Se i lavoratori votano contro l'ingresso del sindacato in azienda...

 Mentre in Italia si va sempre piu' delineando la collaborazione tra sindacati rappresentativi e aziende, mentre grandi multinazionali non fanno mistero di volere chiudere i siti produttivi dove la conflittualità sindacale è particolarmente elevata, negli Usa si verificano fatti che anticipano alcuni scenari futuri.

Il Governo si sta letteralmente disinteressando di alcune vertenze nazionali, ben presto , una volta terminati gli ammortizzatori sociali, si apriranno contraddizioni e scenari conflittuali per impedire i quali c'è chi vuole rafforzare il monopolio della rappresentanza sindacale detenuto dalle sigle firmatarie di accordi e contratti. Una legge sulla rappresentanza, sull'onda dell'accordo del Gennaio 2014 da estendere magari alla Pa, parrebbe essere la soluzione migliore per trovare un punto di equilibrio. Attenzione: non si tratta di redigere un nuovo statuto dei lavoratori ma piuttosto stiamo andando verso una sorta di statuto dei lavori secondo i desiderata delle imprese.

Agli occhi dei lavoratori e delle lavoratrici il ruolo del Sindacato, se subalterno alle aziende e ai governi di turno, perderà nel tempo credibilità e per riconquistare fiducia e consenso le proveranno di tutte: la denuncia dei redditi a prezzi scontati, gli accordi per sbrigare pratiche burocratiche nei centri caf ospitati all'interno delle aziende, le assicurazioni private, la previdenza e sanità integrativa fino al welfare aziendale, i corsi, a basso costo, di preparazione ai concorsi pubblici solo per gli iscritti fino alle convenzioni con assicurazioni e agenzie viaggi per accedere a prezzi di favore.

La situazione appena descritta riguarda già i nostri giorni, perfino alcuni sindacati di base insieme alle deleghe presentano assicurazioni private, servizi caf e padronato e corsi di preparazione ai concorsi riservati agli iscritti.

E' ormai consolidato lo scambio diseguale tra sindacato non conflittuale e offerta di servizi al lavoratore, la mercificazione stessa del ruolo sindacale che alla fine fa comodo alle imprese.

Sempre nelle ultime settimane stanno venendo a galla fatti preoccupanti sul ruolo di delegati sindacali attivi non nella difesa dei lavoratori ma nell'assecondare piuttosto le richieste aziendali.

E per impedire la radicalizzazione del mondo lavorativo i padroni accettano accordi innovativi per restituire qualche diritto, fino ad oggi negato, a settori privi di tutela, lo fanno accordandosi con le stesse sigle firmatarie di contratto che potranno vantare di avere esteso diritti e tutele collettive acquisendo credibilità e consensi.

La logica è sempre la stessa: meglio accordarsi con i firmatari di contratto che subire i ricatti conflittuali delle realtà di base.

Dovremmo tutti\e riflettere su questi fatti anche alla luce del nuovo Protocollo anti covid nel quale leggiamo che associazioni datoriali, Governo e sindacati hanno sottoscritto intese per impedire la chiusura delle attività produttive mettendo in condizione la forza lavoro di operare in sicurezza.

Ma le cose non stanno in questi termini perchè i lavoratori non erano certo concordi nel tenere aperti magazzini e aziende con contagi sempre piu' diffusi nei luoghi di lavoro, eppure dai Protocolli risulta una diversa volontà operaia , all'insegna della collaborazione con le aziende e fuori da ogni conflittualità. E in barba alla sicurezza visto che i morti da Covid in meno di un anno e mezzo sono a quota 110 mila e aumenteranno nelle prossime settimane.

Fa notizia, fino ad un certo punto, che negli Usa siano i lavoratori a non volere il sindacato in Amazon (1 milione di dipendenti), almeno a leggere le notizie diffuse da Il Sole 24 Ore. Riportiamo testualmente:

I lavoratori del centro di distribuzione di Bessemer in Alabama hanno votato al 70% contro l’adesione alla Retail, Wholesale and Department Store Union......dei 5.805 aventi diritto, durante oltre un mese di voto si è espresso il 55 per cento. A conti fatti, 1.798 schede contro il sindacato, 738 a favore e almeno 500 annullate.

Stando a questi numeri si evince che quasi la metà degli aventi diritto non ha espresso alcun voto, una percentuale rilevante ha annullato la scheda con la vittoria schiacciante dei contrari all'ingresso sul sindacato (almeno il 120 per cento in piu' dei favorevoli)

Potremmo dubitare sulla democraticità del voto, denunciare le pressioni sui lavoratori da parte aziendale ma resta il fatto che l'obiettivo di Amazon è stato raggiunto nonostante l'elevata percentuale di lavoratori appartenenti a minoranze etniche particolarmente svantaggiate (e di fatto le piu' colpite da miseria e pandemia).

La presenza di un salario minimo in quello Stato assai piu' alto dei salari minimi federali (circa 7\8 euro all'ora, una autentica vergogna!) ha convinto la forza lavoro che la presenza del sindacato in azienda non sia necessaria. Potremmo anche dubitare sulla forma sindacato americana ma resta la sconfitta cocente.

Non a caso perfino Biden si era dichiarato favorevole all'ingresso del sindacato visto che avere un interlocutore interno sarà di grande aiuto nei prossimi anni quando si tratterà di approvare la riforma del fisco, la transizione da capitale fordista a green, portare a termine processi di ristrutturazione e riconversione, innovazioni produttive e nella organizzazione del lavoro.

Quanto accade negli Usa sia fonte di insegnamento anche in Italia, qualcuno lo ha già capito ad esempio cgil cisl uil e numerose associazioni datoriali che per evitare conflitti in azienda stanno costruendo intese ad hoc che non reggeranno nel corso degli anni perchè si basano su diritti di facciata incapaci di cambiare sostanzialmente i rapporti di forza.

In Italia si va costruendo una sorta di grande pace sociale all'ombra del Recovery, la firma dell'accordo sulla Pa, dei Protocolli anticovid dovrebbe indurre a qualche riflessione non solo sul ruolo dei sindacati ma anche sulla natura e sui contenuti di queste intese.

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