Can che abbaia non morde - Usb nel pubblico impiego come Cgil Cisl Uil

 

CAN CHE ABBAIA NON MORDE

Usb nel pubblico impiego come Cgil Cisl Uil

 

Il 15 aprile 2021 è stato sottoscritto il “CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE QUADRO PER LA DEFINIZIONE DEI COMPARTI E DELLE AREE DI CONTRATTAZIONE COLLETTIVA NAZIONALE (2019-2021)” che conferma quanto già concordato nel 2016: 4 comparti al posto degli 11 preesistenti. Restano da definire soltanto gli aspetti relativi alla dirigenza.

La storia si ripete, Usb ancora una volta sottoscrive accordi nel pubblico impiego tentando di giustificarsi con una “firma tecnica” per dare il via ai contratti nella Pa.

Stessa firma e stessa giustificazione nel 2016. Del  resto se vuoi “sedere” ai tavoli nazionali devi chinare la testa, sostenere l'impianto di contrattazione deciso dalla controparte e da CGIL CISL e UIL, avallando  contratti a perdere in cambio della rappresentatività.

 

Non ci riferiamo solo all'aspetto economico (9 anni di blocco della contrattazione hanno sancito perdita del potere di acquisto per migliaia di euro ragione per cui non basteranno 107 euro medi e lordi) ma anche ai contenuti della contrattazione che dovranno essere in linea con il patto sulla Pa sottoscritto da Governo e Cgil Cisl Uil e dovrebbero includere anche il riordino dei profili professionali, secondo i desiderata della Confindustria.

 

Abbiamo già sperimentato, in questi anni, l’impoverimento delle buste paga, le troppe iniquità salariali con indennità pensate per alcune figure professionali e non per altre, la performance di “brunettiana”  istituzione, con una quota di produttività aggiuntiva riconosciuta a un numero esiguo di dipendenti “super bravi”, individuati esclusivamente dall’amministrazione, senza alcuna oggettività, logica razionale e verifica sindacale. Abbiamo sperimentato la contrattazione di secondo livello, costruita tra discriminanti e ripartizioni diseguali delle risorse disponibili.

In piena pandemia, abbiamo lavorato da casa a nostre spese, con nostri strumenti personali, con l’estensione dell’orario di lavoro senza alcun riconoscimento, né economico né normativo.

 

Il rinnovo dei contratti rappresenta una necessità per i lavoratori e le lavoratrici della Pa ma dietro agli aumenti irrisori previsti, si nasconde ben altro: il rafforzamento del welfare aziendale, il silenzio assenso per l’adesione forzosa alla previdenza integrativa, il depotenziamento del contratto nazionale, la perdita di potere contrattuale per le Rsu.

Per non parlare poi degli Rls sempre più' assorbiti nella filiera della sicurezza aziendale per limitare la tutela della salute dei lavoratori e delle lavoratrici alla firma di generici quanto inefficaci protocolli

 

L’accorpamento in 4 aree degli 11 comparti preesistenti, sottoscritto il 13 giugno 2016,  è stato pensato solo nell'ottica di ridurre la spesa per il personale, appiattendo professionalità, riducendo le indennità  previste per le diverse funzioni della Pubblica amministrazione. Queste finalità, raggiunte con il precedente contratto, vengono riproposte oggi per la nuova tornata contrattuale.

 

Non hanno alcun senso critiche e parole roboanti ed incoerenti quando poi ci si piega alle logiche divisorie, ormai dominanti nella contrattazione pubblica.

Non ha alcuna utilità per i lavoratori che sindacati, che si definiscono conflittuali e di base, si siedano ad ogni costo ai tavoli nazionali, visto che in questi anni si è ottenuto soltanto arretramento di diritti economici e normativi.

 

La cogestione, la connivenza, la complicità con CGIL CISL e UIL stanno nelle firme che vengono apposte dai sindacati autonomi e da USB agli accordi ed ai contratti che in questi anni hanno falcidiato i servizi pubblici e taglieggiato gli stipendi.

 

Come sempre, anche in un momento di crisi drammatica, aggravata da quella pandemica, i giochi sono fatti sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici.

 

Niente più alibi! O si sta con i lavoratori o si sta con la controparte!

 

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