Si fa presto a dire politiche attive del lavoro.....
Il PNRR prevede anche politiche attive del lavoro attraverso piani attuativi regionali destinatari di 4,4 miliardi di euro. Ma i Piani in molte Regioni, a pochissimi giorni dalla scadenza di presentazione fissata per il 28 Febbraio; sembrerebbero ancora in alto mare.
Il nodo delle politiche attive è da tempo insoluto, lo smantellamento delle Province ha inferto un duro colpo all'orientamento , ai corsi di formazione professionale oltre a esternalizzare buona parte dei servizi un tempo pubblico.
Viene tuttavia omesso un fatto per noi dirimente: le politiche attive hanno bisogno di indirizzi, investimenti e programmazione, di una continua interazione tra soggetti pubblici e privati ma anche della volontà politica di indirizzare giovani e disoccupati verso alcuni percorsi definiti "strategici!
Il vecchio collocamento del lavoro funzionava fino a quando non sono arrivate le esternalizzazioni dei servizi, gli affidamenti ai global, i bandi di gara costruiti per erogare servizi a basso costo del lavoro, le politiche attive si sono limitate a corsi di formazione per quanti hanno abbandonato la scuola prima dei 16 o 18 anni, la leva della formazione che il Governo invoca è stato un autentico flop.
Le politiche attive del lavoro avranno ben pochi soldi se confrontati al complessivo ammontare dei fondi del Pnrr ed è lecito dubitare sull'utilizzo effettivo degli stessi
E quanti dei soldi investiti si trasformeranno in posti di lavoro stabili e non precari? Domande dirimenti se pensiamo al FMI che critica l'Italia per avere generato in 40 anni solo precariato nel mondo del lavoro e visto che la platea dei destinatari di questi progetti è assai vasta includendo i beneficiari degli ammortizzatori sociali, del RDC, i fragili, i giovani Neet , i disoccupati di lungo corso, i woorking poor e i soggetti svantaggiato con disabilità
E molti di questi soggetti , protagonisti di vertenze territoriali, dopo essersi organizzati in comitati di lotta sono stati investiti da denunce ed inchieste per cortei, presidi e manifestazioni. I disoccupati organizzati fanno quindi paura a un Governo che non ha mai preso in considerazione misure di autentico contrasto alla precarietà. E il dubbio che questi fondi non producono lavoro a tempo indeterminato e con salari dignitoso , oggi, è più che fondato
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