Playa Girón, 60 anni fa
Playa Girón, 60 anni fa
di Rodrigo Andrea Rivas - 15 Aprile 2021
Il 15 aprile 1961
era un martedì.
Alle sei in punto, aerei nemici invadevano il territorio cubano e iniziavano a
bombardarlo. Raggiunti gli aeroporti di Santiago di Cuba, di San Antonio de los
Baños e di Ciudad Libertad, distruggevano due aerei cubani e uccidevano sette
persone.
Mercoledì 16 aprile,
durante i funerali delle vittime, Fidel proclamava il carattere socialista
della Rivoluzione.
Nel Mar dei Caraibi la flotta che portava la brigata degli invasori navigava
scortata dalle navi da guerra e dai sottomarini degli Stati Uniti.
Giovedì 17 aprile,
all’una di notte, gli invasori sbarcavano a Playa Larga e a Playa Girón,
facenti parte di Bahía de Cochinos (Baia dei Porci).
Sul posto confluivano 14 battaglioni cubani con tutti i mezzi disponibili.
Alcuni plotoni erano formati da civili: autisti di autobus, operai, calzolai …
Compay Segundo era nel plotone che si fece carico del migliaio di prigionieri
nemici catturati.
Nelle case dei controrivoluzionari arrestati erano state trovate armi di
piccolo calibro, volantini contro la Rivoluzione, materiali sovversivi di ogni
genere e prodotti di largo consumo che cominciavano a scarseggiare.
All’Avana, la situazione era tranquilla. A Miami scrivevano: “Nelle strade
dell’Avana si combatte violentemente. L’Hotel Habana Libre è crollato dopo un
attacco aereo sferrato contro il regime di Castro.”
Venerdi 18 aprile gli Stati Uniti ammettevano la loro sconfitta.
Nel marzo 1961 la
CIA aveva presentato alla presidenza Kennedy la “Proposta di operazioni contro
Cuba” ed il “Piano Trinidad” comprendente una invasione dal mare, la conquista
di una spiaggia per la futura organizzazione della guerriglia e la formazione
di un governo provvisorio subito dopo la conquista dell’area di spiaggia.
Tutti gli aspetti militari vennero approvati dall’insieme dei Capi dello Stato
Maggiore USA.
L’azione venne chiamata “Operazione Pluto.”
Il 15 aprile, John
Fitzgerald Kennedy, presidente degli Stati Uniti, giocava a golf a Miami, come
un Trumpo qualsiasi, mentre il suo Segretario di Stato, Allan Dulles, era in
visita a Puerto Rico. Non volevano destare sospetti. Più tardi, hanno cercato
di sostenere che ne erano all’oscuro.
Le truppe brigatiste allenate nel Guatemala, 1.541 uomini, vennero trasportate
a Puerto Cabezas, in Nicaragua, da dove decollarono salutate dal generale Luis
Anastasio Somoza, dittatore di turno del Nicaragua.
Il giornalista Haynes Johnson scrisse sul “Washington Post”: “Vestito come un
ricco personaggio di una commedia musicale e circondato da pistoleros, col viso
sporco di polvere, Somoza chiese ai suoi: «Portatemi i peli della barba di
Castro!» Poi salutò col pugno chiuso e voltò le spalle ai futuri invasori
seguito dai suoi adulatori”.
I mercenari
disponevano di un bel arsenale: bombe di alto potenziale esplosivo, napalm da
750 libbre, razzi da 5 pollici, mitragliatrici M 3 Thompson, fucili automatici
Browning …
Gli artiglieri cubani avevano in media 17 anni.
José Ramón Fernández
era giunto con la propria macchina dall’Avana, per stabilire lo Stato Maggiore
nella Centrale Australia come ordinato da Fidel.
Gli attacchi iniziavano con il bombardamento da un B26 che portava la bandiera
cubana.
Morirono una donna e quattro miliziani.
Altri due B26, sempre dipinti come quelli cubani, stavano volando sopra la
Centrale Australia.
Da tutta l’Isola giungevano i battaglioni cubani con i loro comandanti.
La sera del 16
aprile l’invasione si concentrò nel sud di Cuba.
Due navi della marina da guerra USA, il Barbara J e il Blagar, appoggiavano con
l’artiglieria. Erano presenti anche la porta elicotteri “Boxer”, la portaerei
“Essex” ed i distruttori “Shangri Là”, Murray”, “Conway”, “Coney”, “Eaton” e
“Wailer”.
Due sottomarini navigavano davanti alle coste cubane.
Il pomeriggio del 17
la FAR era di nuovo padrona del cielo cubano.
Quattro aerei nemici erano abbattuti e tre riportavano gravi avarie dovendo
atterrare in altri paesi.
La nave “Rio Escondido” era affondata e la “Houston” danneggiata fortemente con
i razzi.
Le imbarcazioni che la CIA aveva dato in consegna erano tutte fuori
combattimento, il “Blagar” e il “Barracuda” se n’erano andate al largo.
A mezzanotte del 17, il Blagar si avvicinava nuovamente e l’agente della CIA
Graystn Linch con cinque cubani in tuta da sommozzatori, si dirigevano verso la
spiaggia per sistemare le luci di direzione che segnalavano la zona dello
sbarco.
