L’INCOERENZA DELLA BORGATARA MELONI
da Gramsci Oggi
“Ora la serietà politica vuole che il programma
di un partito sia effettivamente rispondente all’azione che concretamente il
partito svolge e ne rispecchi la costruzione.
Purtroppo però la lunga consuetudine colla
demagogia fascista, ha finito per introdurre nelle formazioni politiche presso
di noi l’abitudine di considerare i programmi come qualcosa di a sé stante
rispetto all’azione realmente svolta dai partiti. E naturalmente ai programmi
ci si riferisce sempre quando si vuole attrarre o persuadere.
Accade perciò che i programmi dei partiti, salvo poche
differenze, si rassomigliano molto, in quanto rispecchiano tutti i motivi di
attrattiva che comunemente si giudicano adatti a persuadere la gente a dare la
propria adesione; c’è una sorta di formulario di moda, un complesso slogan cui
difficilmente i programmi dei partiti si sentono di rinunciare.
Molti fissano oggi l’attenzione sui programmi dei
partiti; occorre invece fissare l’attenzione sulla concreta politica svolta dai
partiti, sugli atteggiamenti che essi assumono di fronte alle questioni da
risolvere giorno per giorno.” Parole scritte per l’oggi, in verità vergate da
Mario Dal Pra, fondamentale storico della filosofia (1914-1992), filosofo e
partigiano. In un articolo pubblicato da L’Unità europea, voce del movimento
federalista europeo, come dice il sottotitolo, nel n° 8, gennaio-febbraio 1945.
Certo la situazione era ben diversa, certo le spinte
politiche in quel periodo, a cavallo della fine della Seconda guerra mondiale,
erano molto forti in senso contrario, il più delle volte ma… ma questa
esortazione ci interessa anche oggi. Infatti, dovremmo porre attenzione alla
corrispondenza tra cose dette e/o scritte, i programmi, e ciò che quel partito
o forza politica effettivamente fa. La coerenza in politica non è da poco
conto.
Ed anche se una certa disinvoltura ci può descrivere
bene il livello politico, tale disinvoltura non può mai diventare
scelleratezza, così come si deve intendere la lezione di Machiavelli. Non è
possibile dire tutto ed il suo contrario solo per accaparrarsi la simpatia, i
voti, l’applauso di un uditorio. Una certa linearità si deve pretendere. Seppur
non ci si deve aspettare una tenace osservanza comportamentale. Insomma:
vischiosità, non inventiva.
Questo binomio potrebbe essere ben adatto per
determinare un giudizio sui nostri governi. Ed in special modo su quest’ultimo,
di destra, che cerca di rimanere a galla, facendo ogni giorno una dimostrazione
di sapere ben controllare una ipotetica tavola da surf.
I casi più eclatanti sono rispetto alle due guerre in
ora atto. Guerre cui noi partecipiamo, in qualche modo, e che sono in contrasto
con le norme fondamentali del nostro paese, cioè la Costituzione (articolo 11).
Numerose sono le contraddizioni del nostro esecutivo, a partire dalla questione
del fascismo.
Piaghe nazionali dovrebbero essere affrontate ma ciò
non avviene.
Neppure per quanto riguarda la politica estera le cose
marciano in coordino.
Tutti dovremmo ricordare quando Giorgia Meloni, con
accento borgataro, urlò ai “poteri forti” dell’Europa “la pacchia è finita”,
salvo ora andare a pietire un posto di visibilità per un suo
luogotenente.
Insomma, l’indicazione di Dal Pra è tuttora
validissima. Ricordarsela, da parte dell’elettore comune, sarebbe già qualcosa
di significativo.■
Tiziano Tussi
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