Governance, performance e disuguaglianze salariali: l'abc per la Pubblica amministrazione

Arrivare preparati alle grandi sfide , viene detto e scritto da settimane per giustificare i processi di ristrutturazione nella Pubblica amministrazione, lo ha ribadito il Ministro Brunetta, i sindacati firmatari di contratto e il premier Draghi. Ma quali saranno le grandi sfide delle quali si parla?

Tralasciamo le parole ad effetto e i concetti privi di significato, non si parte dagli organici adeguati in ogni settore della Pa nè dalla formazione a dir poco carente. Sovente si approvano, con il silenzio assenso dei sindacati,  codici di comportamento che hanno come unico scopo quello di sancire un obbligo di fedeltà assoluto lasciando ben poco al diritto di critica. Cieca obbedienza e silenzio sembrano essere gli elementi guida sui quali costruire la Pa.

I servizi al cittadino sono carenti, gli Enti sono stati incapaci per lo piu' di gestire i servizi in tempi pandemici riorganizzandoli e accrescendo conoscenze, formazione, strumenti informatici a disposizione della cittadinanza. L'idea della Pa ipertrofica stride con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro.

La mannaia della Corte dei Conti è tra le principali cause di interpretazioni ristrettive finalizzate non alla erogazione dei servizi ma piuttosto al mero contenimento della spesa. Sovente le gare Consip sono costruite sulla base della riduzione del costo del lavoro, non è la regola ovviamente ma una condizione diffusa, al resto pensano le direttive date agli uffici e ai servizi nel redigere i bandi.

 In Italia si spende sempre meno in formazione e ammodernamento tecnologico della Pa, le assunzioni dei prossimi anni non compenseranno le migliaia di posti di lavoro perduti.

E cosi' le autentiche priorità come ad esempio la messa in sicurezza e modernizzazione delle scuole e delle strade subiscono grandi ritardi come i processi di formazione del personale.

Si parla di  rafforzare le capacità professionali ma non si investe in formazione nè si valorizza il personale, negli appalti dominano “procedure standard” ma gli atti di indirizzo delle amministrazioni agli uffici competenti sono alquanto carenti se non addirittura limitate al contenimento della spesa, manca la fase di programmazione, sono carenti gli atti di indirizzo, si pensa solo a semplificare le procedure lasciando fin troppa discrezionalità delle stazioni appaltanti presentando il tutto come una rivoluzione di pensiero.

E si torna a parlare di potenziamento della performance come se questa fosse la panacea di tutti i mali e non la causa di crescenti disuguaglianze economiche senza recare alcun vantaggio ai servizi pubblici e alla cittadinanza. Siamo allora in presenza di una autentica rivoluzione o di un processo mirante solo a rafforzare performance, disuguaglianze con ben pochi investimenti in materia di formazione, personale e innovazioni tecnologiche?

 

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