Ragionando attorno a separazione delle Carriere dei Magistrati e mettendo al centro della nostra critica il ddl 1660
Il ddl 1660 è in discussione in Senato dopo la rapida approvazione alla Camera. Prosegue la mobilitazione per denunciarne i contenuti autoritari ma non è ancora percepita da tante realtà che questo ddl colpisce ogni realtà conflittuale presente nel paese
Siamo davanti ad una deliberata miopia, di chi fa finta che questo ddl non segnerà una svolta autoritaria e repressiva, di quanti pensano solo all'autonomia differenziata e di coloro che guardano solo alla riforma Nordio come stravolgimento della Giustizia prevista dalla Costituzione.
Manca una visione di insieme capace di andare ben oltre i tecnicismi e gli ambiti specifici di intervento, la classica logica dei compartimenti stagni che ormai si è impossessata del dibattito politico nel nostro paese, tanta insana parzialità alla fine indebolisce anche le singole istanze, ci farà arretrare tutti\e in una sorta di girone infernale repressivo e dispotico.
Perchè è vitale superare tecnicismi e differenti approcci se vogliamo arrivare a una sintesi comune
Non si riportano le lancette della storia indietro nel tempo con il ddl 1660, al di là di un disegno strategico delle destre in materia di giustizia bisogna comprendere come si va riposizionando il ruolo dello Stato compatibilmente con l'economia di guerra e per criminalizzare sul nascere ogni forma di conflittualità. Sono consapevoli che nell'immediato futuro gli elementi di conflittualità saranno sempre più forti davanti a una crisi economica e sociale acuita dal ricorso strutturale alle guerre.
Questa è la principale obiezione da muovere a quanti, giustamente, si limitano a criticare il ddl 1660 equiparandone la portata alle leggi fascistissime di mussoliniana memoria, una critica condivisibile ma insufficiente a evidenziare la pericolosità di questo pacchetto di norme all'esame del Senato. E una visione complessiva manca ai difensori da tastiera o a tavolino della Carta Costituzionale, a quanti forse non hanno percepito che le revisioni operate in questi anni hanno trasformato la Carta stessa in una sorta di tigre di carta.
Potremmo anche aggiungere che
nel capitalismo della sorveglianza la tendenza diffusa è quella di trasformare
reati amministrativi in penali, le spiegazioni potrebbero essere molteplici e tutte valide anche limitandosi alla summa del pensiero securitario che si
traduce in pene severe e alimentando nuove fattispecie di reati.
In realtà manca una ricomposizione organica delle critiche avanzate ai processi in atto per tenere insieme le specificità di ogni
critica avanzata verso il ddl 1660 per evidenziarne la natura repressiva per instaurare, sulle ceneri dello stato di diritto o di quel poco che ne resta,
uno stato di polizia attraverso legislazioni emergenziali.
Un approccio parziale, e sotto molti aspetti
incondivisibile, è legato a una visione costituzionalista secondo la
quale le prerogative dalla Magistratura sarebbero da tempo sotto attacco da parte del
Governo e delle destre almeno fin da quando, anno 2011, il Governo
Berlusconi presentava la Riforma Alfano per attaccare l' ’unicità della
magistratura attraverso la separazione delle carriere. I critici verso le
istanze del centro destra rivendicavano l'autonomia della Magistratura dal
potere politico anche se uno sguardo critico dovrebbe indurli a chiedersi se questa autonomia negli anni settanta ed ottanta sia realmente esistita. Sarebbe poi utile qualche
riflessione sulla stagione di Manipulite e sul fatto che dopo gli anni Settanta
e ottanta non ci sia stata alcuna iniziativa per porre fine alle leggi
emergenziali e alla loro ordinarietà da considerarsi come uno sfregio alla
Carta.
Noi non siamo giuristi e quindi non abbiamo le competenze per addentrarci dentro la riforma Nordio, constatiamo tuttavia i mancati interventi dei Presidenti della Repubblica e dello
stesso CSM su innumerevoli questioni che avrebbero meritato non solo obiezioni formali ma una secca condanna proprio in difesa della
Costituzione.
