acuta intelligenza, la lucidità di analisi, e la profonda solidarietà col suo e con gli altri popoli sotto attacco dalla “civiltà”.

In risposta a una mia mail di conferma di ricezione della dichiarazione in cui le ho chiesto della sua situazione mi scrive: <<Grazie per la risposta. Sto bene, sono un po' solo in Chiapas, le reti di sostegno sono diminuite, i tempi difficili con le mafie per criminalizzarle hanno fatto sì che molte persone se ne andassero da qui in cerca di un posto più tranquillo dove vivere, giustamente. Ci sono giorni in cui sembra che non ci sia futuro per molte persone che hanno dovuto lasciare le loro comunità per preservare la loro vita. Ci sono migliaia di sfollati e una lunga storia di persone che migrano in Guatemala, osa che non ha precedenti ìì, e questo la dice lunga su ciò che il Messico ha cessato di essere, un luogo di vita.

Un governo che non è di sinistra ma di un liberalismo un po' nazionalista inconsistente ha causato una grande smobilitazione organizzativa. Il mondo contadino rurale è stato fortemente influenzato dalla criminalità e la trasformazione di qualcosa di fondamentale che è il consenso agrario collettivo, e la demolizione di organizzazioni molto importanti che contenevano la politica neoliberista nelle campagne. Tuttavia, siamo arrivati a 30 anni di zapatismo, con molte difficoltà ma con il grande successo di far vivere una generazione di uomini e donne con la propria opinione e comunitarismo.

Abbiamo avuto un anno di revisione di quella lotta, e di riconvalida di ciò che è stata e ha significato per il Messico e il mondo.>>

 

Se questo messaggio, che sto inviando a numerosi indirizzi, in parte raccolti da altre liste sul web, vi disturba, cancellatelo e accettate le mie scuse, anche perché potreste riceverlo in più copie.

Se lo condividete, sottoscrivete la dichiarazione inviandomi nome e cognome oltre a comune di residenza (es.: Aldo Zanchetta, Capannori). Provvederò a riunirli e inoltrarli.

Se vi sentite solidalmente coinvolti raccogliete altre firme fra familiari, parenti ed amici e inviateceli in pacchetto (per rendere gestibile il lavoro di raccolta) possibilmente entro 5 giorni (ma è possibile ovviamente ìnviarne successivamente un secondo). Vorrei infatti far sentire rapidamente la nostra solidarietà.

È efficace raccogliere queste firme? Sì!

In primo luogo aiuta coloro che le richiedono a non sentirsi soli in una difficile resistenza ignorata. Questo è psicologicamente assai importante.

Se il numero delle firme è consistente, questo può influenzare i governi che non amano sentirsi squalificati dall’opinione pubblica a livello internazionale.

Infine può aiutare gli stessi firmatari a sentirsi parte di una comunità e sensibilizzarli a seguire gli avvenimenti specifici.

Il vecchio governo messicano ha passato le funzioni al nuovo il 3  di settembre presieduto dall’ex sindaco di Città del Messico Claudia Sheinbaum Pardo. L’ormai ex-presidente Andres Manuel Lopez Obrador, eletto sei anni orsono,  aveva suscitato false speranze sotto l’etichetta del “social-liberismo”.  La sua politica verso i popoli indigeni è stata caratterizzata da ambiguo paternalismo caratterizzato da grandi progetti minerari distruttivi dei territori nonché da un grande progetto turistico, il “tren maya”, una linea ferroviaria che solca per 1544 km le grandi foreste dello Yucatan e di altri 4 Stati del sud del Mexico ferendole mortalmente oltre che con la linea ferroviaria con insediamenti turistici nei punti ove essa tocca le principali rovine delle città maya, sconvolgendo la vita di intere comunità. La sua politica di divisione e aggressione delle comunità resistenti al progetto ha come rovescio una grande tolleranza verso i “cartelli” del narcotraffico tanto da far dubitare di effettive connivenze.

