Buoni pasto in caduta libera...come il nostro salario

Fino a non molti anni fa esisteva la possibilità per le Rsu di contrattare l'importo del buono pasto, in teoria oggi potremmo anche ipotizzare delle forme non tanto di incremento del ticket (fissato a 7 euro per legge ormai da anni) ma di agevolazione per i dipendenti pubblici, una ipotesi che tuttavia si scontrerebbe con il tetto di spesa in materia di personale che andrebbe a gravare, sempre e comunque, sui lavoratori e le lavoratrici.

I ticket restaurant fermi a 7 euro hanno impoverito ulteriormente la forza lavoro nella Pa, con tale importo ormai non si mangia piu' soprattutto nelle grandi città.  Esiste, in linea teorica, la possibilità di non usare il buono pasto portandosi il pranzo da casa e spendendoli, fino ad 8 in una volta sola, per fare la spesa in un market convenzionato.

Ma sempre piu' numerosi sono gli esercizi commerciali che decidono di non accettare i ticket i quali non rappresentano certo un affare ma spesso una grana, quindi anche la possibilità di accumulare i buoni e spenderli ad uso familiare diventa spesso impossibile.

Fatto sta che il ticket a 7 euro, la impossibilità di accedere ad un utilizzo libero a piacimento del singolo lavoratore rappresentano un attacco al nostro salario, l'ennesimo danno al potere di acquisto di salari con sempre meno potere di acquisto.

E' di questi giorni la notizia, pubblicata da Il Fatto Quotidiano, del fallimento di una delle principali società italiane che si occupava di Buoni pasto, è in corso una inchiesta della magistratura e stanno ipotizzando gravi reati quali Bancarotta fraudolenta, riciclaggio e truffa aggravata da parte dei vertici di questa società alla quale già un anno fa avevano revocato la convenzione Consip.

E' giunto il momento di aprire una discussione sui buoni pasto, le convenzioni Consip lasciano insoluti innumerevoli problemi, gli enti pubblici non vigilano sugli esercizi commerciali per scongiurare aumento dei prezzi ingiustificati, nulla fanno per consentire ai dipendenti pubblici di accedere ad un pranzo completo intervenendo direttamente su bar, ristoranti... Il ticket rappresenta una riduzione di spesa  per le amministrazione rispetto a vere e proprie mense, la flessibilità oraria, la frammentazione di uffici in piu' sedi ha favorito l'adozione del ticket ma il fatto che lo stesso sia fermo da anni a 7 euro rappresenta un danno economico e una beffa.

La tendenza a costruire nuove tipologie orarie come il multiservizio, gli orari di 7 ore giornaliere poi non consentono di accedere ai buoni pasto.

Allora quali sono gli interessi che si muovono attorno al ticket? Come tutelare la forza lavoro? Come impedire l'adozione di orari prolungati\multiperiodali costruiti perfino per evitare la spesa del ticket? Di questo e di molto altro si inizi a parlare nei luoghi di lavoro e nella contrattazione decentrata

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