L’ex capo dell’intelligence serba, A. Vulin - A cura di Enrico Vigna

 

L’ex capo dell’intelligence serba, A. Vulin, ha dichiarato “…sapevamo che, subito dopo la sconfitta elettorale, il partito della NATO in Serbia avrebbe tentato un Maidan” 


L’ex direttore della BIA (Servizi di Sicurezza serbi), costretto a dimettersi pochi mesi fa per le pressioni e minacce occidentali sul governo di Belgrado, in una intervista a RIA Novosti, ha confermato che il governo era al corrente dei tentativi di golpe che si sarebbero verificati.

Vulin è anche stato, precedentemente, Ministro della difesa della Serbia, un politico che non ha mai nascosto la sua contrarietà alle ingerenze e responsabilità occidentali circa la situazione nei Balcani e anche rivendicato coraggiosamente il rifiuto di sanzioni alla Russia, scontrandosi costantemente in tutti questi anni con NATO e USA, ha confermato il ruolo destabilizzatore e di ingerenza interna alla Serbia per sovvertirne le sue istituzioni, giudicate poco sottomesse ai loro piani  e programmi. Per questo da sempre è accusato dall’Occidente di essere un “uomo di Mosca” nell’area balcanica. 

L'11 luglio 2023 il Dipartimento del Tesoro americano ha messo sotto sanzioni Vulin, accusandolo di "atti corrotti e destabilizzanti che hanno anche facilitato le attività maligne della Russia nella regione", collegandolo a traffico di droga e armi, che sarebbe stato gestito dalla Bielorussia… Naturalmente accuse mai provate, ma il 3 novembre 2023, Vulin si è dimesso volontariamente dalla sua posizione nella BIA, affermando di voler evitare possibili ulteriori embarghi e attacchi contro la Serbia e contro il popolo serbo. Il 27 dicembre M. Dodik, presidente della Repubblica Srpska lo ha nominato membro del Senato consultivo della Republika Srpska, per il suo dimostrato senso patriottico serbo.

In un'intervista all'agenzia stampa RIA Novosti, ha detto: "…La notte prima delle elezioni, nell'intera regione, dall'Albania a Pristina, Macedonia, Montenegro, Croazia, si parlava già, che Vučić sarebbe stato rovesciato dalle proteste della piazza. Domenica a Belgrado avrebbe dovuto svolgersi il "Maidan", in modo che il governo venisse rovesciato con la forza, per strada, ma lo Stato serbo è forte ed è guidato da un uomo forte. Vucic non è Yanukovich…” ha dichiarato l'ex direttore della BIA.

Alla domanda se la sua rimozione dalla direzione della “Intelligence serba” era una preparazione al “Maidan”, Vulin ha risposto che le pressioni per rimuoverlo avevano lo scopo di realizzare la rivoluzione colorata ed era inteso come il primo passo verso il loro obiettivo finale. “…Le mie dimissioni ci hanno dato il tempo di ridurre gli attacchi durante la campagna elettorale, ma sapevamo che subito dopo la sconfitta del partito NATO, sarebbe stato lanciato il meccanismo per rovesciare Vučić, pur se legittimamente eletto. Vi ricordo che l’attacco contro di me è iniziato perché il Segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa Nikolay Patrushev ed io, avevamo lavorato insieme per trovare i modi per opporci alle rivoluzioni colorate già due anni fa… Siamo Paesi seri e servizi seri, guardiamo avanti. E come avete potuto vedere, abbiamo visto bene e ci siamo preparati bene. La mia destituzione non ha potuto cancellare tutto il bene che abbiamo fatto per la Serbia, per loro era ormai troppo tardi…La Russia è un collaboratore della Serbia, non un despota  e rispetta la volontà del popolo serbo...” ha spiegato l'ex capo della sicurezza serba.

 

In merito alla decisione criminale di questi giorni, da parte degli USA e complici occidentali, di fornire al Kosovo 246 missili anticarro Javelin, il presidente della Serbia Vucic, ha invitato a mantenere la calma dichiarando: “…per noi è di primaria importanza che la pace nella regione non venga interrotta e che la Serbia continui ad agire in modo responsabile e contribuisca alla stabilità nei Balcani…la Serbia dispone di uno degli eserciti più forti nei Balcani, anche grazie al “gran numero” di carri armati ricevuti dalla Russia prima del conflitto in Ucraina. Al contempo non smetterà di acquistare armi da Pechino e da altri paesi…”.

Commentando la dichiarazione dell'ambasciatore statunitense in Serbia, Christopher Hill, secondo cui gli USA hanno accettato la richiesta di Pristina per avere i missili anticarro Javelin, A. Vulin ha detto “…La Serbia non può impedire agli Stati Uniti di armare i terroristi, ma i membri del suo governo possono almeno dimostrare che non si arrenderanno senza combattere…Vucic è ancora troppo solo in questa lotta contro le ingerenze straniere. I serbi fanno bene a fidarsi più di lui che di molti membri del suo governo…”.

"…Il mondo serbo non è un esortazione al conflitto, ma una risposta calma ma determinata, alla violenza politica e fisica contro i serbi, esso esiste affinché il genocidio di Jasenovac non si ripeta e la "grande Albania" non passi senza freno e resistenze, ed affinché i serbi nella Repubblica Srpska, quando sono costretti sotto la minaccia della carcerazione ad accettare che sono una nazione genocida, abbiano qualcuno che li ricongiunga e li incoraggi a essere uniti…I serbi sono diventati una nazione politica unita e nessuno può e potrà impedirgli di esserlo!..L’Occidente non vede e non si interessa dei violenti tentativi di conquistare la Chiesa ortodossa serba ( SPC), l'unica comunità religiosa in Europa i cui fedeli vanno a pregare sotto la protezione di fucili e mitra, e pregano Dio nel loro monastero assediato, ma vede qualsiasi minimo problema in Serbia, ma essi devono sapere che non resteremo più in silenzio di fronte alle violenze e alle umiliazioni... .". A. Vulin

A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia/CIVG – gennaio 2024



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