Aldo Zanchetta


Fermare la violenza contro i popoli indigeni e le comunità rurali

 

Noi popoli maya, tseltal, ch'ol, chuj, lacandón, zoque, mam, ikoot, ayuuk, chinanteco, bene gula, nahua, me'phaa, hñähñu, wixarika, rarámuri, yaqui, insieme ad organizzazioni, collettivi e movimenti sociali, che difendiamo i nostri territori e i nostri modi di vivere contadini, in diverse regioni, in 18 Stati, constatiamo che la violenza contro i popoli indigeni e le comunità rurali è cresciuta in modo allarmante ed è un elemento costante nel paese.

Nella maggior parte dei nostri territori, i cartelli criminali sono diventati la più grande minaccia alle nostre possibilità di esistenza e ai nostri beni naturali. I cartelli hanno un potere politico molto forte, operano sempre in chiave contro-insurrezionale e negano l'autodeterminazione e l'autonomia dei popoli e delle comunità indigene.

Con intensità diversa a seconda dei diversi momenti, i cartelli agiscono nelle nostre comunità e nei nostri territori:

 

In questo momento il Chiapas sta bruciando a causa della violenza, le comunità della Zona Fronteriza, della Selva Lacandona, di La Frailesca, di Los Altos, sono state distrutte dai cartelli del crimine organizzato per imporre il controllo sui territori indigeni e sulla popolazione.

In questi territori occupati, i cartelli operano spesso in collegamento con gruppi o capi locali che conoscono la gente e la regione, sfruttano le miniere, tagliano clandestinamente e indiscriminatamente la foresta, esigono il pagamento di tributi, costringono giovani e adulti a entrare nelle loro fila per partecipare con loro a tutte le attività criminali e persino per assassinare i propri fratelli. Costringono le donne a dar loro da mangiare e a soddisfare i loro capricci. Installano posti di blocco e decidono chi entra e chi esce, controllano l'approvvigionamento dei prodotti di base e ne impediscono l’accesso ai capoluoghi municipali.

Minacciano, picchiano e uccidono coloro che non vogliono obbedire ai loro ordini, e hanno compiuto massacri e omicidi di difensori dei diritti umani e di gente innocente, in modo tale che intere comunità o singoli individui devono andare in esilio per salvare la propria vita, lasciando le proprie case, gli animali, i raccolti e tutti i propri averi.

Gli sfollati si rifugiano in comunità vicine, nelle città vicine e persino in comunità del Guatemala. Ricorrendo al terrore, i cartelli sgomberano i territori per usarli a proprio esclusivo vantaggio, per il traffico di persone, droga, armi, ecc.

In varie regioni degli Stati di Chihuahua, Nayarit, Jalisco, Guerrero, Michoacán, Morelos, Chiapas, Puebla, le organizzazioni criminali si impadroniscono delle risorse naturali delle comunità, distruggono le foreste e le incendiano, sfruttano le miniere, rubano combustibili, si impadroniscono dell’acqua, costringono la popolazione a difenderle e utilizzano le persone come scudi umani contro i loro nemici.

A volte attaccano le comunità con i droni per ore, come a Ostula, Michoacán, uccidono le autorità, affrontano le guardie indigene delle comunità e fanno scomparire i loro difensori per impadronirsi dei loro territori.

Tutto questo avviene sotto gli occhi delle autorità statali, in luoghi vicini alle caserme dell'Esercito o della Guardia Nazionale che non intervengono, nonostante le richieste di aiuto da parte della popolazione.

Le autorità statali e federali minimizzano la violenza o incolpano i popoli che la subiscono, senza ammettere il proprio fallimento di fronte alla principale responsabilità dello Stato, che è quella di garantire la sicurezza della popolazione.

