Il trattato contro le armi nucleari compie tre anni, ma l’Italia non lo vuole ratificare
Il trattato contro le
armi nucleari compie tre anni, ma l’Italia non lo vuole ratificare
di Laura Tussi
Il terzo anniversario del
TPAN, il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, è una ricorrenza
lieta da festeggiare, ma non in Italia. Il nostro paese infatti non l'ha mai
ratificato e conferma il suo ruolo di subalterno rispetto alle potenze militari
globali. Fa il punto della situazione la nostra Laura Tussi, in collaborazione
con Sandro Ciani, esponente ICAN di
ritorno dalla seconda conferenza degli stati parte del TPNW a New York.
Il
TPAN compie tre anni!
Una ricorrenza molto importante.
Il
22 gennaio 2024 ricorre il terzo anniversario della entrata in vigore del TPAN
- Trattato per la proibizione delle armi nucleari adottato nel 2017 in una Conferenza ONU
a New York anche grazie alla pressione dal basso di una rete internazionale
comprendente oltre 500 organizzazioni
pacifiste, insignita per questo contributo di un Premio Nobel per la pace.
La storia del trattato contro le armi
nucleari.
Lo straordinario lavoro della “Società
Civile”, che si riconosce sotto ICAN come una coalizione globale di
organizzazioni non governative (Ong), ha consentito non solo la nascita di
tale trattato nel 2017, ma anche la sua entrata in vigore il 22 gennaio del 2021.
Le
ratifiche del Trattato Onu TPNW per l'abolizione delle armi nucleari.
Le ratifiche espresse dai vari paesi sono al momento pari a 69, anche
se si attendono con fiducia ulteriori ratifiche. Questo processo di
allargamento ci avvicina sempre di più verso l’universalizzazione giuridica del
trattato, prevista nell’articolo 12, con l’obiettivo di giungere ad una effettiva
eliminazione delle armi nucleari nel mondo.
L'effetto di
stigmatizzazione della cosiddetta deterrenza nucleare.
Da subito il Trattato, valido solo per chi lo ratifica, produce
un effetto culturale e politico globale di "stigmatizzazione" della
deterrenza nucleare minandone la legittimità.
"Il Trattato produce un effetto
culturale e politico globale di “stigmatizzazione” della deterrenza nucleare
minandone la legittimità"
Basta ricordare come il tema della sicurezza legato alla deterrenza viene disinvoltamente utilizzato come
giustificazione ideologica per minacciare il nemico, imporre la propria visione
geopolitica e/o il proprio modello economico, dimenticandosi degli
inaccettabili rischi alla quale viene sottoposta l’intera umanità!
In tal senso essa si lega alla corsa agli
armamenti iniziata nel secondo dopoguerra, e ne costituisce l’impalcatura
concettuale e la giustificazione ideologica.
Rischio nucleare: la
parola d'ordine è prevenire.
Le attuali guerre in corso aumentano esponenzialmente i rischi
legati ad una eventuale guerra nucleare per errore, sabotaggio o peggio per
volontà di una delle parti: vorremmo insistere sul fatto che si tratta di
fermare non solo le guerre presenti, ma anche quelle future; infatti,
le guerre sono generalmente precedute da un periodo più o meno lungo dalla
loro preparazione. Le circa 70 guerre attualmente in corso (incluse quelle in
Ucraina ed in Palestina) avrebbero potuto essere in tal modo evitate. La parola chiave è quindi “prevenire”.
Per approfondimenti su tale tematica, viene condiviso il
seguente link:
https://www.pressenza.com/it/2023/12/la-questione-delleffettiva-eliminazione-delle-armi-nucleari/
L'esempio ineguagliabile di
disobbedienza agli ordini di Stanislav Petrov.
Ci preme ricordare una figura simbolo del possibile disastro
nucleare mondiale scongiurato nel Settembre del 1983 da Stanislav Petrov,
un uomo che ha avuto il coraggio di non rispondere ad un presunto attacco
nucleare con 5 testate nucleari da parte degli USA verso i territori dell’URSS,
rivelato da un errato allarme atomico da parte dei sistemi satellitari di
allora, salvando così tutti noi dalla catastrofe conseguente:
https://www.disarmo.org/ican/a/42117.html
L'immobilismo
italiano: una grave battuta d'arresto.