Eduardo Galeano spiega: “ Gli invasori erano un misto di parassita e carnefici, giovani della buona società, veterani di mille crimini. Nessuno si assunse la responsabilità su Playa Girón o su null’altro: tutti erano cuochi dell’avventura. Circondato da donne che aveva picchiato, prese a pedate e violentate nella sua vita precedente, Ramón Calviño, celebre torturatore ai tempi di Batista, veniva colpito da un’amnesia totale. Il prete Ismael de Lugo, cappellano della brigata d’assalto, cercava protezione sotto il mantello della Madonna. Per consiglio della Madonna aveva prima combattuto con le truppe di Franco durante la Guerra civile spagnola e ora aveva invaso Cuba perché la Madonna non continuasse a soffrire vedendo tanto comunismo”.
Il 18 aprile un B26
atterrava a Miami e alcuni giornalisti notavano che aveva le insegne di Cuba.
Secondo Adlai Stevenson, ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, il
pilota era un disertore cubano.
Secondo Raúl Roa García, Ministro degli Esteri di Cuba, “Stevenson è un
bugiardo … Gli USA cercano di nascondere l’improvviso e vigliacco attacco
scatenato contro Cuba”.
Qualche giorno dopo, la verità venne a galla: un consulente del governo degli
Usa, tale Shik, aveva ordinato a Mario Zúñiga, uno dei piloti cubani mercenari
assunti dalla CIA, di volare alla Florida da Happy Valley dove si trovava,
dichiarare che era un disertore cubano, che c’era stata una ribellione
generalizzata dei piloti e che chiedeva asilo politico. La stessa notte Zúñiga
era ritornato a Happy Valley.
Il 19 mattina un
B-26 era abbattuto dall’artiglieria cubana. Morivano i tre uomini
dell’equipaggio, tra cui Riley Shamburger e Wade Carrol Gray, cittadini
statunitensi come Thomas Willard Ray e Leo Francis Baker, catturati dopo
l’abbattimento di un altro aereo. Tutti appartenevano alla Guardia Nazionale di
Alabama, Arkansas e Virginia, ed erano stati reclutati dalla CIA. Il Nicaragua
aveva messo a loro disposizione sei aerei P-51 Mustang. La squadriglia era
guidata dallo statunitense Buck Pearson.
Alle 15,50 del 19 aprile le navi da guerra USA, dopo aver cambiato molte volte
posizione, si allontanavano definitivamente dalla costa di Cuba mentre i
mercenari sopravvissuti marciavano verso la galera.
Negli annali della politica estera degli USA non c’è un’altro fiasco simile,
definito dallo storico Arthur Schlesinger, consulente di John Kennedy,
“l’insuccesso perfetto”.
Da allora sono
passati 60 anni.
Cuba continua a subire minacce, cospirazioni, spionaggio. Si moltiplicano
venduti e mercenari. Danzano miliardi, mezze verità, bugie complete. Continuano
il blocco e la retorica anticomunista.
Ma, continuano anche la piccola e la grande storia.
Un giorno, un
ragazzo chiamato Silvio Rodríguez decise d’imbarcarsi in un peschereccio che si
chiamava Playa Girón, dove compose una delle sue canzoni più note. Parla tra le
righe degli eroi dell’aprile ’61, ed esplicitamente degli eroi della
quotidianità dura e invisibile di un paese da troppo tempo ostaggio dalla
politica imperiale.
“Compañeros de historia, tomando en cuenta lo implacable que debe ser la
verdad, quisiera preguntar –me urge tanto–, ¿qué debiera decir, qué fronteras
debo respetar? Si alguien roba comida y después da la vida, ¿qué hacer? ¿Hasta
dónde debemos practicar las verdades? ¿Hasta dónde sabemos? Que escriban, pues,
la historia, su historia, los hombres del Playa Girón.” (Compagni di storia,
considerando quanto dev’essere implacabile la verità, vorrei chiedere – mi
preme tanto – cosa dovrei dire, quali limiti devo rispettare? Se qualcuno ruba
cibo e poi dona la sua vita, che fare? Fin dove dobbiamo praticare le verità?
Fin dove sappiamo? E’ meglio se scrivono la storia, la loro storia, gli uomini
del Playa Girón).
Silvio parla delle e
degli eroi puri, forti, silenziosi, che hanno resistito a tutto ciò che è
venuto dopo, che sbagliano ma poi sanno adeguarsi ai bisogni, a coloro che
hanno reso possibile il lungo respiro della rivoluzione cubana.
Nella sua canzone, coloro che scrivono la storia, la loro storia, non sono
supereroi bensì persone che intraprendono un processo di trasformazione sociale
collettivamente.
Io penso che se non si capisce questo non si capisce nulla di Cuba, della Cuba
di oggi, con penurie, file e punizioni ma con cinque vaccini contro il Covid19
e l’apertura del Congresso del Partito Comunista questo fine settimana sotto lo
slogan “Unità e Continuità”.
Fidel Castro ha detto che Girón non è importante per le dimensioni della
battaglia o per i fatti eroici avvenuti, ma per ciò che non è avvenuto, perciò
che l’impero non è riuscito ad imporre. L’epopea è la storia, la loro storia,
quella delle donne e degli uomini della nave-isola Playa Girón.
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