 

I megaprogetti promossi dal governo, come il Corridoio Interoceanico, il Treno erroneamente chiamato Maya, il Progetto Integrale Morelos, situati nei territori dei popoli indigeni, vengono sviluppati senza il loro consenso. Poiché sono classificati come di sicurezza nazionale, sono stati esentati dall’osservanza delle regolamentazioni, e alla popolazione è impedito di esercitare i propri diritti.

 

Il cosiddetto Treno Maya espropria il popolo Maya delle sue terre e delle sue risorse naturali, favorisce la speculazione immobiliare, l'accaparramento di terre per il turismo, l'agroindustria e l'urbanizzazione. Taglia a metà le comunità, disbosca migliaia di ettari di foresta, danneggia grotte e cenotes [conche naturali con acqua sotterranea, filtrata attraverso depositi calcarei, che fanno parte del patrimonio culturale e sacrale della penisola dello Yucatan - ndt], inquina le falde acquifere, distrugge resti archeologici. 

Le opposizioni attraverso processi legali hanno incontrato decine di ostacoli, e sebbene le ingiunzioni e le sospensioni siano state ottenute legalmente, lo Stato le viola, i lavori continuano e causano ecocidio – dietro lo scudo di una consultazione indigena truccata – in una delle foreste meglio conservate del Messico.

Il devastante giga-progetto del Corridoio Interoceanico, che riunisce una serie di megaprogetti estrattivi, agro-industriali, energetici e di impiantistica minaccia la cultura e il tessuto sociale di 13 popoli indigeni e del popolo afro-messicano, mettendo a serio rischio la natura di una delle regioni più ricche di biodiversità del Messico. 

Gli oppositori del Corridoio Interoceanico sono stati criminalizzati e repressi per aver difeso le loro terre contro l'imposizione di diversi progetti infrastrutturali come i poli di sviluppo, l'ampliamento del frangiflutti di Salina Cruz, le centrali eoliche e solari, i diritti di passaggio, ecc. Il controllo del territorio del Corridoio Interoceanico (comprese le sue sezioni Z, FA, K e G) è oggetto di sanguinosa disputa da parte dei cartelli CS e CJNG.

Samir Flores Soberanes, un attivista sociale nahua, è stato assassinato nel 2019 per essersi opposto al Progetto Integrale Morelos, mentre i suoi compagni sono stati imprigionati e perseguitati in tempi diversi. Questo progetto, che non è ancora stato avviato, minaccia la salute e le risorse vitali (come il fiume Cuautla) di un villaggio dedito all’agricoltura e all'allevamento.

Miniere, dighe idroelettriche, centrali eoliche e fotovoltaiche, sfruttamento di idrocarburi e altri progetti estrattivi sconvolgono la vita delle comunità. L'opposizione a questi progetti viene affrontata dallo Stato creando divisioni nelle comunità, distribuendo servizi sociali o lasciando agire la criminalità organizzata, spesso collegata anche agli interessi delle imprese concessionarie.

La violenza viene esercitata anche a partire dai progetti agroindustriali che competono con le coltivazioni tradizionali (la milpa) dei contadini e con gli apicoltori. Serre di bacche, frutteti di avocado, ortaggi da esportazione, mega-allevamenti di maiali, bovini e polli, piantagioni di soia transgenica, non solo si accaparrano della terra distruggendo la foresta o i boschi per insediarvisi, ma monopolizzano anche l'acqua in modo formalmente legale attraverso concessioni che vengono concesse da Conagua – mentre ai contadini sono negate – o in maniera illegale con la deviazione delle correnti di fiumi, ruscelli o sorgenti, la costruzione di pozzi profondi e serbatoi di acqua senza licenza, il prelievo acqua da dighe e laghi. Usano anche il bombardamento delle nuvole con cannoni antigrandine per allontanare la pioggia. 

L'uso di agrotossici avvelena le colture, gli alveari e le popolazioni che vivono nei dintorni, e i rifiuti tossici delle fattorie inquinano fiumi e cenotes e avvelenano l'ambiente. L'inondazione di tecnologie digitali per l'agricoltura implica dipendenza, spionaggio e un maggiore saccheggio di minerali, terra e acqua.