Disarmisti esigenti e Mondo senza guerre e senza violenza, come
associazioni membri di ICAN, sono impegnate, insieme ad altre associazioni
Italiane, da decenni nella campagna per la denuclearizzazione del nostro Paese e
per la ratifica del TPAN stesso; nonostante nel 2017 centinaia di parlamentari
italiani sottoscrissero il "Parliamentary Pledge" della Campagna ICAN
in favore del trattato, ad oggi si continua a registrare il rifiuto del
Parlamento ad iniziare un dibattito pubblico che porti alla sua firma e
ratifica, coinvolgendo anche la società civile nonché il corpo elettorale, la
cui maggioranza si esprime a favore del trattato.
Ad oggi si continua a registrare il
rifiuto del Parlamento a iniziare un dibattito pubblico che porti alla firma e
ratifica del trattato.
Quindi siamo ancora qui a denunciare la realtà imbarazzante e
amara della nostra classe politica che dagli anni 1980 in poi si è trasformata progressivamente
in una oligarchia partitocratica atta ad occupare oltre agli spazi della
politica istituzionale anche quelli della politica sociale, ossia delegando al
cittadino solo la possibilità di votare tramite leggi elettorali alcune delle
quali la consulta ha successivamente dichiarato incostituzionali (come il
Porcellum e l’Italicum).
Sono ricordi lontani i dinieghi di alcune figure politiche italiane
di rilievo degli anni 1970 che non permisero all’allora Presidente Kissinger di
utilizzare le basi NATO in Italia per la guerra del Kippur.
Sta salendo il livello d’allarme per la
militarizzazione del territorio italiano.
L'ombra della NATO oggi imperversa e impedisce che l'Italia
assuma una posizione autonoma, come una sorta di muro a fronte di alcuni parlamentari
e della maggioranza del nostro Paese. I firmatari che dichiararono le
preoccupazioni espresse nel Preambolo del Trattato circa le catastrofiche
conseguenze umanitarie che risulterebbero da un qualsiasi uso di armi nucleari.
L'immobilismo italiano non ci rende orgogliosi del nostro Paese.
Tale immobilismo della nostra politica internazionale non ci rende “orgogliosi” del nostro
Paese, anzi rappresenta una scandalosa vergogna, per cui ci rivolgiamo
in questo terzo anniversario a tutto il popolo italiano affinché si renda conto
del danno rappresentato dalla presenza di bombe nucleari in varie località del
nostro paese, senza che gli eventuali piani di evacuazione, legati da eventuali
incidenti nucleari, siano stati implementati e/o resi pubblici.
La nascita del TPAN/TPNW e la sua
entrata in vigore dimostrano come la società civile può ottenere risultati
straordinari.
ICAN ha previsto lo strumento dell’appello alle città: https://cities.icanw.org
Tale appello può essere raccolto da tutti gli enti nazionali
locali, inclusi i governi delle regioni: la nascita del TPNW e della sua
entrata in vigore dimostra come la società civile può ottenere risultati
straordinari. Quindi chi si sente minacciato da tali armi, contatti gli enti
locali di sua appartenenza affinché aderiscano all’appello.
Il nostro Bel Paese
dovrebbe ritrovare la sua storica ispirazione e vocazione di pace.
L’Italia, insieme all’Europa, deve tornare protagonista dei
processi di pace nel Mediterraneo abbracciando la “neutralità” come assetto
geopolitico tra le parti in conflitto: proprio l’Italia potrebbe assumere un
ruolo di primo piano ritrovando la sua naturale e storica vocazione alla pace
ed al rispetto dei diritti umani dando vita ad un nuovo umanesimo di carattere
universale, proprio come accadde in una certa misura tra il 1400 ed il 1500 con
l’Umanesimo prima ed il Rinascimento poi.
Nel mondo esistono esempi virtuosi, come
il Sud Africa, al quale l’Italia potrebbe ispirarsi.
In tal senso esistono nel mondo esempi virtuosi, come il Sud
Africa, al quale l’Italia potrebbe ispirarsi: infatti, una volta superato l’oblio
dell’Apartheid, grazie a Nelson Mandela, ha avuto il coraggio di uscire dal suo
programma legato alle armi nucleari battendosi oggi strenuamente per
l´implementazione del TPNW sia nel continente Africano che nel resto del
pianeta terra.
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