Steadfast Noon: “prove” di guerra nucleare nei cieli italiani
Steadfast Noon:
“prove” di guerra nucleare nei cieli italiani
di LAURA TUSSI
Alcuni mesi fa si è svolta ad Aviano – e in molti altri luoghi d'Italia –
Steadfast Noon, una massiccia esercitazione nucleare NATO. In un momento in cui
la tensione a livello globale sta raggiungendo picchi allarmanti, questo evento
ha sottolineato ancora una volta le criticità e le gravi discrepanze fra la
normativa – dai trattati internazionali alla stessa costituzione italiana – e
la condotta delle forze armate.
Pordenone, Friuli Venezia Giulia - È
iniziata in ottobre 2023 nella base aerea di Aviano, in provincia di Pordenone,
l’edizione 2023 di “Steadfast Noon”, l’esercitazione che la NATO organizza
annualmente per addestrare le aeronautiche militari dei paesi membri
all’impiego in un conflitto di armi nucleari. La maxi-esercitazione ha
interessato fino al 26 ottobre buona parte dell’Italia, in particolare le regioni
centro-settentrionali, la Puglia, la Sardegna, il basso Tirreno, il mar
Adriatico e la vicina Croazia.
Le aree dei “war games” sono state interdette alla
navigazione aerea; inoltre sono stati predisposti corridoi di transito per far
raggiungere ai velivoli con e senza pilota le aree operative sul Tirreno dalle
basi di Aviano e Ghedi (BS) – entrambe ospitano le testate nucleari ammodernate
B-12-61 di US Air Force –, Amendola (FG), Gioia del Colle (BA) e
Trapani-Birgi. All’esercitazione hanno partecipato tredici paesi NATO
con una sessantina di cacciabombardieri predisposti all’impiego di armi
nucleari.
LA PACE, LE ARMI
NUCLEARI E IL FRIULI VENEZIA GIULIA
Mentre la guerra mondiale “a pezzi” si amplia
dall’Ucraina alla Palestina e 22 attivisti
denunciano alla Procura la presenza illegale di armi di distruzione di massa a Ghedi e
Aviano, arriva in Friuli Venezia Giulia il test di guerra atomica per
le nuove bombe B61-12, teleguidate e a potenza variabile a mezzo del
wargame Nato “Steadfast Noon”, che si è svolto nei nostri cieli dal 16 al 26
ottobre 2023).
La Tavola per la Pace del Friuli Venezia
Giulia si è fatta interprete della legittima preoccupazione della gente in
proposito. Da un anno ormai ha chiesto ai Prefetti di Trieste e Pordenone notizie
dei piani di emergenza in caso d’incidente nucleare previsti per il porto
triestino e la base aerea friulana. Ma di questi piani non si è saputo ancora
nulla. In Italia è certezza che vi siano 100 armi nucleari nella base di Aviano
e di Ghedi. È talmente certo che ne scrivono tranquillamente anche i quotidiani
nazionali, come Il Sole 24
Ore.
L’Italia ha ratificato il 24 aprile 1975 il Trattato
di Non Proliferazione (TNP): il documento si basa sul principio che gli
Stati in possesso di armi nucleari si impegnano a non trasferire armi di tale
natura a quelli che ne sono privi, mentre questi ultimi –
Italia compresa – si obbligano a non ricevere e acquisire il controllo
diretto o indiretto di ordigni nucleari.
L’IMPIEGO DI ARMI
NUCLEARI
Nell’ambito di questo programma, gli Stati
Uniti mantengono la custodia e il controllo assoluto delle armi nucleari
presenti sul territorio italiano. Ad oggi le bombe nucleari B61 mod 3 e mod
4 sono custodite in due località, 50 presso la base aerea di Aviano e le altre
nella base di Ghedi. Gli F-16 Fighting Falcon facenti parte della 31ª Fighter
Wing statunitense hanno sede presso la base di Aviano, mentre i Panavia Tornado
del 6º Stormo Alfredo Fusco hanno sede a Ghedi.
L’Italia dal canto suo non ha firmato e
ratificato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari approvato il 7 luglio
2017 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite ed entrato in vigore il 22
gennaio 2021. Anche in assenza di questa sottoscrizione, che esplicitamente ed
automaticamente qualificherebbe come illegale la detenzione di ordigni nucleari,
la denuncia presentata a carico di ciò che sta avvenendo a Ghedi sostiene la
tesi dell’illegalità.
