Assunzioni nel Pubblico impiego: una goccia non si trasforma in onda
E' uscita la notizia dello sblocco di alcune assunzioni nella Pubblica amministrazione, parliamo di circa 5 mila posti negli uffici centrali, nei ministeri e nelle agenzie fiscali.
Tuttavia la notizia trae in inganno soprattutto se guardiamo i numeri reali, infatti dopo anni di tagli e di blocchi in materia di salari e assunzioni, leggere di concorsi nella Pubblica amministrazione e di rapide messe in ruolo potrebbe indurre a facili ottimismi. Prima di parlare dei numeri ricordiamoci che i tempi non saranno cosi' rapidi tra controlli della Corte dei Conti, procedure di mobilità, scorrimento delle poche graduatorie ancora valide e nuovi concorsi che hanno tempi non certo brevi.
Prima di essere indotti a ottimismo, pensiamo alle migliaia di posti di lavoro perduti solo negli ultimi mesi in virtu' della quota 100 e ai colleghi che andranno via nel 2020, del resto con l'arrivo del nuovo Governo e di un quadro politico ed economico in evoluzione, il timore, fondato o no che sia, sulla quota 100 e su una eventuale riduzione temporale dei 3 anni di applicazione potrebbe indurre a ulteriori uscite dalla Pa.
Il gioco di prestigio del Governo uscente è stato quello di spendere tutte insieme le risorse per le assunzioni degli anni precedenti e del 2019, ecco spiegato il numero delle 5 mila unità, una decisione presa in fretta e furia con le varie amministrazioni che potranno avanzare, intanto, richieste di assunzioni nuove, e per diversi profili professionali da quelli decisi dal Dpcm pur sapendo che i soldi sono pochi e i tempi di risposta lunghi.
Prima delle dimissioni il Governo uscente ha cercato di salvare la faccia con questo Dpcm vista la situazione drammatica in cui versano tanti uffici della Pa ma trascorreranno, se va bene, mesi prima di avere in servizio effettivo queste unità considerato anche il reale budget per le assunzioni con i risparmi del 2018 spendibili solo da metà novembre 2019
Queste assunzioni sono una goccia nel mare rispetto ai posti di lavoro perduti negli ultimi dieci anni e rispetto alle uscite in quota 100, permangono poi tutti i tetti in materia di spesa di personale, le regole costruite ad arte per ridurre la spesa pubblica come per esempio la possibilità di spendere i risparmi solo un anno dopo. Solo negli enti locali, in dieci anni, abbiamo perso oltre 80 mila posti di lavoro, le assunzioni in corso previste dai piani triennali non tengono conto degli organici effettivi perduti negli anni del blocco del turn over o di limitate facoltà assunzionali.
Non si tratta allora solo di sostituire chi va in pensione (e anche sui numeri delle uscite la percezione diffusa è ben diversa da quella del Governo) ma di recuperare almeno una parte dei dipendenti pubblici perduti nei dieci anni di austerità ma ad oggi i vari Governi sono sembrati sordi e ciechi. Recupero degli organici, riforma e modernizzazione della Pa dovrebbero essere una delle grandi sfide per il prossimo esecutivo, al contrario si continua a navigare a vista, a ideare tempistiche e modalità di contenimento della spesa che non aiutano i servizi pubblici e men che mai il paese.
Meccanismi contorti, continui controlli di spesa da parte del Mef, procedure di mobilità interni alla Pa che alla fine tolgono organici da alcuni uffici per trasferirli ad altri ma con quella coperta che alla fine è troppo corta
Non è cosi' che si tutela la Pubblica amministrazione rilanciando l'efficienza dei servizi con organici adeguati e processi di modernizzazione dotando gli uffici di tutti gli strumenti dei quali necessitano e sui quali la scure dei tagli si è abbattuta senza pietà e lungimiranza.
Tuttavia la notizia trae in inganno soprattutto se guardiamo i numeri reali, infatti dopo anni di tagli e di blocchi in materia di salari e assunzioni, leggere di concorsi nella Pubblica amministrazione e di rapide messe in ruolo potrebbe indurre a facili ottimismi. Prima di parlare dei numeri ricordiamoci che i tempi non saranno cosi' rapidi tra controlli della Corte dei Conti, procedure di mobilità, scorrimento delle poche graduatorie ancora valide e nuovi concorsi che hanno tempi non certo brevi.
Prima di essere indotti a ottimismo, pensiamo alle migliaia di posti di lavoro perduti solo negli ultimi mesi in virtu' della quota 100 e ai colleghi che andranno via nel 2020, del resto con l'arrivo del nuovo Governo e di un quadro politico ed economico in evoluzione, il timore, fondato o no che sia, sulla quota 100 e su una eventuale riduzione temporale dei 3 anni di applicazione potrebbe indurre a ulteriori uscite dalla Pa.
Il gioco di prestigio del Governo uscente è stato quello di spendere tutte insieme le risorse per le assunzioni degli anni precedenti e del 2019, ecco spiegato il numero delle 5 mila unità, una decisione presa in fretta e furia con le varie amministrazioni che potranno avanzare, intanto, richieste di assunzioni nuove, e per diversi profili professionali da quelli decisi dal Dpcm pur sapendo che i soldi sono pochi e i tempi di risposta lunghi.
Prima delle dimissioni il Governo uscente ha cercato di salvare la faccia con questo Dpcm vista la situazione drammatica in cui versano tanti uffici della Pa ma trascorreranno, se va bene, mesi prima di avere in servizio effettivo queste unità considerato anche il reale budget per le assunzioni con i risparmi del 2018 spendibili solo da metà novembre 2019
Queste assunzioni sono una goccia nel mare rispetto ai posti di lavoro perduti negli ultimi dieci anni e rispetto alle uscite in quota 100, permangono poi tutti i tetti in materia di spesa di personale, le regole costruite ad arte per ridurre la spesa pubblica come per esempio la possibilità di spendere i risparmi solo un anno dopo. Solo negli enti locali, in dieci anni, abbiamo perso oltre 80 mila posti di lavoro, le assunzioni in corso previste dai piani triennali non tengono conto degli organici effettivi perduti negli anni del blocco del turn over o di limitate facoltà assunzionali.
Non si tratta allora solo di sostituire chi va in pensione (e anche sui numeri delle uscite la percezione diffusa è ben diversa da quella del Governo) ma di recuperare almeno una parte dei dipendenti pubblici perduti nei dieci anni di austerità ma ad oggi i vari Governi sono sembrati sordi e ciechi. Recupero degli organici, riforma e modernizzazione della Pa dovrebbero essere una delle grandi sfide per il prossimo esecutivo, al contrario si continua a navigare a vista, a ideare tempistiche e modalità di contenimento della spesa che non aiutano i servizi pubblici e men che mai il paese.
Meccanismi contorti, continui controlli di spesa da parte del Mef, procedure di mobilità interni alla Pa che alla fine tolgono organici da alcuni uffici per trasferirli ad altri ma con quella coperta che alla fine è troppo corta
Non è cosi' che si tutela la Pubblica amministrazione rilanciando l'efficienza dei servizi con organici adeguati e processi di modernizzazione dotando gli uffici di tutti gli strumenti dei quali necessitano e sui quali la scure dei tagli si è abbattuta senza pietà e lungimiranza.
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