Le manifestazioni sociali sono state criminalizzate dal governo, mentre il dominio del crimine organizzato si è ampliato e rimane impunito. Gli interessi delle imprese sono stati tutelati e le loro violazioni ambientali e sociali sono state tollerate. Le pene in anni di carcere o gli importi di risarcimento danni per chi resiste sono enormi e sproporzionati e hanno lo scopo di punire e dissuadere dall'organizzarsi coloro che difendono i propri territori e si oppongono all'espropriazione.

La riforma indigena che probabilmente sarà approvata nel pacchetto di 20 riforme presentate dal presidente della repubblica non ha nulla a che vedere con gli accordi di San Andrés [stabiliti fra comunità zapatiste e governo e da questo mai applicate – ndt] né con l'iniziativa concordata nei forum convocati dall'INPI [Istituto Nazionale dei Popoli Indigeni]. Si tratta di una riforma insignificante che non riguarda i diritti fondamentali che i popoli indigeni rivendicano, come il diritto al territorio o alla rappresentanza politica al di fuori del sistema partitico.

Le promesse che questo governo, che sta giungendo alla fine del mandato [gennaio 2025 – ndt] ha fatto ai popoli indigeni non sono state mantenute. Al contrario, l'invasione dei nostri territori è cresciuta in modo allarmante, amplificando la portata dei cartelli del crimine organizzato.

Pertanto:

 

• Chiediamo che lo Stato messicano ottemperi alla sua responsabilità fondamentale di garantire la sicurezza a tutti i popoli indigeni e alle comunità rurali che ha lasciato in balia del crimine organizzato.

• Chiediamo il rispetto dei territori indigeni e contadini, dei loro accordi assembleari e della loro auto-determinazione.

• Denunciamo la criminalizzazione delle resistenze e dei movimenti sociali, dei loro leader e dei difensori dei diritti umani e del territorio.

• Ci uniamo alla richiesta delle madri e dei padri dei 43 studenti di Ayotzinapa perché ricompaiano vivi, e a quella delle altre centinaia di migliaia di scomparsi nel paese.

• Chiediamo che si faccia luce sull'omicidio di Samir Flores Soberanes e degli altri difensori del territorio: 102 assassinati e diverse migliaia di scomparsi solo durante questo mandato di sei anni.

• Esigiamo che si dimostri che Vicente Suástegui Muñoz, del Cecop (Consejo de Ejidos y Comunidades Opositoras a la presa la Parota), e Sergio Rivera Hernández, della Sierra Negra di Puebla, sono ancora in vita.

• Rifiutiamo le condanne ingiustificate e le pene sproporzionate inflitte a combattenti e difensori del territorio indigeno come David Hernández dell'APIIDTT (Asamblea de Pueblos del Istmo en Defensa de la Tierra y el Territorio) per aver difeso le terre di uso comune della comunità di San Blas Atempa, espropriate per insediare un poligono di sviluppo del Corridoio Interoceanico.

• Ci opponiamo agli ingiusti mandati di arresto emessi contro 17 membri dell'APIIDTT e 16 membri dell'UCIZONI (Unión de Comunidades Indígenas de la Zona Norte del Istmo) per essersi opposti alle opere del Corridoio Interoceanico nei loro territori.

• Respingiamo i 161 mandati d'arresto ingiustamente emessi contro i residenti di San Mateo del Mar e chiediamo la loro cancellazione definitiva, così come il ristabilimento della pace nei termini della Commissione di Pace.

• Ripudiamo l'assassinio, perpetrato dalla Forza Civile di Veracruz, dei difensori dell'acqua e dell'ambiente Jorge e Alberto Cortina Vázquez, che si opponevano all’impresa Granjas Carroll. Respingiamo le denunce penali contro 8 contadini del Movimiento de la Cuenca Libres Oriental, di Puebla, e condanniamo la criminalizzazione del diritto di protestare.

