L'asse turco Italiano

 Innumerevoli sono gli interessi dell'Italia in Turchia e solo guardando a questa realtà si capiscono i vergognosi accordi sulla Libia  e la ricerca di una pax Mediterranea.

La Turchia è tra i paesi destinatari dei processi di delocalizzazione produttiva costruiti da 30 anni a questa parte, tante produzioni made in Italy sono state spostare verso paesi dell'est europeo e appunto la Turchia per abbassare il costo del lavoro.

1.500 imprese italiane attive e investimenti diretti  nel 2018 pari a  523 milioni di euro, forniture di macchinari, servizi bancari, industrie tessili e meccaniche, alimentari e commercio, una variegata rete di affari che dimostra la ragione per la quale l'Italia taccia davanti alle violazioni dei diritti umani e continui con le forniture  militari al sultano Erdogan.

Alcune delle principali multinazionali italiane hanno aperto stabilimenti in Turchia o avviato patnership in quel paese, le esportazioni italiane in Turchia aumenteranno vistosamente nei prossimi anni stando agli accordi commerciali tra i due paesi, per queste ragioni le associazioni datoriali spingono perchè il nostro paese si faccia promotore di accordi regionali all'insegna di una rinnovata sinergia con il governo Erdogan magari guadagnando punti rispetto alla Germania che resta il principale patner commerciale nei paesi Ue.

La stabilità della Turchia e il suo rafforzamento diventano quindi una priorità per le imprese Italiana in barba alla  sistematica violazione dei diritti civili e alla guerra intrapresa contro la minoranza Kurda con migliaia di arresti arbitrari degli oppositori politici? 

Non dimentichiamo il caso Ocalan a cui l'Italia nego' asilo politico nè tanto meno i silenzi attorno al ruolo della Turchia nello scacchiere regionale per negare ogni autonomia a milioni di kurdi.


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