E dopo lo sciopero?

 All'indomani dello sciopero generale di Cgil e Uil infuriano le polemiche sulle adesioni, un argomento che tralasciamo ma non prima di avere espresso alcune considerazioni.

Veniamo da oltre 30 anni di normative atte a delegittimare lo sciopero e la sua riuscita, molte di queste norme sono state avallate perfino da accordi sindacali.

Per anni è stato detto che lo sciopero era una arma desueta e inefficace, la cultura antioperaia ha creato scetticismi diffusi sulla efficacia di questa forma di lotta.

E con l'avvento dei servizi essenziali e delle leggi che vietano la serrata nei servizi pubblici lo strumento dello sciopero è stato svilito ed ha perso molta della sua efficacia.

In Italia le norme antisciopero sono assai più severe di quelle adottate in altri paesi Europei, questa arretratezza del Bel Paese è il risultato del sindacato concertativo e non conflittuale.

Le scelte operate da 40 anni ad oggi si ripercuotono negativamente sulla stessa Cgil che pare non abbia imparato la lezione e persevera in scelte fallimentari rinunciando allo stesso tempo a rivedere il sostegno a sanità e previdenza integrativa che rappresentano i baluardi sui quali hanno costruito il welfare aziendale.

Detto ciò la domanda da porci è altra ossia cosa accadrà dopo il 16 dicembre?

Intanto Cgil e Uil continueranno a sedersi ai tavoli con la Cisl che lo sciopero ha avversato giudicandolo inutile e dannoso la pari delle associazioni datoriali.

E sempre con la Cisl andranno a discutere, tra pochi giorni, di previdenza e fisco, del resto le proposte avanzate al tavolo ministeriale erano sottoscritte da tutte e 3 le sigle storiche sindacali: Cgil Cisl e Uil.

Draghi ha ascoltato i sindacati ma all'atto concreto, ossia scrivendo la manovra di Bilancio, ha assunto il punto di vista dei partiti e soprattutto del capitale  a livello europeo.

E a questo punto dovrebbe entrare nell'agenda sindacale la questione della Ue e il suo ruolo rispetto alle istanze di giustizia sociale, economica e salariale della forza lavoro. Ma nell'agenda di Landini e company questi temi non hanno diritto di cittadinanza.

Nelle ore successive allo sciopero è stato detto da Cgil e Uil che la loro disponibilità al confronto non è mai venuta meno al contrario del muro eretto dai partiti della maggioranza che non intendono aumentare le tasse alla parte più ricca del paese.

Cosa faranno allora Uil e Cgil?  Lo sciopero generale del 16 Dicembre non è un cambio di rotta rispetto alle politiche concertative portate avanti da decenni, ci si limita a invocare giustizia senza mai operare delle scelte dirimenti e dirompenti che spingano l'azione sindacale in tale direzione.

Poi ci auguriamo di sbagliare ma vedendo cosa bolle in pentola siamo certi di restare profeti di sventura.

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