Una intervista di qualche tempo fa (ma sempre attuale) a Dario FO
Le 'favole' dei
fabulatori contro le 'storie' dei potenti. Intervista a Dario Fo di Laura Tussi.
Ho
raccolto questa intervista a Dario Fo il primo gennaio del 2006 nella sua
abitazione di Porta Romana a Milano. La riproponiamo attraverso il Blog dei delegati lavoratori indipendenti
di
Laura Tussi
Intervista
a Dario Fo. Premio Nobel per la
Letteratura di cui è stato insignito il 9 Ottobre 1997. Motivazione del Premio
Nobel: "Perché, seguendo la tradizione dei
giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli
oppressi".
"Il
centrosinistra sta vivendo attualmente un momento difficile, anche perché non
decide ancora di cambiare modo di fare politica." Dall' intervista a Dario
Fo nel 2006.
Come colloca la Sua
storia di formazione di poliedrico musicista e attore e interprete rispetto al
personale impegno politico, sociale e culturale?
Bisogna
fare un salto. Da ragazzo vivevo in un paese che si chiama Portovaltravaglia
nel quale vi sono un sacco di “fabulatori”...
Dipingevo,
così d’istinto, frequentavo l’accademia e il liceo e ho frequentato anche il
politecnico senza finirlo. E a un certo punto ho deciso di recitare, ma così
proprio per liberarmi da un’angoscia che avevo. Questa angoscia era determinata
dal lavoro che stavo svolgendo in quel momento. Facevo il tirapiedi, ossia chi
realizza i progetti per gli architetti. Mi sono accorto che c’era del marcio e
ho deciso di provare a fare l’attore per liberarmi da questa angoscia che mi
era venuta. E di lì è partita questa mia carriera, questa mia vita. La base era
quella della satira perché i “fabulatori” raccontano sempre in forma satirica.
L’impegno politico era determinato dal fatto che sentivo proprio nel dopoguerra
soprattutto, questa importanza di agire, di dire la verità. Venivamo dal
fascismo che era tutta una menzogna, retorica. Allora capovolgere la situazione
in cui stavamo culturalmente, era necessario per trovare una forma di cultura
alternativa soprattutto nel senso della collettività, della solidarietà.
E
da qui lanciare invettive contro coloro che mentono, che corrompono, che
raccontano “storie” è stato inevitabile ed ho continuato così. Poi ho trovato
Franca. Franca è davvero importante perché è una donna che ha sempre portato
avanti un certo impegno politico straordinario, anche sociale, civile, morale,
etico e soprattutto umano.
Come può il centro
sinistra far fronte alle nuove ed incombenti sfide dettate da una società e da
un mondo sempre più globalizzanti, segnati da diversità multiculturali e dalla
coesistenza di variegate culture e differenti modi di essere e di pensare?
Il
centrosinistra sta vivendo attualmente un momento difficile, anche perché non
decide ancora di cambiare modo di fare politica. Il centrosinistra sta
aspettando le situazioni e cerca di cavalcarle, vive di rimessa e non di azione
diretta e questo naturalmente produce grossi guai. Per quanto mi riguarda vedo
il mio essere entrato in politica in questi giorni, questa mia gara che sto
conducendo, un intervento positivo, innovativo, per riuscire a diventare colui
che dovrà porsi in qualità di sindaco di Milano. Trovo che il centrosinistra
abbia scelto un altro candidato che dia tranquillità, che abbia una credibilità
per il fatto che viene dalla polizia, rappresenta l’ordine, è l’ex prefetto, ma
non ha un programma di trasformazione della città, di cambiamento delle
abitudini, una vera e propria strategia di rivoluzione sul piano della
conduzione del traffico, del problema dell’atmosfera, delle questioni di quali
propellenti usare, la trasformazione della planimetria della città, la
coscienza che la città diventi nella sua periferia una sequenza di isole attive
e soprattutto che abbiano un’autonomia, vale a dire l’idea di una metropoli,
con un centro legittimo, ma con delle periferie che non si riducano a ghetti
abbandonati o sovraffollati. Mi sono offerto al centrosinistra, ma ho notato
subito che non aveva nessuna intenzione di scegliere un personaggio come il
mio, perché aveva bisogno di accattivarsi la borghesia tranquilla, la borghesia
che conta, il potere e i moderati. Infatti mi sono presentato anche sul mio
sito come “non moderato”. Con i moderati non si va avanti, si rimane sempre in
una stasi, in una semitranquillità, in verità i moderati sono coloro che
frenano ogni espressione di trasformazione della società, di tensione dal
basso. Esiste tutta un’area di giovani con l’ondata di Nanni Moretti che per
fortuna crede nei non moderati. Moretti disse “con quella gente là non
arriverete mai al potere” e se ci si arriva, si arriva ad un potere blando, di
connivenze e di corruzioni, per esempio con l’Unipol che si pone sullo stesso
piano dei ladroni antichi che cercano di far cassetta e dietro si trovano
politici, non sono isolati, non c’è un capro espiatorio, è coinvolta quasi
tutta la direzione dei democratici di sinistra.