• e delle centinaia di migliaia di scomparsi nel paese, molti dei quali difensori del territorio e attivisti sociali.

• Denunciamo la grave situazione di violenza nella Selva Lacandona e negli Altopiani del Chiapas, dove i cartelli della droga cercano di stabilire il loro dominio, imponendo lo spostamento forzato della popolazione che rifiuta di essere reclutata.

• Denunciamo e ripudiamo la gravissima situazione vissuta dalla popolazione a Frontera Comalapa, Amatenango de la Frontera, Chicomuselo, La Concordia, El Porvenir, Motozintla, Bejucal de Ocampo, Bella Vista, Siltepec, Mazapa de Madero, Monte Cristo de Guerrero, Ángel Albino Corzo (Jaltenango), La Grandeza, Niquivil, Pablo L. Sidar, Las Chicharras, Chiapas, dove i cartelli in conflitto fra loro hanno bloccato le strade e hanno reclutato con la forza una grande percentuale della popolazione per costringerla a partecipare alle loro attività. Dallo scorso maggio si sono verificati massacri e omicidi di innocenti perché si erano opposti ai cartelli, e da 15 giorni gli scontri tra gruppi criminali si sono intensificati e la popolazione ne ha subìto le conseguenze. 

Questa violenza estrema ha costretto le persone a lasciare le proprie comunità per cercare rifugio e salvare la propria vita, anche presso comunità del Guatemala. Chiediamo che i governi federale e statale pongano immediatamente fine alla violenza in Chiapas e ristabiliscano la pace in quei territori indigeni. 

Aderiamo all'azione urgente: La disputa sul controllo dei territori in Chiapas e l'azione poco efficace del governo messicano mette a rischio imminente la vita e la sicurezza di migliaia di famiglie, intrapresa dal Colectivo de Monitoreo [monitoraggio] Frontera Sur e da 80 organizzazioni della società civile (https://radiozapatista.org/?p=48570). Aderiamo inoltre al comunicato della Rete Todos los Derechos para Tod@s e di varie altre organizzazioni: A rischio la vita e l'integrità della popolazione civile in Chiapas (https://redtdt.org.mx/archivos/19027).

 

Nonostante questo contesto di invasione ed espropriazione dei nostri territori, noi popoli indigeni e comunità rurali resistiamo e rafforziamo la nostra identità. Proteggiamo la proprietà sociale delle nostre terre ed elaboriamo i nostri statuti ejidali [riguardanti le porzioni di territorio ad uso collettivo assegnate dallo Stato a singole comunità indigene o contadine - ndt] e comunali, manteniamo le nostre assemblee e i nostri cargos comunitari [incarichi affidati a rotazione ai membri della comunità – ndt]. Istituiamo agenti e guardie comunitarie, per la nostra sicurezza. Promuoviamo il lavoro collettivo solidale, pratichiamo la nostra agricoltura contadina, l'apicoltura e il piccolo allevamento. Ci prendiamo cura dei nostri semi, di sorgenti, cenotes, laghi, lagune, fiumi, spiagge, montagne, boschi e foreste, vigiliamo e proteggiamo il nostro territorio. Celebriamo le nostre feste e i nostri riti.

Conserviamo la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra identità.

Siamo popoli nativi che abitavano questo territorio prima dell'esistenza dello stato-nazione. Siamo popoli, comunità e quartieri con un altro progetto di futuro e di Nazione. Esigiamo la fine immediata delle violenze contro di noi e il rispetto dei nostri territori.