E infine, sempre stando alla denuncia,
mancherebbero le licenze e/o autorizzazioni all’importazione di armi visto
che l’accertata presenza sul territorio presuppone necessariamente un loro
passaggio attraverso il confine. Qualsiasi autorizzazione peraltro – si legge
nella denuncia – confliggerebbe con l’articolo 1 della legge 185/90 che recita:
“L’esportazione, l’importazione, il transito, il trasferimento intracomunitario
e l’intermediazione di materiale di armamento nonché́ la cessione delle
relative licenze di produzione e la delocalizzazione produttiva devono essere
conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia. Tali operazioni vengono
regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana
che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali”.
C’è da chiedersi come sia possibile che a fronte
dell’art. 11 della Costituzione – qui siamo nell’ambito dei principi
fondamentali – sia possibile la presenza di armi nucleari nel nostro
territorio. O la Costituzione non vale niente ed è uno straccio per darci
l’illusione di essere uno Stato civile oppure – se vale come dovrebbe, se
davvero contiene principi condivisi, voluti e reali – non si
capisce come mai nessun giudice si pronunci contro la presenza di armi nucleari
sul nostro territorio.
Per tenere se non altro la memoria allenata, riporto
qui di seguito il testo dell’art. 11 Costituzione Italiana: “L’Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri
popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di
sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra
le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a
tale scopo”.Alex Zanotelli
IL CONTESTO
INTERNAZIONALE
Nella situazione tesissima per la guerra in Ucraina e Palestina,
gravi preoccupazioni ha sollevato l’esercitazione con sottomarini e missili
intercontinentali delle forze nucleari russe, contrapposta all’esercitazione
nucleare Nato “Steadfast Noon” con le atomiche USA ad Aviano e al porto
nucleare di Trieste. L’Europa è in posizione assai delicata, con le
esercitazioni che si svolgono mentre i fronti di guerra si allargano,
rischiando di coinvolgere nuovamente Kosovo Serbia e Bosnia-Erzegovina. La
Comunità internazionale deve lavorare per garantire la fine dei conflitti,
tanto più se nucleari.
Il Friuli Venezia Giulia aveva inserito nello
Statuto non ratificato dal Parlamento nazionale la contrarietà alle armi di
distruzione di massa. Deve ora fare la propria parte, bandendo prese di
posizione manichee e costruendo una diplomazia di Pace con le Regioni dell’Alpe
Adria, anche per mezzo di una nuova Legge regionale per la Pace.
Nei giorni delle esercitazioni, al Centro
Internazionale di Fisica Teorica di Miramare ha avuto luogo il Pugwash Council Meeting per
un mondo libero dalle armi nucleari. Il Pugwash, organismo composto da fisici
da tutto il mondo che ha ricevuto il premio Nobel per la Pace, ha fornito supporto
scientifico al dialogo fra Stati per conseguire i trattati di controllo sulle
armi nucleari, stracciati ora a causa della guerra in corso.
C’è da chiedersi come sia possibile che
a fronte dell’art. 11 della Costituzione – qui siamo nell’ambito dei principi
fondamentali – sia possibile la presenza di armi nucleari nel nostro territorio
LE RISPOSTE DEI
MOVIMENTI DELLA PACE
Negli stessi giorni delle esercitazioni nucleari e del
meeting, i movimenti per la pace si sono attivati con le Prefetture per
l’ottenimento dei piani di emergenza in caso di incidente, attentato o
atto bellico alle basi di Ghedi, Aviano e al porto di Trieste. Piani che se
esistono sono secretati o risalgono a vent’anni or sono, mentre le nuova
direttiva europea e la legge nazionale ne impongono riscrittura e divulgazione.
Anche il missionario comboniano Alex Zanotelli è
intervenuto sulla recente esercitazione Nato che si è conclusa con un
pericoloso colpo di scena. Putin ha infatti organizzato una immediata
controesercitazione simulando un lancio di missili nucleari di
risposta a un attacco nucleare Nato.
Alex Zanotelli ha criticato anche Putin per aver
risposto alla Nato con una controsimulazione nucleare in grande stile: «È
incredibile che la Russia abbia risposto con un’esercitazione sempre in chiave
nucleare, tra l’altro supervisionata dallo stesso Putin, il cui obiettivo è
quello principale è proprio quello di testare la prontezza delle forze nucleari
nel rispondere a un attacco. È pazzia collettiva la nostra in un
momento in cui si rischia davvero una guerra nucleare sia nel contesto
dell’Ucraina sia nel contesto del Medio Oriente e della Palestina».
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