Lavrov: la situazione in Serbia è difficile ma sotto controllo
Lavrov: la
situazione in Serbia è difficile ma sotto controllo, anche se hanno cercato di
prendere il potere illegalmente a cura
di Enrico Vigna, 17 gennaio 2024
E’ evidente che l'Occidente non era pronto ad accettare i risultati delle elezioni in Serbia e il sostegno che la stragrande maggioranza del popolo di quel paese ha dato al presidente Vučić, ha dichiarato a "RIA Novosti" il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.
Per questo motivo è stato tentato di "organizzare una Maidan serba” e la presa
illegale del potere, ma la Serbia ha ricordato
gli eventi in Ucraina del 2014 e come
lì si è concluso il colpo di stato, motivo per cui non sono state molte le
persone alle proteste di piazza.
Nell’intervista, il ministro degli Esteri russo, ha sottolineato
che "i cittadini serbi non si fidano
di quei politici che a parole si oppongono alla violenza e che nelle loro
azioni si comportano in modo completamente opposto, ignorando i risultati della
volontà popolare e provocano le forze dell’ordine. Ma la situazione nella Repubblica di Serbia è stabile,
le autorità del paese mantengono fermamente la situazione sotto controllo,
comprendendo chiaramente che questo è attualmente l’obbiettivo primario per
l'interesse nazionale … ”.
Quando un giornalista gli ha chiesto se poteva
confermare che i servizi russi avevano effettivamente avvertito Belgrado dell'imminente scoppio di
disordini, come ha dichiarato il primo ministro serbo Ana Brnabić, Lavrov ha
sottolineato che "Mosca è sempre
pronta ad aiutare gli amici serbi, il
nostro dialogo con la Serbia è caratterizzato dall'apertura e dall'attenzione
allo sviluppo della cooperazione in vari campi, compreso quello della sicurezza…".
In una altra intervista per la televisione "Russia 24", il capo della
diplomazia russa ha ribadito che l'Occidente ha cercato di costringere la Serbia a scegliere: o l'adesione alle
sanzioni contro la Russia, oppure un
colpo di stato in Serbia.
Questa tesi è stata avanzata anche dall'ambasciatore
della Federazione Russa a Belgrado, A. Bocan-Kharchenko, il quale
ha affermato che: “…dietro le proteste
c'è l'Occidente, le rivolte sono legate al fatto che Vučić non ha voluto
imporre sanzioni alla Russia. I partecipanti alle manifestazioni avevano un
piano preordinato per indebolire il potere del presidente della Serbia dopo le elezioni,
ma lui, non può essere sostituito in un colpo solo. Io stesso l’ho informato che paesi occidentali erano dietro le
proteste e gli scontri, e le stavano sostenendo, ma che noi avremmo fatto di
tutto per sostenere la Serbia, fornendo dati a Vucic che non possono essere
confutati e che chiariscono in modo netto che le rivolte a Belgrado dopo le
ultime elezioni, sono state organizzate secondo il "principio Maidan…Oggi, dopo questa prova, il
presidente della Serbia gode di ancora più sostegno da parte del popolo… ” ha detto Bocan-Harchenko in interviste alla stampa.
Parole
che sono state confermate poi dallo svolgersi dei fatti. Gli organizzatori di
queste manifestazioni avevano un piano per rovesciare le istituzioni
legittimamente votate. Sicuramente proteste e manifestazioni continueranno,
utilizzando le forze di opposizione minoritarie, ma il “golpe” violento e
fulmineo è fallito. Il governo di Belgrado, ha ribadito che non permetterà
nessun tipo di forme di violenza e l'escalation della situazione, aggiungendo
che le proteste se degeneranno troveranno
risposte calme ma risolute e che "nessun obiettivo o piano del Maidan avrà
successo, questo è assolutamente certo…".
Dopo
che la Brnabić ha rivelato che
servizi di sicurezza russi avevano avvertito Belgrado dei piani occidentali, ha confermato che da questa
situazione sono stati avviati colloqui e confronti non solo riguardanti le
proteste ma anche di prospettive di intensificazione della cooperazione con la Russia.
Il
governo di Vučić mantiene una
posizione solida e l'Occidente ha subito un colpo di arretramento dei suoi
obiettivi, avendo capito che per ora è molto difficile, quasi inattuabile, far
crollare la posizione di Vučić e
questo l’ha portato a intensificare le minacce e i ricatti in particolare sulla
questione del Kosovo Metohija, che è
il secondo obiettivo fondamentale per la destabilizzazione della Serbia.
L’opposizione
di "Serbia contro la violenza"
(SPN) è composta da partiti che non
significano nulla da soli e che, utilizzando cinicamente la tragedia accaduta
nella scuola di Belgrado lo scorso
anno, accusaono il governo dell'incidente. Uno dei suoi maggiori leader, Djilas, ha pagato le sue incapacità e
danni quando era al potere come sindaco di Belgrado.
Lui e la sua cerchia non avevano nulla di cui magnificare nelle ultime elezioni,
non presentando alcun piano, programma o proposte basati su cose concrete, piani economici,
soluzioni anche parziali. La loro strategia è stata incentrata tutta sul cambio di governo e sulla
diffusione delle proteste, sostenuti e finanziati dall'Occidente e facendo leva
su un personale violento e bande intrise di teppismo.
Il
movimento "Serbia contro la violenza"
si caratterizza come un'opposizione “totalmente filo occidentale”, tutte le sue
posizioni sulle questioni basilari per il futuro della Serbia, sono completamente appiattite e allineate alle posizioni
esterne, dalla questione del Kosovo e
Metohija, alla NATO, alle sanzioni
alla Russia, ad una politica di non
allineamento, indipendente e sovrana,
basata prima di tutto sull’interesse nazionale. Probabilmente, è più che
altro per questo che Vučić ha
ricevuto la stragrande maggioranza dei voti, in particolare nel Kosovo Metohija, dove ha ottenuto
insieme al Partito Socialista, la
maggioranza assoluta dalla provincia autonoma.
I
serbi hanno intuito che, finché il governo difende e cerca di mantenere queste
politiche, la situazione può rimanere "più o meno pacifica", e si
possono evitare scenari di guerra, che nel popolo serbo, è un opzione che vive
solo come imposizione straniera ultima, seppur presente.
Con
il sostegno di oltre il 70% dei serbi del Kosovo
che hanno sostenuto Vučić e le forze governative, che è un riconoscimento
ampio, significativo, ora sarà l'Occidente a dover forzare la situazione per cercare
di costringere Belgrado a riconoscere
l’indipendenza, cosa che finora questo tentativo non ha avuto successo.
Sicuramente l'Occidente continuerà a
lavorare per portare in qualche modo l'opposizione al potere, le proteste
continueranno, ma ora la cosa più importante è che la dirigenza della Serbia ha resistito in modo efficace e
che il “Maidan serbo”, è per ora
fallito.
Al
di là di come la si pensi, questo è un dato di fatto oggettivo.
Enrico Vigna
portavoce del Forum Belgrado Italia
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