Pubblica amministrazione: il documento della assemblea nazionale di lavoratori\trici e delegati\e


AVVIAMO UN CONFRONTO ALL’INTERNO DEL SINDACALISMO DI BASE E CONFLITTUALE PER UNA RISPOSTA UNITARIA ALLE PROBLEMATICHE URGENTI DELLE/I LAVORATRICI/TORI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE.

   Il 21 dicembre scorso si è tenuta un’assemblea (in videoconferenza) sui contratti collettivi nazionali della Pubblica Amministrazione. L’assemblea aperta, promossa dalla CUB Toscana, era rivolta a lavoratrici/tori e delegate/i del pubblico impiego al di là dell’appartenenza sindacale. L' assemblea ha deciso di avviare una discussione  su contratti e processi di ristrutturazione della PA per costruire tutte/i insieme percorsi conflittuali dentro la Pa su innumerevoli materie:  precariato, modalità lavorative, tutela del potere di acquisto e di contrattazione, lotta ai processi di esternalizzazione
 

   Ci sembra del tutto evidente che. nel desolante panorama sindacale, è urge riaprire un confronto serrato all’interno del sindacalismo di base conflittuale, a partire dalle organizzazioni presenti nel pubblico impiego superando  le obsolete barricate degli schieramenti. Tale confronto potrà essere utile anche ad affrontare le problematiche collegate alle prossime elezioni RSU, il cui rinnovo è previsto nell’aprile del 2022.
 

   E' stato siglato intanto, il 21 Dicembre, il primo dei contratti della PA, quello del comparto funzioni centrali, accompagnato dalle solite roboanti dichiarazioni propagandistiche dell’ARAN e delle organizzazioni sindacali che hanno partecipato ad un tavolo negoziale che nei fatti ha introdotto solo alcune tutele individuali senza guardare alla sostanza delle questioni.
 

   La firma della Preintesa sul Contratto del comparto delle funzioni centrali, relativo al triennio 2019/21, arriva a pochi giorni dalla sua naturale scadenza secondo un classico copione che vede i CCNL rinnovati con anni di ritardo determinando così perdita del potere di acquisto e di contrattazione.
 

   In sintesi individuiamo alcuni aspetti della preintesa che meritano attenzione.
 

*  Anni di arretrati sono compensati con 11 euro o poco più al mese di indennità di vacanza contrattuale che diventa parte integrante degli aumenti contrattuali e finisce con il generare confusione sui reali stanziamenti facendo credere alla opinione pubblica che la Pa spende fin troppi soldi per pagare il suo personale.  Lo stipendio tabellare aumenta di poco e si rinviano inspiegabilmente  alla contrattazione decentrata di secondo livello decisioni in merito a criteri ed importi di istituti contrattuali senza prevederne il finanziamento e la necessaria regolamentazione nella contrattazione di primo livello.

*  Cifre alla mano, parliamo di pochi euro netti mentre parte delle somme stanziate sarà destinata alla contrattazione di secondo livello subordinata ancora alla valutazione della cosiddetta performance. Valutazione che troppo spesso affidata alla discrezionalità dei dirigenti rappresenta uno strumento di discriminazione tra lavoratrici/tori.

*  Negli ultimi anni abbiamo subito le conseguenze del progressivo indebolimento della contrattazione sindacale come ad esempio fondi della produttività non incrementati, istituti contrattuali aumentati per alcuni e non per altri, in pratica una sostanziale perdita di salario e di diritti con decisioni che dividono la forza lavoro

*  Dopo due anni di pandemia la PA avrebbe avuto bisogno di ben altro ossia di un numero congruo di assunzioni con procedure rapide al fine di garantire almeno il turn over dopo i 9 anni di blocco delle assunzioni e della contrattazione che hanno sancito la perdita di centinaia di migliaia di dipendenti

*  Al contrario si privilegia l'assunzione di poche figure apicali in nome del PNRR,  mentre aumentano le assunzioni a tempo determinatonon sono stabilizzati molti dei precari e non vengono esaurite le graduatorie concorsuali.

* Lo smart working è stata e resta una risorsa in questa fase di emergenza sanitaria che, lo stiamo imparando a ns. spese, non sarà breve e forse è destinata a diventare la "normalità" ( con il perdurare dello stato di eccezione e di emergenza che determinerà la contrazione dei diritti sociali e della agibilità democratiche). Lavoro da remoto: Va tutelata la parità di compenso con il lavoro in presenza, anche per le componenti non giuridicamente attinenti al salario in senso stretto (per es: buono pasto, indennità non legate alla modalità di prestazione), rispettando l'attribuzione al datore di lavoro dei costi legati alla prestazione (attrezzature informatiche e non, connessioni dati e telefoniche, postazione) e alla sicurezza e protezione (impianti, locali). Inoltre deve essere,e non solo formalmente,  rispettato l'orario contrattuale e il diritto alla disconnessione, evitando che la conciliazione vita lavoro si trasformi nell'annullamento del tempo di vita. No allo smaltimento dei lavori arretrati in smart che determinerebbe aggravio dei carichi di lavoro a parità di salario e di ore

2. No all'obbligo di fedeltà e ai codici etici  per affermare pienamente il diritto di opinione sull'Ente\ datore di lavoro da parte di lavoratori e lavoratrici, RSA, RSU e RLS. I provvedimenti disciplinari in epoca pandemica hanno alimentato la stretta repressiva di amministrazioni e magistratura.

*  Servirebbero da subito forti aumenti salariali generalizzati (tabellari), una formazione adeguata e periodica, una contrattazione basata sulla valorizzazione di tutte/i le/i lavoratrici/tori rafforzando al tempo stesso diritti individuali e collettivi.

*  E’ necessario garantire ampiamente la tutela della salute e della sicurezza delle/i lavoratrici/tori a partire dai rischi determinati dalla diffusione del covid-19 con una particolare attenzione a lavoratrici/tori con patologie che aumentano i rischi per la salute.

*  Andrebbe rivista e forse eliminata la stessa valutazione come base per la erogazione del salario, mancano da sempre per altro parametri oggettivi come anzianità di servizio o le competenze professionali acquisite soprattutto attraverso una capillare formazione. Un sistema di valutazione realmente finalizzato non solo al miglioramento dei servizi ma anche alla progressione di carriera con adeguati fondi destinati a questo scopo

*  Si dovrebbe quanto prima prevedere la valorizzazione del lavoro da remoto, finalizzato prioritariamente a riconoscere a lavoratrici/tori la possibilità di affrontare al meglio eventuali problematiche di salute o familiari senza alcuan perdita di salario e diritti. Non basta il diritto alla disconnessione quando lo smart diventa un lavoro a progetto finalizzato anche allo smaltimento del lavoro arretrato

*  Altra priorità sarebbe quella di cancellare il mansionismo privilegiando la regola “uguale lavoro uguale retribuzione” che poi dovrebbe essere la regola prioritaria in tutto il mondo del lavoro.
L’accordo in merito al contratto collettivo nazionale del comparto funzioni centrali risulta un vero e proprio accordo a perdere funzionale soltanto ai diktat del governo e del sistema padronale e già si intravedono percorsi di esternalizzazione dei servizi ritenuti non strategici
NEL PUBBLICO IMPIEGO SERVE UN SINDACALISMO DI BASE E CONFLITTUALE UNITO CONTRO LE SCELTE POLITICHE DEL GOVERNO DRAGHI!


ASSEMBLEA LAVORATORI E LAVORATRICI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

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