Le ultime guerre in medio
oriente fanno intravedere diverse tipologie di dittatura capitalista. Quali ne
sono le caratteristiche e le negatività più salienti?
Queste
nazioni sono governate da dei regnanti che oltretutto adesso hanno il petrolio
e quindi impongono la loro forza e potenza, appoggiati dall’America e dalla
Nato, quasi sempre, che poi ogni tanto si ricorda che esiste la democrazia,
quando questi personaggi non sono più utili o sono dannosi alla propria
conduzione. Quindi il problema è togliere questa logica a cui devono pensare
anche gli americani oltre che gli europei.
La Shoah ha precipitato
l’umanità verso un abietto declino. Cosa occorre attualmente per esorcizzare
ogni spettro di genocidio, stillicidio, di conflitto armato e di negazione di
ogni tipologia di diversità all’interno del tessuto sociale? Esistono strategie
politiche certe e determinate da parte dei partiti progressisti per far fronte
a queste terribili evenienze?
Quando
si è creato lo Stato di Israele, l’Inghilterra addirittura sovvenzionava gli
arabi perché bloccassero l’arrivo degli ebrei, perché non volevano creare un
altro stato che avrebbe chiesto l’indipendenza e non avrebbe più potuto
dominare il territorio come voleva. In seguito, a un certo punto, come tutto il
mondo europeo e gli americani, l’Inghilterra si è messa ad appoggiare la
nascita d’Israele. Israele ha vinto la battaglia contro gli arabi, contro i
musulmani, però è andato oltre, non si è fermato solo a fare la pace, a
rispettare il regolamento, a stabilire dei confini, a cercare di avere una
terra, permettendo però anche agli altri di averla. Invece si sono verificati
degli atti di autentica sopraffazione. Tutta la ragione delle violenze che si susseguono
una dopo l’altra e questo essere così sragionevoli da pretendere di risolvere
tutto con la forza, naturalmente tutto questo ha creato reazioni a catena che
hanno portato alla nostra attualità. Adesso sembra che Israele sia sulla via
della ragione e stia accettando di restituire ai palestinesi una terra e di
farli vivere con un minimo di dignità. Sarà una via lunghissima perché intanto
si è creato un fronte grandissimo contro gli ebrei, contro lo stato di Israele,
perché lo si vede come punta dominante e mano militare degli americani, i quali
sostengono quegli stessi regimi che danno loro vantaggio soprattutto per
l’estrazione del petrolio.
Quanto la Shoah è figlia
del Cristianesimo?
Cosa
hanno combinato i cristiani in Arabia? E in tutto l’Islam? Vi erano sottesi
interessi di mercato di ricchezze in guerre che di religioso ammantavano solo
pretesti, come il pretesto di liberare il santo sepolcro. San Francesco
tornando dalla Palestina disse “credevo di dovere incitare i musulmani a fare
la pace, ma ho visto che il vero problema sono i cristiani”.
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