L'amnistia che Togliatti fece per i fascisti non puo' valere per fatti di quasi 50 anni fa legati alla lotta armata e alle lotte sociali?

Non è facile intervenire su un tema come quello dell'aministia o dell'indulto soprattutto se la memoria, anzi la contestualizzazione della storia, diventa ostaggio della propaganda politica per deviare l'attenzione dai problemi reali.

Macron e Salvini hanno piu' punti in comune di quanto crediate, sono entrambi ossessionati dal securitarismo, il premier francese è alle prese con la pandemia e la crisi economica ma anche crescenti e episodi di malapolizia, di abusi e violenze denunciate contro manifestanti. E in questi arresti determinante è stata l'azione del presidente della Repubblica Mattarella.

Pensiamo alla stampa cosiddetta borghese (anche se questo termine ormai è svuotato di ogni significato visto anche lo stato in cui versa l'informazione che fu proletaria) e a un articolo de Il Riformista che collega gli arresti in Francia all'Italia ritenendoli una sorta di "avvertimento" ai settori conflittuali, dai No Tav alla logistica fino ai movimenti sociali. Il Riformista poi evidenzia come alcune grandi operazioni recenti siano finite con la successiva scarcerazione degli arrestati , denuncia poi pene inaudite per reati di lieve entità.

Non siamo in presenza dei garantisti in contrapposizione ai forcaioli, la questione è ben altra.

Nel 1952, 7 anni dopo la liberazione dal nazifascismo, nelle carceri italiane erano detenuti circa 200 fascisti condannati per reati gravissimi. Attorno alla fine degli anni cinquanta, meno di 15 anni dalla fine della guerra, quasi tutti erano fuori dal carcere. Poi, e lo documentano decine di libri, tanti dei sostenitori del Fascismo già nel 1948\9 erano tornati ai loro posti, ai vertici di Prefetture e Questure. 

Andiamo a vedere i protagonisti della mattanza di Genova 2001, tra false testimonianze e mancate collaborazioni con gli inquirenti (ne parla ad esempio l'ultimo libro di S. Palidda), promozioni sul campo o, per chi è uscito dalla Polizia, incarichi di rilievo presso aziende private con ruoli di prestigio e ben remumerati.

I responsabili della morte di tanti manifestanti dal dopo guerra in poi hanno dormito sonni tranquilli protetti dallo Stato che avevano fedelmente servito.

Lo show mediatico ha messo tutti gli arrestati in un unico calderone dimenticando ad esempio che Pietrostefani è stato condannato per l'omicidio Calabresi e non è un esponente del partito armato, il processo si è avvalso della testimonianza alquanto contraddittoria di un pentito sulle cui dichiarazioni hanno costruito l'intero impianto accusatorio.

Non si tratta oggi di riabilitare gli esponenti della lotta armata sulla quale i giudizi di possono essere anche assai critici, colpisce il fatto che brigatisti rossi diventino tutti i latitanti a Parigi mistificando fatti storici e ambiti processuali.

A distanza di 40\50 anni dai fatti, parliamo di uomini e donne attorno ai 70 anni di età, molti dei quali da decenni lontani anni luce dalle idee e dalle pratiche degli anni sessanta e settanta.

Non si tratta di aprire un discorso sugli anni di piombo e sulla lotta armata, di fatto gli esponenti dei gruppi hanno pagato un conto alla giustizia decisamente maggiore dei fascisti protagonisti di stragi .

La domanda a cui rispondere è ben altra ossia perchè in Italia, a distanza di quasi mezzo secolo, chi rivendica la equidistanza da fascisti ed antifascisti mostra tanto accanimento verso gli esponenti politici degli anni settanta, perchè in Italia non è stato possibile aprire un confronto pubblico sull'amnistia.  Gli stessi equidistanti sono in prima fila a solidarizzare con le forze dell'ordine anche davanti a evidenti abusi o a violenze come quelle denunciate dalla Magistratura nella repressione dei rivolte carcerarie recenti. 

E non ci vengano a dire che l'amnistia sarebbe una offesa per i familiari delle vittime del terrorismo, l'aministia Togliatti arrivo' in un momento storico nel quale le ferite della guerra e del fascismo erano ancora fresche, eppure avvenne la liberazione di migliaia di fascisti mentre tanti partigiani venivano incarcerati al loro posto, per anni detenuti nell'oblio e trattati come delinquenti comuni.

E a lor signori vorremmo ricordare che i familiari di tante stragi impunite, da Ustica a Bologna, da Piazza della Loggia all'Italicus, sono ancora a reclamare verità e giustizia ma di questi familiari non si occupano come tacciono sui servizi deviati e sul loro operato nella storia d'Italia.

Due pesi e due misure  insostenibili e a tal riguardo facciamo nostro quanto scritto da C. Raimo in una intervista rilasciata a innews24.it

Perché un’amnistia?

“Perché in questi quarant’anni è cambiato tutto, e perché la stragrande maggioranza delle persone che hanno vissuto quella stagione, ha ormai preso fortemente le distanze dalla lotta armata e persino dalla militanza. Ma soprattutto perché c’è un lavoro immenso da parte di storici, giuristi, penalisti e politici che hanno riflettuto su come creare un percorso storico, ma anche istituzionale, riferito a quegli anni. Non possiamo pensare di applicare una forma di emergenzialismo come fosse ancora il 1979, sarebbe assurdo. Oggi le persone non conoscono nemmeno le differenze tra le varie organizzazioni armate militanti, eppure sembra che dentro la società ci siano delle ferite ancora non rimarginate…”

Sono esattamente queste le parole pronunciate dal premier Draghi commentando la notizia degli arresti: “Soddisfazione per una decisione che richiama una ferita ancora aperta”

“Sì, ma quelle ferite si possono rimarginare solo se c’è la volontà di curarle, non se si vuole affondare il coltello per riaprirle. Ci sono percorsi politici molto importanti che per esempio hanno permesso l’incontro tra le vittime e i responsabili degli anni della lotta armata. Potrei citare il “Libro dell’Incontro” (a cura di Bertagna, Beretti, Mazzucato, 2015- ndr) che in qualche modo propone dei modelli, e che ha fatto parte di un percorso politico enorme, grazie al quale oggi riusciamo a ragionare sulla militanza armata in modo completamente diverso. Non si tratta di una pacificazione che annulla gli atti e le differenze, ma della possibilità di reinserire un corpo ferito nel tessuto vivo della società”


Commenti