Lo smart working tra teiere e lattuccio? L'immaginario dispotico del Ministro

 Certe dichiarazioni meriterebbero l'oblio, o di essere semplicemente ignorate, ma una bugia ripetuta all'infinito diventa, come la storia insegna,  verità assoluta incuneando pregiudizi e luoghi comuni nelle nostre menti. Il tarlo si nutre della polpa del legno e talvolta materializzi la sua infida presenza alla vista del rosume, la fine segatura , ai piedi di un mobile o di un tavolo.

Il rosume  è dato dal giudizio ministeriale sullo smart working e sulla forza lavoro pubblica ma  il tarlo si è insinuato ben prima di rendere visibile le sue tracce.

E coi' avviene con le ennesime dichiarazioni di Brunetta, Il governo ha scelto vaccini e presenza, non il chiudersi in casa con il telefonino sulla bottiglia del latte a fare finta di fare smart working. Il lavoro da remoto è stato uno strumento straordinario nel momento emergenziale quando non c’erano i vaccini, come la didattica a distanza per gli studenti.

Molti uffici pubblici e privati sono decimati dal covid,  ogni giorno 100 mila nuovi casi, tra positività o contatti diretti e quarantene, ci chiediamo se non sia preferibile il lavoro agile a lunghe assenze dal servizio. Converrebbe anche alle amministrazioni pubbliche se solo avessero investito in tecnologie e formazione per rendere accessibili servizi on line.

Ripetere, per l'ennesima volta, che operare in smart working è una sorta di vacanza immeritata e a carico dei contribuenti alimenta diffidenza e odio non solo verso i lavoratori pubblici ma anche all'insieme dei servizi erogati.

Dietro alle esternazioni Brunettiane si nasconde ben altro ossia la deliberata volontà di smantellare i servizi pubblici dileggiandone i dipendenti.

E prima ne prendiamo atto meglio è.

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