La caduta del Governo Berlusconi IV impedì allora la riforma Alfano ma la destra attendeva da tempo il momento propizio per rilanciare la riforma della Costituzione e oggi, con una maggioranza blindata in Parlamento, ci sono le condizioni atte a concretizzare questo disegno sia attraverso la riforma della Giustizia che con l'autonomia differenziata.
Ma attenzione: non solo la destra ma anche il centro
sinistra guarda con grande interesse a una riforma costituzionale prova ne
siano alcune proposte presentate in Parlamento sulla separazione delle carriere
da esponenti del centro sinistra che sulla unicità della magistratura hanno
idee assai simili alla Maggioranza di governo o le premesse all'autonomia differenziata avanzate 20 anni fa dai governi di centro sinistra stessi.
Sfugge ad ogni umana comprensione che proprio separando i
giudici dai Pm si possa avere dei magistrati equilibrati, la
separazione delle funzioni e delle carriere dei magistrati è invece funzionale ad un
disegno politico e non a rendere equa la Giustizia nel suo complesso. E
ragionamenti solo tecnici non permettono di analizzare anche lo stravolgimento
del Codice penale in corso da anni, un codice per altro che la Repubblica
Italiana ereditò dal Fascismo e non volle riformare giusto a ricordare che proprio quel codice ha rappresentato il cavallo di Troia per una visione del tutto antitetica a quella del fascismo storico.
Ogni qual volta poi è stato rivisto il modello
costituzionale siamo arrivati a situazioni di non ritorno, involutive e antidemocratiche come nel caso del pareggio di bilancio.
E se l'obiettivo di separare le carriere dei Giudici fosse quello di rendere il processo penale più equo dovremmo chiederci la ragione per la quale ancora in pochi siano a contestare il ddl 1660. Solo da settori minoritari della Magistratura è arrivato un grido di allarme sul ddl 1660, la separazione delle carriere, una volta votate norme repressive a criminalizzare il conflitto sociale, trasformerà il ruolo stesso del pubblico Ministero, qualcuno a ragione ha parlato di Pm da stato di polizia
Un disegno complessivo che dalla Riforma della
magistratura e dello Stato si estende alla repressione del conflitto
Il DDL 1660 è stato analizzato meglio di noi da giuristi e riviste militanti che ne
hanno dimostrato la estrema pericolosità per la criminalizzazione delle lotte e
del conflitto sociale, interviene contro gli occupanti di casa, i migranti, gli
operai che organizzeranno manifestazioni spontanee nei luoghi di lavoro con
blocchi dei cancelli o della circolazione stradale, contro i movimenti
ambientalisti e pacifisti.
Il ddl interviene sulla questione migratoria
nell'ottica si scoraggiare il soccorso in mare intervenendo direttamente sul
codice della navigazione obbligando gli esercenti commerciali di vendere le
schede Sim solo agli stranieri in possesso del permesso di soggiorno.
Un modello sociale basato sulla repressione e sulla
mancata assunzione di responsabilità sociale verso migranti, lavoratori in
lotta per il posto di lavoro non può che alimentare nuovi reati prevedendo pene
di anni per reati di natura sociale.
Emblematico è il reato di “blocco stradale” con
tutte le aggravanti legate alla resistenza a pubblico ufficiale se avviene nel
corso di manifestazioni pubbliche organizzate contro le grandi opere o le basi
militari considerate opere di rilevanza strategica per la sicurezza nazionale.
Il diritto penale serve in questo contesto storico
come disincentivo al dissenso e al conflitto, alimenta paura e rassegnazione,
restringe gli spazi di libertà e di democrazia collettiva, di conseguenza o
siamo in grado di criticare complessivamente gli interventi legislativi del Governo,
le finalità repressive e securitarie delle stesse o ci limiteremo ad una
critica formale e sterile, tanto inefficace quanto incapace di cogliere la
posta in gioco derivante dai provvedimenti di recente e prossima adozione.
Commenti
Posta un commento