Rimosso il tetto stipendiale per i super dirigenti pubblici e aumentano le disparità di trattamento nel salario accessorio

 I rinnovi contrattuali stanno entrando nel vivo e non sfugge la decisione di rimuovere i tetti di spesa per i super stipendi dirigenziali che stride con aumenti del tabellare per tutti gli altri dipendenti veramente irrisori. Nella manovra di Bilancio è stato ritoccato il tetto agli stipendi dei super dirigenti della Pa che da otto anni era fermo a 240 mila euro annui. A partire dal 2023 potrà essere superata questa cifra quando la stragrande maggioranza dei dipendenti della Pa oscilla attorno a 30 mila euro annui

Se i prossimi contratti prevedono un aumento del 3,78%: ( e si capisce che gli aumenti sono comunque inferiori a quanto strombazzato dai sindacati), possiamo pensare che il tetto dei 240 mila euro potrà essere portato a oltre 249 mila quando invece con questi soldi avremmo potuto\dovuto accrescere le buste paga in sofferenza che riguardano decine di migliaia di dipendenti pubblici.
Scelte inequivocabili e dettate da criteri iniqui come per altro dimostrato anche da altre decisioni ad esempio  i fondi decentrati  che crescono nei ministeri dello 0,12% della massa salariale complessiva, nelle agenzie fiscali l’aumento si è dello 0,31%, e aumenta allo 0,81% negli enti pubblici non economici  fino  allo 0,91% al Cnel.
La confusione regna sovrana e le decisioni assunte alimentano disparità di trattamento e la tendenza a far crescere gli stipendi delle figure apicali 

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