LA RIELEZIONE DI SERGIO MATTARELLA

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LA RIELEZIONE DI SERGIO MATTARELLA

di Tiziano Tussi

 

Cosa dire per la rielezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica? Se vogliamo uscire un poco dall’ovvio occorre guardare al fatto con occhi che cercano lontano un motivo serio che resti in piedi per spiegare l’accaduto. L’ovvio è che siamo caduti in piedi. Tutti contenti. Tutti chi? I mercati, che sono così impersonali da lasciare nell’ombra chi si arricchisce speculando nella finanza internazionale; le banche italiane ed estere appagate dalla presenza di Mario Draghi capo del governo che resterà lì per almeno un anno/un anno e mezzo; le aziende italiane, per gli stessi motivi delle banche; i politici tutti che vedono nell’attuale tandem Mattarella/Draghi una sorte di assicurazione sul loro futuro immediato; ministri attuali e tutto il sottobosco a loro legato, stessi motivi del precedente gruppo; i commentatori, per la maggioranza dei quali lo stesso tandem è sinonimo di stabilità, guardando al PIL e all’autorevolezza riconosciuta dalle piazze testé ricordate al tandem. Certo, si può pensare tutto quel tempo per fare ciò che era nelle cose. Il tempo è stato impiegato per cercare altre strade a favore di questo o di quel raggruppamento di settore politico ma nessuno è stato capace di intestarsi una vittoria sull’altro. Da ultimo la pochezza di grandi spiriti passibili di un posto all’apice della piramide di potere. Poche personalità spendibili, uomini politici nemmeno l’ombra, uomini tecnici idem, evidentemente neppure donne. Uomini di cultura e/o della società civile, nessuno spendibile. Tutti hanno una connotazione diparte, anche tiepida, ma ce l’hanno. Perciò vai col tandem. Forse tra un anno/anno e mezzo, alla guida del velocipede vi sarà il pedalatore che ora sta dietro, Draghi, e l’altro potrà andare in pensione da Presidente della Repubblica. Forse sarà così, senza essere uno scandalo imprevisto. La situazione non cambierà così radicalmente in così poco tempo a livello parlamentare e istituzionale e perciò anche questo passamano sarebbe assolutamente possibile. Lo scontro tra la pochezza e la decenza a livello di Paese riflette quello che a livello internazionale sta accadendo da qualche decennio. Ed in fondo neppure di scontro si tratta, ma in verità assistiamo proprio ad un’egemonia dell’orrido, Non parrà fuori senso riandare alla scomparsa del campo comunista sovietico circa trenta anni fa. Non automaticamente ma come inizio di una rovina, con detriti che si accumulano in continuazione a livello internazionale, possiamo definire tale avvenimento all’origine di tanta insipienza attuale. La caduta di un impero contrapposto ad un altro lascia sul terreno residui che si ammonticchiano e che possono costituire un humus sul quale fare prosperare conseguenze storico-sociali addebitali alla caduta che non riesce a diventare altro da questo accatastare rovine e resti ineliminabili se non da un altro avvenimento altrettanto sconvolgente quale una rivoluzione e/o comunque un cambiamento epocale assoluto. La lotta per la ricerca del profitto, senza una alternativa, rappresentata dal campo sovietico, e lasciamo perdere le critiche e le pulci che si potevano fare a quell’esistenza, pur sempre alternativa alla ricerca spasmodica del profitto, tale lotta, dicevamo, non trova ora sul terreno storico e politico nessuna seria alternativa percorribile. Il solo accennare ad uno schema diverso di vita, che non sia l’accumulazione di ricchezza, pare un’oscenità, un’indecenza da non dire, da non tirare in ballo. La speranza di una vita non decisa dal profitto sembra assurda alle orecchie dei difensori di ciò che ora è: il profitto a tutti i costi. Per questo non servono le reprimende del Papa; le sofferenze degli ultimi; le morte dei migranti, in mare e in terra; la fame che nel mondo non si riduce sensibilmente; i governi repressivi e retrogradi; le corruzioni generalizzate; le disuguaglianze; la criminalità internazionale; la questione ambientale che viaggia verso la catastrofe prossima ventura; le guerre a bassa intensità, tanto diffuse quanto poco o nulla considerate; una cultura che regge il gioco e sistemi scolastici che si adeguano, e come potrebbe essere altrimenti, a questo scenario. Quindi come pensare che nel nostro piccolo mondo nazionale, nel nostro Parlamento, potesse esservi altrimenti che una conseguenza di quello che abbiamo sopra descritto? Come potere pensare possa esserci un’eccezione di decenza ed eticità sociale e di chiarezza politica per l’umano? Ecco cosa è successo ed ecco che perciò potrebbe accadere il cambio di guida, tra poco tempo, del tandem per il mantenimento del quadro tracciato. Dove sta una possibilità di una crepa salutare in tanto granitica disposizione? Ricorriamo alla letteratura. Lu Hsun alla fine del suo bellissimo Diario di un pazzo (aprile 1918) ci dice: Forse vi sono ancora bambini che non hanno mangiato carne umana. Salvate i bambini!... Certo se poi i bambini da salvare sono i nostri bambini, e non potrebbe essere altrimenti, siamo noi a doverli salvare e perciò si ritorna nel gorgo dell’inferno attuale. Chi salverà coloro che dovrebbero salvare i bambini?

 

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