 

Messico, 1 agosto 2024

 

Chiapas – Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas; Colectivo de Defensores del Territorio en la Región Sierra Fronteriza de Chiapas; DESMI; Salud y Desarrollo Comunitario (SADEC); ZODEVITE; Coordinación Regional Bachajón por la Defensa del Territorio Chilón Chiapas del Congreso Nacional Indígena; Organización de Agricultores Biológicos; Los Lagos de Colores; Instancia Pastoral de la Madre Tierra; Chihuahua – SINE-COMUNARR; Ciudad de México – Organización de Interpretes y Traductores en Servicios Comunitarios A.C.; Centro de Estudios para el Cambio en el Campo Mexicano; Maderas del Pueblo del Sureste AC; Colima – Unidos por Armería; Estado de México – 26 de agosto de 1972, San Pedro Atlapulco, Estado de México; Guerrero – Tlachinollan; Jalisco – Colectivo por la Autonomía; Mexicali – NCCP Mexicali; Morelos – Jorge Velázquez Escalvazeta; Asamblea de la resistencia Amilcingo, Morelos; Casa Tecmilco; Oaxaca – CEDIAO; Yunhiz Espacio Alternativo; Colectivo Matza de San Miguel Chimalapa; UCIZONI; Comisión de Paz y Concordia de la Nación Ikoot; Servicios del Pueblo Mixe; Asamblea de los Pueblos Indígenas del Istmo en Defensa de la Tierra y el Territorio – APIIDTT; Centro de Derechos Humanos -  spacios para la Defensa, el Florecimiento y Apoyo Comunitario (CDH-ESPADAC); Mujeres de Lachatao en defensa de la tierra y territorio; UNOSJO; Guardianes del Mar de San Mateo del Mar; Mungier Ndyuck (defensores del mar) San Dionisio del Mar; Comité por la Defensa de los Derechos Indígenas CODEDI; Puebla – Movimiento en Defensa del Agua de la Cuenca Libres Oriental; Frente de pueblos en defensa de la tierra y el agua Morelos puebla y Tlaxcala; Consejo Regional de Pueblos Originarios en Defensa del Territorio Pue-Hgo.; Quintana Roo – Colectivo de semillas Muuch' Kanan I'inaj, Bacalar, Quintana Roo; Colectivo Xa'aybej; Sonora – H. Pueblo de Loma de Bacum de la Nación Yaqui; Veracruz – Comité de Derechos Humanos de la Sierra Norte de Veracruz; Yucatán – Múuch' Xìimbal; Selvame del Tren; Colectivo de comunidades indígenas Chenes. Asociación de estudiantes e investigadores Carlos Pellicer Cámara; Colombia – Colectivo Colónbia; Descubrimiento de Europa; España – Colectivo la Tasquiva de Andalucía, España; Asamblea Plaza de los pueblos en Madrid España.

 

Gustavo Huchin; Heliodoro Huchim; Eleuterio Manuel Perfecto; Maneses Manuel Gerardo; Juan Pedro Ramos Manuel; Victorino Roribio Cruz; César Juan Antonio; Jonas Terezo Juan; Bernardino Manuel Hernández; Timoteo Modesto Leonardo; Mauricio Marcos Leonardo; Virgilio Ambrocio Lucas; Camilo Terezo Lucas; Anacleto Graciano Sixto; Héctor Juan Velasco; Ciriaco Juan Toribio; José Guadalupe Toribio Ferrer; Anastacio Terezo Ramos; Bernardo Perfecto Juan; Lucas Modesto Toribio; José de Jesús Modesto T; Delfino Marcos Leonardo; Urias González Leonardo; Jorge Terezo Manuel; Heriberto Graciano Crisanto; Artemio Juan Velasco; Oscar Juan Ramos; Hipólito Juan Agapito; José de Jesús Terezo Juan; Ubaldo Perfecto Sixto; José Ernesto Modesto Hernández; Juan Marcos Agapito; Ismael Ambrocio Ramos; Abdias Juan Caseano; Luis Terezo Manuel; Eleuterio Juan Toribio; Alfredo Juan Velasco; Osiel Juan Ramos; Joel Aquino; Víctor Aquino.



 

Commenti